Missioni Consolata - Aprile 2017

28 MC APRILE 2017 dei media mainstream . In questa prospettiva di coraggio e lucidità di pensiero e di azione, non po- teva mancare il suo impegno nella denuncia di ciò che è e rap- presenta il Daesh per l’islammon- diale e per l’umanità. Le strategie comunicative del Daesh Secondo lei, cos’è e quali sono le «cause» del Daesh? «La guerra d’Iraq del 2003 è il ter- reno su cui nasce il Daesh, che è apparso per molti versi come un fenomeno nuovo, ma non lo è af- fatto. Ha saputo caratterizzarsi come tale grazie a una intensa strategia comunicativa, e un uso attento del web e delle tecnolo- gie mediatiche che hanno creato nell’opinione pubblica il feno- meno del terrore come spetta- colo. Ma vi sono elementi di con- tinuità tra Isis/Daesh e al-Qa‘ida e i gruppi a essa affiliati, da cui il Daesh nasce per poi rendersi au- tonomo, conquistare e control- lare territori soprattutto inseren- dosi in fratture esistenti e facili- tato anche dalla guerra civile si- riana. La leadership e parte dei combattenti del Daesh proven- gono da formazioni già esistenti, e lo stesso nucleo di al-Baghdadi è un ramo di al-Qa‘ida ribellatosi all’autorità dei capi. Anche dal punto di vista ideologico non vi sono grandi novità. L’organizza- zione ha i suoi riferimenti politici e religiosi in un pensiero di tipo neo salafita wahabita come al- Qa‘ida e altri gruppi che utilizzano il terrorismo internazionale, oltre alla guerriglia, e veicola tra i mu- sulmani una lettura letteralista dei testi per convincerli a pren- dere le armi per realizzare un nuovo ordine politico e sociale di tipo salafita. Il cosiddetto «calif- fato» di al-Baghdadi non si diffe- renzia in questo, né nella legitti- mazione della violenza, né nei ri- ferimenti teologici, dalla dottrina di Ibn Taymiyya o altri, che pure sono ampiamente distorti per la loro causa. Nonostante questo il Daesh rifiuta l’autorità di altri gruppi e ha sempre rifiutato l’ar- bitrato di altri esponenti islamici, perseguendo un atteggiamento assolutamente “takfirista”, ov- vero escludendo e tacciando di miscredenza chiunque non sia a loro sottomesso. L’ostilità non è diretta solo contro i non musul- mani (cristiani o yazidi), ma all’in- terno del mondo islamico contro gli sciiti (ad esempio, contro alawiti, ismailiti, drusi e altri). Va ricordato che anche i sunniti che si rifiutano di aderire alla visione del Daesh e alla sua causa sono considerati miscredenti e quindi nemici. Il Daesh è cresciuto sul- l’instabilità territoriale, politica e sociale, sulle macerie della guerra dell’Iraq e del governo di stampo sciita di al-Maliki (appoggiato da Usa e Iran), sotto il quale i sunniti iracheni sono stati penalizzati. Le profonde divisioni tra sciiti, sun- niti e curdi hanno favorito un gruppo che senz’altro proponeva una strada per la possibile rivalsa sunnita nell’area. Ma il Daesh ha stretto alleanze con altre realtà locali in Nordafrica e in Africa - prima di tutto con Boko Haram -, e ha allargato il campo al terrori- smo internazionale». Senza dimenticare la guerra in Siria... «La Siria è il campo di battaglia per Arabia Saudita e Iran e per chi li supporta nei loro progetti. La comunità internazionale si è tro- vata di fronte a una scelta: soste- nere il regime siriano contro il Daesh legittimando Bashar al-As- sad, dittatore che si è macchiato di crimini contro l’umanità, op- pure sostenere la sua variegata opposizione, che ha numerose in- filtrazioni e ciò comporta il rischio di rafforzare gruppi che un do- mani potrebbero costituire un’ul- teriore minaccia per l’equilibrio- dell’area e il futuro della Siria. Ciò che non si è stati in grado di fare è proteggere i civili da ogni fazione, e creare le condizioni per garan- tire il soccorso umanitario, questo è molto grave. Era necessario creare dei corridoi umanitari per garantire l’intervento delle agen- ISLAM © Isis / Dabiq n. 11

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