Missioni Consolata - Aprile 2017
© Aung Htet / AFP di stato, nel marzo del 2016 non ha generato nella società islamica (e non solo) quella euforia e quelle speranze che ci si sarebbe potuti aspettare soltanto sei o sette anni prima. La lettera - datata 29 dicembre 2016 - dei tredici premi Nobel 16 e dieci personalità del mondo della politica, dell’editoria e della cultura a livello inter- nazionale 17 , è solo l’ultimo dei tanti giudizi negativi sull’operato di Suu Kyi, anche lei premio Nobel per la pace nel 1991: «Nonostante i ripetuti appelli a Daw Aung San Suu Kyi siamo delusi che non abbia preso alcuna iniziativa per assicurare pieni ed eguali diritti di cittadinanza ai Rohingya. Daw Suu Kyi è la leader (del paese, ndr ) ed è sua responsabi- lità primaria guidarlo e guidarlo con coraggio, uma- nità e compassione». La lettera termina con un’esortazione che significa- tivamente ripete le stesse richieste avanzate dalla comunità internazionale dal 2012, segno che le poli- tiche dei governi T HEIN S EIN e A UNG S AN S UU K YI (foto) nei confronti delle minoranze etniche non si distanziano molto le une dalle altre: «Esortiamo le Nazioni Unite a fare tutto il possibile per incorag- giare il governo del Myanmar ad eliminare ogni re- strizione in materia di aiuti umanitari, in modo che le persone possano ricevere beni di prima neces- sità. L’accesso ai giornalisti e agli osservatori delle agenzie per i diritti umani dovrebbe essere consen- tito e si dovrebbe formare una commissione inter- nazionale e indipendente per stabilire la verità sulla situazione attuale» 18 . La negligenza di Aung San Suu Kyi non ha scuse avendo accentrato su di sé tutti gli incarichi chiave del governo. Ha la possi- bilità di dettare legge e la responsabilità di ciò che accade nel paese. Non potendo candidarsi alla pre- sidenza della nazione, ha aggirato la Costituzione retrocedendo il presidente, il suo consigliere più fi- dato, H TIN K YAW ( foto ) a pura figura emblema- tica 19 . Ha avocato il ruolo di ministro dell’Ufficio del presidente e di ministro degli Esteri che le per- mette di sedersi nel potentissimo «Consiglio nazio- nale di difesa e sicurezza», un organismo di undici membri che si occupa di sicurezza interna. Ha, inoltre, creato ad hoc la figura di «Consigliere di stato» che presiede i due più importanti comitati che si occupano della politica nello stato Rakhine: il neonato «Comitato centrale sull’implementazione di pace, stabilità e sviluppo dello stato Rakhine» (formato il 31 maggio 2016) e il «Comitato di unione, pace e dialogo». Htin Kyaw e Suu Kyi hanno anche sfruttato l’oppor- tunità conferita loro dalla Costituzione di nominare i capi di governo dei sette stati e delle sette regioni non tenendo conto dei risultati elettorali. Così non- ostante nel Rakhine l’«Arakan National Party» ab- bia ottenuto il 52,6% dei voti contro il 14,5% della «Lega nazionale per la democrazia» (il partito della Lady), il capo del governo è U Nyi Pu, membro di quest’ultima. Sotto : Aung San Suu Kyi, ministra degli esteri e consigliera di stato, con il presidente Htin Kyaw (a destra) e il vice presidente Henry Van Thio (a sinistra) durante la Conferenza di pace con le minoranze etniche svoltasi nella capitale Nay Pyi Taw dal 31 agosto al 3 settembre 2016. 44 MC APRILE 2017 D D
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