Missioni Consolata - Maggio 2017

arriverà per davvero. Quello che però si può dire con certezza è che le Farc (a parte piccole frange isolate) stanno rispettado gli im- pegni sottoscritti. A gennaio e febbraio migliaia di guerriglieri - tra cui 87 donne incinte e 65 ma- dri allattanti - hanno lasciato montagne, foreste e accampa- menti per andare nei 27 «campi transitori di normalizzazione» ( Zo- nas veredales transitorias de nor- malización e Puntos transitorios de normalización ) dislocati sul territo- rio del paese. Qui, al momento stabilito, consegneranno le armi nelle mani dei rappresentanti delle Nazioni Unite e comince- ranno la preparazione per il loro reinserimento nella vita civile e il passaggio alla legalità. «È cominciata l’ultima marcia delle Farc», ha annunciato l’Alto Commissariato per la pace ( Alto Comisionado para la paz ). Una frase ad effetto, ma fedele a ciò che sta accadendo. Il prossimo settembre papa Fran- cesco visiterà la Colombia. Al suo viaggio è stato dato un titolo si- gnificativo: « Demos el primer paso », «Facciamo il primo passo». Ad accogliere il papa non ci sarà mons. Luis Augusto Castro Quiroga, attuale presidente della Conferenza episcopale colom- biana (Cec), che a luglio conclu- derà il suo mandato. Uno scherzo del destino considerando quanto, fin dagli anni Ottanta in Caquetá, mons. Castro si è speso per la pace e il suo ruolo di mediatore (non sempre compreso e soste- nuto anche all’interno della stessa Chiesa cattolica colom- biana) nei colloqui tra il governo Santos e le Farc. Abbiamo incontrato mons. Castro per parlare non soltanto del pro- cesso di pace, ma anche di tutti i problemi che pesano sulla Colom- bia a partire dalle diseguaglianze e dal narcotraffico. Dal «no» al nuovo accordo mons. castro, al referendum del 2 ottobre ha vinto il «no» all’accordo di pace. Si è trattato di una sconfitta o semplice- mente di uno stop temporaneo sul cammino verso la pace? «È stata innanzitutto una sconfitta che però si è convertita in un pas- saggio interlocutorio. È stata una sconfitta sì, ma in una partita gio- cata tra due minoranze estreme perché la grande maggioranza dei colombiani non ha votato. E non ha votato soprattutto perché non aveva inteso di cosa si trattasse, cosa fosse in gioco. Continuamente, direi tutti i giorni, io ripetevo al governo: fate un po’ di pedagogia, spiegate questa do- manda bene e con semplicità. Non da avvocato ad avvocato, ma a una persona semplice per aiu- tare a capire l’importanza di tutto questo. Non lo hanno fatto. Quindi, quelli del no invece di spiegare hanno iniziato a instillare terrore nei colombiani. Sembrava che il processo di pace fosse un processo di guerra. Sembrava un processo contro i colombiani e non a loro favore. Questa propa- ganda piena di terrore ha fatto sì che molti colombiani abbiano vo- tato per il no. E alla fine, per pochissimo, quelli del no hanno battuto quelli del sì. Fin qui, dunque, è stata una scon- fitta. Questa è però servita affin- ché sia quelli del sì come quelli del no s’incontrassero. E soprattutto s’incontrassero quelli del no e il governo per vedere quali fossero le modifiche che essi chiedevano per poter essere soddisfatti e dire sì al processo. Per molti giorni si sono riuniti e alla fine si è arrivati a una nuova edizione dell’accordo». Le Farc come hanno reagito alla bocciatura dell’accordo iniziale, quello di agosto? coLombia A sinistra : in questa e nelle pagine se- guenti alcuni momenti dell’intervista a mons. Luis Augusto Castro Quiroga, presidente della Conferenza episco- pale colombiana e missionario della Consolata. In basso : il manifesto prepa- rato per la visita del papa in Colombia prevista per l’inizio di settembre. # «La guerriglia è stata molto responsabile». © Paolo Moiola

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