Missioni Consolata - Maggio 2017

MAGGIO2017 MC 69 soprattutto degli studenti universitari, avrei sco- perto più avanti, lasciò una traccia indelebile nel loro animo negli anni della loro formazione e alla fine riuscii anche a stabilire con molti di essi un «filo diretto», che con il passare del tempo avrebbe dato i suoi frutti. Insomma sia pur restando un prete scomodo e di poche parole, ti riscaldavi e ti trasformavi in testimone cristallino del Vangelo quando venivi a contatto con i giovani. Avevi la rara qualità di stabilire subito con loro un dialogo franco e leale che andava dritto al cuore. Per questo mio modo di fare, nel giugno 1980 venni destinato alla parrocchia di san Stanislao Kostka come coordinatore della pastorale giovanile della zona sul cui territorio era impiantata la grande ac- ciaieria «Huta Warszawa». E fu proprio lì che la tua vita sacerdotale prese una direzione ben precisa. Il 28 agosto di quell’anno il primate di Polonia cardi- nal Wyszyński, mi chiese di andare dagli operai dell’acciaieria in sciopero che chiedevano un sacer- dote per la messa: di colpo mi trovai catapultato nella realtà dei metalmeccanici polacchi e dopo qualche tempo divenni il cappellano del sindacato Solidarność. La Provvidenza ti aveva dunque spalancato i vasti orizzonti dell’effervescente mondo ope- raio della tua terra. Oltre a svolgere il lavoro parrocchiale mi ritrovai di colpo gomito a gomito con gli operai metalmecca- nici, che con le loro richieste non solo salariali ma anche di una maggiore democrazia nel paese, erano l’autentica spina nel fianco del regime comunista polacco. Quindi che strategia pastorale mettesti in atto per far fronte a questa nuova realtà? Incominciai organizzando conferenze, incontri di preghiera, assistendo con la mia presenza le fami- glie degli ammalati cronici, facendo visita alle fami- glie che avevano un loro congiunto in carcere e a quelle dei perseguitati politici. Insieme al mio par- roco iniziai a celebrare mensilmente un’Eucaristia per l’amata patria polacca, che arrivò ad avere oltre un migliaio di persone: operai, intellettuali, artisti e anche gente lontana dalla fede. Questo tuo andare «verso le periferie», il di- ventare «ponte» con tutte le categorie di per- sone della tua parrocchia non fece venire qual- che sospetto alle autorità comuniste nei tuoi confronti? Certamente, mi tenevano d’occhio, me ne accorsi subito perché di colpo aumentarono le telefonate anonime con frasi minacciose più o meno velate al mio indirizzo, venne persino gettato un ordigno esplosivo nella mia camera da letto, per fortuna mentre non ero in casa. E gli operai dell’acciaieria «Huta Warszawa» e il sindacato Solidarność, come reagirono a que- ste provocazioni del regime nei tuoi confronti? Ci fu una stupenda risposta corale da parte degli operai che si organizzarono fra loro per offrirmi una scorta composta tutta da metalmeccanici volontari, che mi accompagnasse nei miei vari spostamenti. Però eri anche spiato e seguito in ogni tuo mo- vimento da persone di ben altro genere. Ogni volta che mi muovevo da casa ero pedinato e ogni mio discorso, comprese le omelie, veniva regi- strato. Agenti in borghese si celavano tra quanti ascoltavano le mie prediche. Purtroppo (e questo mi fu causa di una profonda amarezza) tra i miei più fidati collaboratori, un sacerdote e ben quattro laici, sarebbero risultati informatori della polizia! Eppure non una tua sola parola, e neppure un tuo singolo gesto, veniva preso come un invito alla ribellione alle autorità dello stato o una in- citazione alla violenza. Nelle mie omelie mi limitavo a chiedere per il po- MC R • Martirio | Sindacato | Evangelizzazione | Missione • Da http //en popieluszko pl/xje/photo-gallery/ Da http //popieluszko centrumopatrznosci pl/

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