Missioni Consolata - Aprile 2017
60 MC APRILE2017 Cosa sono i Big Data? Nella discussione sulla rivoluzione in atto nella comunicazione poli- tica, resta sullo sfondo un ele- mento centrale. Facebook e altri social media consentono di identi- ficare con estrema precisione gli individui non solo più recettivi nei confronti delle fake news , ma an- che più autorevoli nella loro rete di contatti, cosicchè una bufala ri- lanciata da loro ha maggiore cre- dibilità. Tutto ciò è reso possibile dalla capacità di social media come Facebook di raccogliere una mole senza precedenti di infoma- zioni personali, i cosiddetti Big Data. Il tema dei Big Data sta susci- tando l’entusiasmo di esperti di cooperazione per lo sviluppo e in- terventi umanitari, interessati al modo in cui le tecnologie digitali possono aumentare la precisione degli interventi e migliorarne l’ef- ficienza. Meno discusso è il lato oscuro dei Big Data, ovvero quello che la matematica e attivi- sta americana Cathy O’Neil chiama, nell’omonimo libro ap- pena pubblicato, le Weapons of Math Destruction (armi di distru- zione matematica, ndr ), un gioco di parole sull’espressione Wea- pons of Mass Destruction , armi di distruzione di massa. Nel saggio della O’Neil le armi sono gli algo- ritmi usati per elaborare l’enorme quantità di dati prodotti dalle no- stre comunicazioni sui social me- dia, transazioni finanziarie e spo- stamenti fisici, per costruire dei profili che possono essere sfrut- tati per gli scopi più vari. Il mer- cato dei Big Data è particolar- mente sofisticato negli Stati Uniti, dove sono usati per predire in quali aree urbane verranno com- messi dei crimini, o il tasso di ri- schio per chi chiede un prestito, o il premio per un assicurato. Cathy O’Neil sostiene che, attin- gendo alle reti sociali dei cittadini, questi servizi rischiano di cristalliz- zare delle disuguaglianze esi- stenti. Pertanto, una persona che proviene da un quartiere disa- giato e ha amici o parenti con una storia di insolvenze alle spalle ha meno possibilità di ricevere un prestito e rischia di essere fer- mato e perquisito più spesso dalla polizia nella zona in cui vive. An- che nei paesi in via di sviluppo un numero crescente di fornitori di servizi finanziari sta usando dati estratti dai social media per stabi- lire il livello di rischio dei poten- ziali clienti: è il caso, ad esempio, di Branch e First Access , due fin- tech , ovvero compagnie finanzia- rie che usano tecnologie digitali, che offrono prestiti a centinaia di migliaia di utenti di denaro mobile ( mobile money , vedi MC luglio, agosto-settembre e novembre Nella ressa, decine di persone hanno perso la vita. Un effetto ancora più drammatico della diffusione di notizie false su Facebook si è verificato in Sud Su- dan, il più giovane paese africano insanguinato da una guerra civile dal dicembre 2013. Secondo un rapporto delle Nazioni Unite pub- blicato lo scorso novembre, «i so- cial media sono stati usati dai so- stenitori di tutte le fazioni, inclusi alcuni membri del governo, per esagerare incidenti, diffondere falsità e minacce o lanciare mes- saggi d’odio». L’uso dei media per incitare alla violenza non è una novità: è nota l’esperienza di Radio Mille Col- line, che contribuì attivamente ad aizzare estremisti Hutu nel 1994 in Rwanda contro i propri compa- trioti di etnia Tutsi. E l’importanza delle notizie false come stru- mento di propaganda governa- tiva per coalizzare le masse con- tro un nemico, o per inventare il nemico tout court, ha una lunga storia alle spalle. Certo, i social media consentono una circola- zione più rapida e virale della pro- paganda, come il recente dibat- tito sulle fake news , esploso dopo la vittoria di Donald Trump alle ultime elezioni statunitensi, ha messo più volte in luce. MONDO DIGITALE Qui sotto: giovani al lavoro in una start up a Bangalore (India), gennaio 2017. A destra : ragazzi visitano il Africa Web Festival in Abidjan (Costa d’Avorio), novembre 2016. # © Manjunath Kiran / AFP © Issouf Sanogo / AFP
RkJQdWJsaXNoZXIy NTc1MjU=