Missioni Consolata - Giugno 2017

GIUGNO2017 MC 19 MC A Nord. Ma è prevedibile che in fu- turo altri paesi entrino a far parte dell’elenco, a cominciare dall’I- ran, a suo tempo anch’esso consi- derato da Bush figlio uno «stato canaglia». La Cina e gli interventi militari degli Stati Uniti Ai cinesi però non piacciono i colpi di teatro e le azioni unilate- rali, soprattutto quando portano il caos e danneggiano i loro inte- ressi. Nello specifico, la Siria, l’Af- ghanistan, l’Iran sono paesi a cui la Cina guarda con grande inte- resse, per aprire nuovi mercati di sbocco per le sue merci. Il grande progetto infrastrutturale, costi- tuito dalla nuova «Via della Seta», prevede una serie di collegamenti commerciali, basati su strada, fer- rovia, linea aerea, che mettano in contatto diretto, come avveniva nell’antichità, l’oceano Pacifico occidentale al mar Mediterraneo orientale, contribuendo allo svi- luppo economico di tutti i paesi attraversati. La pacificazione del continente euroasiatico è anche un interesse degli Stati Uniti? Agli occhi dei ci- nesi sembrerebbe proprio di no. Infatti il caos, cioè le tragedie so- ciali, economiche, umanitarie, create di fatto in Medioriente dalle politiche interventiste statu- nitensi degli ultimi venticinque anni e la maggiore diffusione del terrorismo, che ne è seguita, sono considerati dai cinesi una diretta conseguenza dell’avventurismo militare degli americani. Così se guardiamo alla storia che segue la caduta del Muro di Ber- lino, si evidenzia da parte degli Stati Uniti un continuo susseguirsi di interventi militari (da Panama all’Iraq, dalla Somalia alla ex Jugo- slavia, dall’Afghanistan alla Libia, dalla Siria forse alla Nord Corea), a conferma del fatto che gli obiet- tivi di politica estera e gli obiettivi economici dell’apparato militar- industriale degli Stati Uniti tro- vano sempre una sinergia funzio- nale. Di fronte a questa consapevo- lezza la Cina non può far altro che ribadire in tutti gli incontri bilate- rali e in tutte le sedi diplomatiche, come ripetuto anche recente- mente riguardo alla crisi nord co- reana, che l’interventismo mili- tare è foriero di disastri e non di soluzioni, che è una sconfitta per tutti senza un reale vincitore. Così la Cina ritiene che, nonostante le difficoltà evidenti con gli Stati Uniti nel campo della sicurezza e della bilancia commerciale, conti- nuino ad esserci molti più van- taggi da cogliere dalla reciproca collaborazione, a fronte degli infi- niti disastri umani ed economici, anche a livello internazionale, che certamente scaturirebbero da un loro scontro aperto. La variabile Trump Nei rapporti con i comunisti cinesi il presidente Trump, da uomo d’affari tra i più ricchi del pianeta, non può essere considerato uno stupido. Se appare istintivo, ondi- vago nelle intenzioni, passando da dichiarazioni roboanti a marce indietro più diplomatiche, si ha l’obbligo, fino a prova contraria, di giudicare questo suo compor- tamento come la classica strate- gia che si adotta in una trattativa difficile, quando non conviene mostrare subito le proprie carte, così come non conviene mostrarsi alla controparte troppo prevedi- bili. Senza dimenticare che i cinesi la sanno lunga e da un cowboy si aspettano che, prima o poi, metta mano alla pistola. Gianni Scravaglieri (cinaforum.net) © Daniel Huizinga, 2015 • Capitalismo | Comunismo | Commercio internazionale •

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