Missioni Consolata - Aprile 2017

disco solare appiattendo i suggestivi giochi di pe- nombra. La storia di Mrauk-U è un paradosso religioso: il buddhista Min SawMon, fondatore della dinastia, visse per 23 anni presso la corte islamica di Jala- huddin Muhammad Shah prima di riprendersi, con l’aiuto del sultano, il trono usurpatogli nel 1406 dal re di Ava, Minye Kyawswa, correligionario di Min SawMon. Una storia di intreccio religioso che nel 2012 sa- rebbe diventato anche oggetto di contenzioso sto- riografico. Allora mi accompagnava nella visita Ma Thiri, studentessa di Museologia all’Università na- zionale di arte e cultura di Yangon, la quale amava sottolineare che «i musulmani pretendono di riscri- vere la storia chiamando Min SawMon col nome islamico di Suleiman Shah». Un’affermazione che prefigurava un conflitto culturale e religioso tra le comunità buddhiste e musulmane già in atto dal- l’era coloniale, ma che sarebbe scoppiato in tutta la sua violenza solo pochi mesi dopo la mia visita. I musulmani del Myanmar Nello stato del Rakhine, al confine con il Bangla- desh, dal XIX secolo, vive - accanto a buddhisti di etnia rakhine - la maggioranza dei due milioni di is- lamici del Myanmar, il 4,3% della popolazione to- tale. I musulmani dello stato Rakhine sono a loro volta divisi in due gruppi: i Kaman, discendenti di popo- lazioni che seguirono il principe Mughal Shah Shuja rifugiatosi nel 1660 a Mrauk-U, e i Rohingya il cui gruppo, a differenza dei Kaman, non è ricono- sciuto etnicamente dalla Costituzione birmana. Ufficialmente i Rohingya non esistono e il censi- mento, effettuato nel 2014, ha registrato solo i 2.100.000 Rakhine nello stato omonimo, relegando altri 1.090.000 abitanti, identificati come «non con- teggiati» 1 , in una postilla. Lo stesso documento pre- cisa che «nel Rakhine una popolazione stimata in 1.090.000 abitanti non è stata conteggiata perché a loro non è stato permesso di autoidentificarsi usando un nome non riconosciuto dal governo» 2 . I media generalmente fanno coincidere l’inizio degli scontri con una data precisa, il 28 maggio 2012, de- lineando erroneamente uno spartiacque cronolo- gico con un periodo di convivenza pacifica che, nella realtà, non c’è mai stata. Quel giorno l’uccisione da parte di tre musulmani di Thida Htwe, una donna ventisettenne di etnia ra- khine, aveva dato avvio a quello che oggi viene co- munemente chiamato il genocidio dei Rohingya. Da quel fatidico giorno «zero» i media internazio- nali hanno iniziato ad occuparsi di un argomento di cui erano a digiuno, ma non certamente nuovo per il Myanmar. I Rohingya e le radici coloniali del conflitto Per comprendere cosa stia accadendo nel Rakhine, occorre risalire alle radici del conflitto che, come la maggior parte delle guerre etniche che affliggono il Myanmar, ha i suoi semi nella colonizzazione bri- tannica. I numerosi contatti tra l’area birmana e indiana av- venuti nel corso dei secoli, vennero intensificati dal- l’annessione della Birmania all’India conclusasi nel 1885 a seguito della Terza Guerra anglo-birmana. Tra il 1886 e il 1899, seguendo un copione già in atto Qui sotto : campo di profughi rohingya nello stato di Rakhine, in Myanmar. Pagina seguente : mappa del Myanmar con stati e territori. © Steve Gumaer 2013 D

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