Missioni Consolata - Giugno 2017
16 MC GIUGNO 2017 tassi di cambio, pur continuando ad essere guidata dal più grande partito comunista della storia con i suoi 90 milioni di iscritti. Le tensioni esistenti Oggi comunisti e capitalisti sem- brano andare a braccetto. Sono remoti i tempi della crisi dei mis- sili che nel 1962 contrappose, di fronte alle coste caraibiche di Cuba, l’arsenale nucleare statuni- tense a quello sovietico. Il mondo attuale per fortuna non è più lo stesso, la guerra fredda è finita, ma i comunisti cinesi, a differenza di quelli sovietici, sono ancora al loro posto. Possiamo quindi parlare di vici- nanza, ma non di alleanza. Infatti molti sono ancora i punti di at- trito tra la potenza nucleare ci- nese e quella statunitense. Solo per citare quelli che rischiano di portare allo scontro i due paesi, possiamo elencare: crisi Nord co- reana, tensioni tra Giappone e Cina sulle isole Senkaku/Diaoyu, ritorno di Taiwan alla Cina, con- tenzioso territoriale nel Mar ci- nese meridionale tra Cina e paesi rivieraschi. Serve ancora tempo. Cina e Ame- rica sono ormai una coppia di fatto, ma per nulla affiatata. Le moderne relazioni tra Stati Uniti e Repubblica popolare si sono rial- lacciate pienamente solo all’inizio degli anni Settanta, preparando le condizioni internazionali che avrebbero portato trent’anni dopo i comunisti cinesi nel Wto. Dal ping pong al Wto (1971-2001) Nella primavera del 1971, con la guerra del Vietnam in corso, il go- verno cinese fece invitare alcuni giocatori statunitensi di tennis da tavolo a Pechino, per giocare qualche partita con i colleghi ci- nesi. Da questa piccola iniziativa nacque quella che venne definita «la diplomazia del ping pong», che aprì le porte alle relazioni sino-americane interrotte dalla conclusione della seconda guerra mondiale. Alla fine dello stesso anno gli Stati Uniti tolsero il veto e a Pechino venne assegnato il seggio perma- nente al Consiglio di sicurezza del- l’Onu al posto di Taipei. Nel 1972 il presidente americano Richard Nixon fece visita al paese guidato da Mao Zedong. Nell’e- state del 1981 Deng Xiaoping, erede di Mao al comando dei co- munisti cinesi, tracciò una riga di condanna sugli errori del maoi- smo, avviando il paese verso un difficile e lungo percorso di riforme, non solo economiche, ma anche istituzionali, con al- terne vicende e tensioni con Eu- ropa e Usa. Infine nell’autunno del 1992 Jiang Zemin, al potere in Cina dopo Deng, lanciò la politica di interna- zionalizzazione dell’economia ci- nese, coronata dall’ingresso della Cina nel Wto nell’inverno 2001. Da quel momento in avanti e per tutto il decennio che ne seguì, la Cina, guidata da Hu Jintao, colse i frutti di questa nuova apparte- nenza al circuito dei commerci mondiali, si arricchì molto, anche se non sempre contribuì piena- mente al rispetto delle nuove re- gole imposte dal Wto. La classe dirigente americana ha sempre confidato nel fatto che la Cina, una volta aiutata a uscire dal regime di autarchia in cui l’a- veva condotta il maoismo, con l’arrivo degli ingenti investimenti esteri, affluiti nel paese, dopo l’i- nizio della politica di apertura e delle riforme economiche, avrebbe con il tempo introdotto anche le riforme politiche, avvian- dosi ad essere un paese liberalde- mocratico. Mercato sì, comunismo anche La Cina resta, e lo resterà a lungo, un paese socialista, che utilizza i meccanismi dell’economia capita- lista per rafforzarsi, sotto l’a- spetto economico e sociale, ma restando inamovibile sul con- trollo e la direzione che il Partito comunista deve esercitare sull’i- deologia di governo, sulle istitu- zioni statali e sui settori strategici dell’economia. Questa è anche l’accusa che hanno sempre mosso gli Stati Uniti alla Cina. Cioè quella di ap- profittare dei vantaggi offerti dal mercato internazionale, senza però consentire nel suo territorio una libera circolazione delle merci e dei capitali, attraverso pratiche protezionistiche e a volte truffal- dine, come il furto di tecnologia e di proprietà intellettuale, lesive della libera concorrenza. I cinesi sanno bene che il mercato perfetto è solo un’astrazione, buona per i manuali di economia, difficilmente però applicabile alle concrete relazioni internazionali. Le condizioni di sviluppo econo- mico e la maturità tecnologica dei vari paesi non sono sullo stesso piano. La semplice applicazione meccanica di regolamenti astratti rischierebbe seriamente di com- USA - CINA A sinistra : una seduta del Consiglio di si- curezza delle Nazioni Unite, nel quale la Cina popolare ha un seggio permanente dal 1971. # © Evan Schneider / UN Photo
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