Missioni Consolata - Giugno 2017

14 MC GIUGNO2017 talità di questo paese. Giovani che navigano in rete con smartphone di ultima genera- zione e che hanno capito che il futuro è legato allo studio e alla conoscenza. E non parliamo dei figli dell’establishment che vanno a studiare all’estero, ma di quelli che affollano le Università gha- nesi, molte frequentate da stu- denti che arrivano da altri paesi africani e anche europei, per pro- getti di scambio. Citiamo ad esempio: la Knust, la Kwame Nk- rumah University of Science and Technology, che ogni anno mette sul mercato i migliori talenti nel settore scientifico e della tecnolo- gia, l’Università di Legon e Ashesi University, università privata fon- data da un ghanese della dia- spora che dopo anni negli Usa al servizio della Microsoft ha deciso di tornare nel suo paese e inve- stire in quella che sarà la futura classe dirigente. I giovani, motore del Ghana È proprio parlando con i giovani che si percepisce che il Ghana è in fase di cambiamento, ma nello stesso tempo rischia lo stallo se continua a perpetuare difetti e debolezze che sono diventati in- trinseci. «Studio Fashion Design all’Università di Kumasi ma prefe- risco di gran lunga la vita citta- dina di Accra», ci racconta Vera, 22 anni. «La mentalità qui è an- cora molto ristretta, avrei voluto fare la modella, ma vuol dire scendere a brutti compromessi ancor prima di cominciare». Vera elenca i pregi e difetti del suo paese: «Amo il fatto che non fac- ciamo guerre, che c’è la pace e sei libero di fare quello che vuoi, però va anche detto che le donne non hanno grande possibilità di esprimersi. Sposarsi e far figli è la loro strada, ma io e molte ragazze della mia età la pensiamo diver- samente». «Quello che non sop- portiamo più - dice invece Kofi, studente alla Central University - è la corruzione, il sistema delle mazzette. Se cerchi un lavoro, so- prattutto nel settore pubblico, devi essere pronto a pagare qual- cuno. Questo non è il Ghana che ci hanno promesso». «Il meglio del mio paese è la pace e la stabi- lità che ci accompagna da circa trent’anni, ma la cosa peggiore è la corruzione, specie nel servizio pubblico», dice Alhassan, tren- tenne laureato in Business e ma- nagement, che ha fondato una Charity per sostenere i bambini che vivono nello slum di Agbog- bloshie. E la diffidenza nei con- fronti della politica si manifesta nelle parole di Yaw, ventottenne laureato in cerca di occupazione. «Io sono tra quelli che sono an- dati a votare e il 6 marzo ho par- tecipato alle celebrazioni del no- stro sessantesimo anniversario dell’indipendenza. Sono orgo- glioso di essere ghanese e che siamo stati il primo paese sub- sahariano a “liberarci”. Ma i no- stri politici non sembrano fare i nostri interessi. Vanno al potere, incolpano il governo precedente di aver fatto male, ma poi loro stessi pensano a come arricchirsi prima di passare l’amministra- zione dello stato al prossimo pre- sidente». Ma allora perché il Ghana conti- nua a rappresentare un esempio? La risposta ce la dà Ama, giovane ragazza di 25 anni che sogna di la- vorare nel settore del turismo. «Noi siamo liberi, possiamo dire quello che pensiamo, criticare chi ci governa e votare un nuovo pre- sidente se il precedente non ha fatto quanto ci aspettavamo. Questa è la nostra ricchezza, non ci piace il conflitto. Preferiamo il dialogo. E continuare a sperare nel futuro». Antonella Sinopoli GHANA A NTONELLA S INOPOLI È giornalista professionista con master in Diritti umani. Ha la- vorato molti anni per l’ Adnkro- nos . È cofondatrice e direttrice responsabile di Voci Globali (vo- ciglobali.it ) testata online che si occupa del continente africano, diritti umani, immigrazione, giustizia sociale, cultura e infor- mazione digitale. Vive in Ghana dove segue programmi di svi- luppo e gestisce un progetto di turismo ecosociale. © Fairphone A sinistra : : i roghi nella discarica di Agbogbloshie, ad Accra, dove si accumulano i rifiuti di apparecchiature elettroniche. #

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