Missioni Consolata - Aprile 2017

66 MC APRILE2017 tira la cinghia. All’improvviso uno sciacquio: un branco di pesci schizza fuori dall’acqua. Sem- brano impazziti. Pochi istanti e ne capisco la ragione: le inia sono in caccia! Eccoli finalmente i delfini rosa delle Amazzoni! Cominciavo a pensare di non poterli osser- vare. Sono almeno quattro, usano la stessa tattica delle ba- lene con le sardine e con mano- vre circolari spingono i pesci a formare un branco nel quale en- trare poi a turno per fare man bassa. Sono tranquilli. La calma della sera mi ha favorito. Ogni tanto emergono per respirare e Angelo ha la possibilità di scattare qualche difficile foto. Non li vedo saltare come i fratelli del mare, ma scivolano invisibili sotto la su- perficie, favoriti dalle acque pe- rennemente torbide. U no strattone secco alla lenza. Ha abboccato fi- nalmente. Emerge dal- l’acqua fangosa un figuro dai bargigli lunghissimi, un pesce gatto armato di spine pettorali e dorsali taglienti come rasoi. So che devo stare attento a slamarlo per non ferirmi. Inutile: come lo sfioro mi frega. Lo adagio sul fondo della canoa e non credo alle mie orecchie: parla! Emette suoni gutturali, una sorta di sin- ghiozzo ripetuto forte e ben udi- bile. A vedere il mio stupore Flor si mette a ridere: «Los peces de aca, hablan, bailan y toman», «i nostri pesci parlano, ballano e be- vono». Vengo così a sapere che questa non è un’eccezione, che l’enorme variegato siete-babas fa altrettanto. Giuro che non userò mai più l’espressione «muto come un pesce». O ggi ho tempo, ho finito con gli insetti e mi viene di tentare i piraña . Il ra- gazzo della finca (fatto- ria) mi indica l’ansa giusta dove posso trovarli, mi procuro un pu- gno di carne e getto l’amo. Non devo attendere molto. Uno strat- tone e recupero il filo. Strano. È pesante, si sente che c’è qualcosa attaccato, ma si lascia trascinare inerte. Stai a vedere che ho pe- scato il classico scarpone. Con mia grande sorpresa emerge in- vece un granchio rosso . È enorme, trattiene nella chela più grande il mio pezzo di carne e pare non abbia alcuna intenzione di mollarlo. Anzi pare voglia sfi- darmi ruotando la seconda chela. Cerco di convincerlo con le buone a mollare la presa e alla fine cede. Non sarà l’unico, praticamente non mi lasceranno portare a casa la cena: all’esca arrivano prima loro dei voraci piraña. È tardi, mi rendo conto che tra meno di mezz’ora sarà buio e viaggiare sul fiume a notte fonda non è pru- dente. I grossi tronchi galleggianti trascinati dalla corrente possono sfondare una piccola imbarca- zione come la nostra. Ma c’è COLOMBIA

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