Missioni Consolata - Aprile 2017

da quello che meglio si sa adat- tare alle peculiari condizioni mi- croclimatiche. Ogni specie ha il suo spazio preferenziale adatto alle proprie esigenze e grazie al quale riesce a prendere il soprav- vento sulle specie rivali. A una os- servazione superficiale sembra una disposizione caotica e disor- dinata, ma in realtà nulla è la- sciato al caso, come una rigorosa scacchiera. S ul fiume Putumayo . «Vedi Napoli e poi muori», recita un detto. Bisognerebbe dire «vedi i fiumi del ba- cino amazzonico e poi muori». Al- meno per i naturalisti come noi. La grandiosità dello spettacolo che offrono è da mozzafiato. Viaggiare ore su una piroga con la foresta che fa da muro e a volte da tetto, fra stormi di pappagalli multicolori e chiassosi, tucani dai becchi enormi, farfalle dai colori impossibili, scorgendo la sagoma di qualche scimmia, su acque pe- rennemente limacciose da cui puoi aspettarti di vedere emer- gere per pochi istanti la sagoma di un delfino rosa, è bellissimo. Dalla riva, dove si scorgono pic- coli nuclei di capanne o isolate palafitte, pescatori ti guardano passare indifferenti, concentrati a lanciare le reti a sparviero con cui traggono a riva pesci dalle forme e dalle livree impensabili. S ono le quattro del pome- riggio e il sole comincia a rifiatare dandomi un po’ di tregua. Il fiume è immo- bile. Calma piatta. Nemmeno gli uccelli si fanno sentire. La lenza penzola inerte dalla canoa. Se continua così stasera a cena si Modelia. I 2.600 metri di altitu- dine si fanno sentire con una leg- gera emicrania che però passa presto. Il tempo di prendere fiato e già siamo di nuovo in volo per Florencia, una cittadina ai piedi delle Ande. È una soluzione di ri- piego: i voli diretti per Puerto Le- guìzamo sono al momento indi- sponibili e questa è la sola possibi- lità; da qui con un secondo volo potremo raggiungere l’Amazzo- nia. Come sempre siamo accolti a braccia aperte. Sorvolate le Ande ci troviamo a fare i primi incontri con la natura lussureggiante dei tropici. N on è vero che i giardini pensili li hanno inven- tati i babilonesi. Sono creazioni degli alberi. Questi giganti che trovi nelle fo- reste sudamericane ospitano una quantità tale di epifite che non fi- niscono mai di stupirci: dagli umili muschi, ai licheni, alle felci, ai cactus, a decine di bromelie per giungere a orchidee dalle forme e dai colori che solo l’illimitata fan- tasia della natura può creare. Ogni albero è una serra che ospita decine di specie vegetali in continua eterna competizione, lottando per sfruttare le posizioni migliori di luce, umidità e tempe- ratura. Ogni centimetro di cortec- cia è un piccolo mondo adatto a essere colonizzato dal più forte o MC A • Amazzonia | Flora | Fauna | Ambiente • APRILE2017 MC 65

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