Missioni Consolata - Maggio 2017

62 MC MAGGIO2017 comunità disperse su quel vasto territorio semidesertico. In un’area con diversi gruppi et- nici, Turkana, Samburu, El Molo e anche Gabbra, ciascuno con la sua lingua e non sempre fluenti in ki- swahili e tantomeno in inglese, non era semplice comunicare. Ab- biamo allora scoperto che con il violino di Elena e la chitarra di Marco le distanze si accorciavano. I bambini hanno imparato subito l’«Alleluia delle lampadine», tra- dotto in kiswahili dal nostro «baba», e quando ci vedevano in giro con il fuoristrada (da quelle parti i Suv non sono certo un lusso, ma una dura necessità), su- bito portavano le mani alle spalle e cantavano. Volevamo mettere a disposizione i talenti che Dio ci aveva donato, però la «lingua» ce lo impediva: la musica e il canto sono stati la ri- sposta. La musica arriva al cuore delle persone; la melodia, il ritmo, i colori, ci portano in un istante in altri mondi: le percussioni ci tra- sportano nei villaggi dell’Africa, le melodie in minore nelle grandi periferie dell’America Latina, i suoni meditativi all’Asia. La nostra idea quindi è stata di portare anche in Italia, nella zona in cui viviamo, la bellezza e la gioia del Vangelo con lo stru- mento della musica e del canto, usando melodie e testi religiosi provenienti da diverse culture. Abbiamo costituito un coro, al quale però occorreva dare un nome. «Tata Nzambe» vuol dire Dio ( Nzambe ) Padre ( Tata ) in lin- gua lingala. Due parole ricorrenti nel ritornello di una delle prime canzoni che abbiamo imparato: perché non chiamare così il no- stro coro? Il mondo in musica La maggior parte dei coristi, chi prima, chi poi, è stata in qualche missione della Consolata per un campo di lavoro e conoscenza e ha portato a casa il fuoco della missione e le musiche sentite, partecipate e danzate laggiù. Pro- prio quelle musiche sono il reper- torio che ci caratterizza. Come tutto ciò che diventa un po’ nostro, prendendo le nostre sem- bianze, anche i canti hanno avuto un’inculturazione europea. L’ag- giunta di strumenti nuovi (violino e arpa) alle musiche di altri paesi e culture ha permesso di esplo- rare nuove potenzialità racchiuse in quelle melodie. Al coro, in questi 10 anni hanno partecipato tante persone: chi è ancora presente dalla fonda- zione, chi ha lasciato per impegni familiari, chi ha lasciato perché cercava altro, chi (come i missio- nari) per obbedienza. Altri si sono aggiunti. Siamo felici di aver fatto un pezzo di strada con ciascuno. Dopotutto, come dice un nostro caro amico, la missione è condivi- dere la vita, là dove ci si trova. L’amicizia, e ciò che è stato co- struito insieme, rimane nel cuore. Il nostro esordio come coro è stato nel Natale del 2006, nella chiesetta della Consolata a Vitto- rio Veneto. Nessuno ancora ci co- nosceva e allora abbiamo giocato in casa. Quella sera, Mwokozi Bwana (lett. «Salvatore Signore», un canto in kiswahili che si adatta al Natale - amezaliwa = è nato - o alla Pasqua - amefufuka = è ri- sorto -), Junto a ti Maria e Los pe- ces en el Rio («Unito a te, Maria» e «I pesci nel fiume», due canti ti- pici del Natale latinoamericano) furono alcuni dei brani che can- tammo e che tuttora fanno parte dei nostri concerti natalizi. Alcuni anni dopo, è nato anche l’inno del coro TataNzambe: mu- siche e testo dei nostri bravissimi musicisti e parolieri. È stato un la- voro a più mani in cui, chi aveva le competenze, ha dato il suo pre- zioso apporto, e così ora, nei no- stri concerti, il primo brano è sempre l’inno, che racconta chi siamo. Anche se non siamo un coro di professionisti, cerchiamo di fare del nostro meglio, perché come l’Allamano ci insegna, biso- gna «fare bene il bene». Eventi, eventi, eventi Diversi eventi importanti hanno segnato il nostro percorso. Ab- biamo partecipato a due Conso- lata Festival, uno in Veneto e l’al- tro nel Salento. I Consolata Festi- val sono stati appuntamenti, o meglio «campi» estivi canori e musicali con concerti serali nelle piazze. Che gioia incontrare gli al- tri cori della Consolata in Italia, e cantare tutti insieme. Ci siamo arricchiti di musica, ma specialmente di relazioni, che tut- tora manteniamo con tutti gli amici coristi e musicisti di Torino e Martina Franca, senza dimenti- care i tanti missionari che sono stati con noi, e i seminaristi del seminario di Bravetta che ci hanno accompagnati e sono stati parte integrante degli spettacoli che andavamo a fare. Il TataNzambe poi è stato anche in televisione, invitato da Tv2000. È stato un bel momento di coe- sione, ed è stato significativo so- prattutto il fatto che nonostante fossimo in una trasmissione che selezionava i cori per un concorso («La canzone di noi»), abbiamo ITALIA In queste pagine : immagini dall’album dei ricordi del coro TataNzambe. #

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