Missioni Consolata - Aprile 2017

nia e, sapendo che questi era musulmano, ordinò che il suo corpo venisse mostrato al villaggio su un carro destinato al trasporto di maiali (per questo atto i britannici, dopo la guerra, accusarono di omi- cidio Aung San tentando di processarlo). Terrorizzati e sapendo di essere odiati dai Bamar, almeno quattrocentomila indiani abbandonarono il paese via terra per rifugiarsi in India mentre dietro di loro i britannici cercavano di fare terra bruciata, distruggendo ponti, navi e battelli, pozzi petroliferi, equipaggiamenti. Nel Rakhine, allora chiamato Arakan (cambierà nome nel 1973), i musulmani si rifugiarono nel Nord della regione, nelle municipalità di Taung Po Lat Wae, Maungdaw e Buthidaung dove ancora oggi costituiscono la maggioranza della popolazione. La fine della guerra e l’indipendenza della Birma- nia nel 1948 portò una nuova ondata di violenza, specialmente con il varo della nuova Costituzione che identificava 135 «razze indigene della Birma- nia» 3 , escludendo, tra queste, i musulmani del Nord dell’Arakan, i Rohingya, ma accettando un’altra co- munità musulmana insediatasi nello stato, i Ka- man. Fu in questo periodo che cominciò a diffon- dersi il senso di identità Rohingya, un termine sino ad allora pressoché sconosciuto che identificava quelle popolazioni di religione islamica provenienti dal Bengala Orientale (oggi Bangladesh), con cui il Rakhine condivide 275 chilometri di confine. Prima degli anni Cinquanta il termine era com- parso sporadicamente. Occorre risalire al 1799 per 40 MC APRILE 2017 D trovare, in un libro di un chirurgo scozzese, Francis Buchanan-Hamilton, il primo accenno a questa cul- tura: «Ora parlerò di tre dialetti parlati nell’Impero birmano, ma che derivano chiaramente dalla lingua della nazione hindù. Il primo è quello parlato dai maomettani che da lungo risiedono nell’Arakan e che chiamano se stessi Rooinga, o nativi dell’Ara- kan, chiamati dai veri indigeni dell’Arakan, Kulaw Yakain o stranieri Arakan» 4 . Dopo di allora i documenti ufficiali non fanno quasi cenno ai Rohingya fino al 10 marzo 1950, quando un gruppo di musulmani dell’Arakan presentò un do- cumento all’allora primo ministro U Nu, definen- dosi Anziani Rohingya. Esiste, dunque, un’etnia Rohingya? Jacques Leider, il maggiore studioso di storia dell’Arakan e mem- bro dell’Efeo (la Scuola francese dell’Estremo Oriente) mi dice che «Rohingya è un vecchio ter- mine reclamato come identità politica che non im- plica alcun elemento distintivo etnico». Anno 1974: l’inizio della discriminazione Gruppo etnico o no, fino agli anni Settanta i Ro- hingya furono accettati e integrati nella società senza grossi problemi: la radio birmana trasmet- teva tre volte la settimana un programma dedicato alla lingua rohingya, e il termine appariva addirit- tura nei testi scolastici. A Rangoon c’era anche un’associazione studentesca, la «Rangoon Univer- sity Rohingya Students Association». È altresì vero che fino al 1961 un gruppo di Rohingya aveva lot- tato affinché le regioni settentrionali dell’Arakan, raggruppate nell’Amministrazione della Frontiera Mayu, aderissero al Pakistan Orientale e che un musulmano, Hla Tun Pru, chiedeva la formazione di uno stato indipendente, l’«Arakanistan»; ma tutti questi movimenti autonomisti erano marginali e lo stesso Pakistan (e in seguito il Bangladesh) non mostrava alcun interesse ad appoggiare i gruppi secessionisti. Le prime avvisaglie di intolleranza verso i Rohingya sorsero nel 1974, quando l’allora presidente birmano, il generale Ne Win, varò l’«Emergency Immigration Act», negando ufficial- © Mathias Eick / Eu-Echo, 2013 © Zakir Hossain Chowdhury / Anadolu Agency / AFP

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