Missioni Consolata - Maggio 2017

Don Jerzy durante la sua ultima celebrazione reli- giosa del 19 ottobre 1984 invitò a chiedere al Si- gnore di essere liberi dalla paura, dal terrore, ma soprattutto dal desiderio di vendetta: «Dobbiamo vincere il male con il bene e mantenere intatta la nostra dignità di uomini, per questo non possiamo fare uso della violenza». Alcune ore dopo venne sequestrato da tre membri del servizio di sicurezza polacco: lo ritroveranno «incaprettato», il succes- sivo 30 ottobre, nel lago di Wloclawek e scopri- ranno che gli avevano rotto la mandibola e sfon- dato il cranio a manganellate. «Infondeva coraggio ai fedeli, non sobillava rivolu- zioni», affermò il Cardinale Glemp, Arcivescovo di Varsavia, riconoscendo che don Jerzy non aveva «mai oltrepassato le sue competenze di sacerdote e neppure ridotto la Chiesa e il suo messaggio di salvezza a strumento di lotta politica». La gente di Polonia lo aveva già capito da un pezzo: sia il mezzo milione di persone che partecipò al suo fu- nerale, sia i venti milioni di pellegrini che in questi anni si sono inginocchiati davanti alla sua tomba. La Chiesa Universale lo ha proclamato Beato nel 2010, alla presenza della sua anziana mamma. Don Mario Bandera polo polacco il rispetto elementare delle libertà ci- vili e, dopo la sua soppressione, il ripristino del sin- dacato libero Solidarność. In più affermavo conti- nuamente che, poiché ci era stata tolta la libertà di parola, era più che mai necessario ascoltare la voce del nostro cuore e della nostra coscienza per vivere nella verità dei figli di Dio e non nelle menzogne im- poste dal regime comunista. Con molta astuzia avevi elaborato per le tue omelie un linguaggio che arrivava dritto alle coscienze, secondo il detto evangelico «chi ha orecchie per intendere… intenda!». Difatti non concludevo mai le «messe per la patria» senza chiedere ai fedeli di pregare «per coloro che sono venuti qui per dovere professionale», met- tendo così in forte imbarazzo gli agenti del servizio di sicurezza che erano presenti al solo scopo di regi- strare le mie omelie. In ogni caso con il passare del tempo sei stato sottoposto ad angherie di ogni genere… Visto che la mia predicazione era chiara ed efficace e il mio ascendente andava sempre più aumen- tando tra la gente, venni arrestato in più riprese, in- terrogato per ben tredici volte dalla polizia, poi fui sottoposto ad una continua sorveglianza. Il cardi- nale Józef Glemp per alleviare un poco questa situa- zione mi propose di «cambiare aria» e di trasferirmi per qualche tempo a Roma. Pur apprezzando la pro- posta rifiutai, perché dentro di me sentivo che come pastore non potevo abbandonare il mio gregge. Il mio posto era con i miei operai, con le loro famiglie e con la mia gente nella amata e bene- detta terra di Polonia. Pagine precedenti, a sinistra : immagine del beato Popieluszko. | Al centro : una foto di don Jerzy. | A destra : maggio 1981, don Jerzy accompagna mons. Zbigniew Kraszewski, vescovo ausiliare di Varsa- via, durante una visita alle acciaierie Huta Warszawa. | Qui sotto : messa nelle stesse acciaierie in occasione della festa del 1° maggio, 1981. # 4 chiacchiere con... MC R Da http //en popieluszko pl/xje/photo-gallery/

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