Missioni Consolata - Aprile 2017
26 MC APRILE2017 manifesta nelle sue opere buone. In chiesa o in moschea non c’è fede, e neppure nei sacrifici agli spiriti della cultura africana. I ti- morati di Dio di ogni religione sono tutti figli diletti di Dio crea- tore. Alcuni generano divisioni nella società, allorché dichiarano che solo la loro religione è giu- sta». Forse per questo Kabula fu, a pari merito, musulmana, cristiana e seguace della religione tradizio- nale africana. E cristiano e pagano «La persona umana ha diritto alla libertà religiosa. Il contenuto di tale libertà è che gli esseri umani devono essere immuni da coerci- zione da parte di singoli individui, gruppi e qualsivoglia potestà umana, così che in materia reli- giosa nessuno sia forzato ad agire contro la sua coscienza, né sia im- pedito ad agire in conformità ad essa». È una dichiarazione del Concilio Ecumenico Vaticano II 2 . Nel riconoscere il diritto alla li- bertà religiosa, hai pure la facoltà di essere, nello stesso tempo, pa- gano, musulmano e cristiano? Sì, ce l’hai. Tuttavia, in Africa, la scelta di «varie fedi religiose» è motivata da altri criteri, senza scomodare il diritto alla libertà religiosa. Il terrore degli spiriti maligni, la paura dell’altro, l’incertezza sulla salute, l’ansia nel trovare la- voro... fanno sì che l’africano «af- fianchi» alla fede cristiana o isla- mica quella della tradizione degli antichi. Si tratta di una «duplice apparte- nenza religiosa». Un fenomeno che i vescovi del continente afri- cano, nel loro II Sinodo del 2009, giudicano come un problema, una sfida 3 . La «duplice appartenenza reli- giosa» è giudicata una mancanza di fiducia nel proprio credo. Il cardinale Polycarp Pengo, arci- vescovo di Dar Es Salaam, com- menta: «Dobbiamo maturare nella nostra fede, perché molti cristiani, specialmente durante la malattia, mettono da parte il Dio di Gesù Cristo per affidarsi al gua- ritore tradizionale e, persino, allo stregone» 4 . In altre parole, al mattino si va in chiesa e nel pomeriggio si bussa alla porta dello stregone. «Solo cristiano» si può È possibile scegliere e praticare «una sola religione»? È possibile, anche in Africa. Uno splendido esempio ci proviene dall’Uganda con San Mattia Malumba, uno dei 22 martiri locali. Mattia, prima di scegliere di es- sere cattolico, rifletté a lungo sull’islam. Si confrontò pure con la Chiesa protestante pentecostale. Infine, a 50 anni, dopo aver medi- tato sul comportamento dei mis- sionari cattolici, decise di abbrac- ciare per sempre la loro religione. Morì martire nel 1886 tra atroci sofferenze. Il suo sangue, come quello dei suoi 21 eroici compagni, fu un seme che generò altri cristiani. Francesco Bernardi * * Già direttore di MC; in Tanzania è diret- tore della rivista «Enendeni» ( Andate ). N OTE : 1) Titolo originale del romanzo di Gabriel Ruhumbika, Wacha Mungu wa Bibi Ki- lihona , E & D Vision Publishing, Dar Es Salaam 2014. Scritto in swahili, non esi- ste traduzione in altre lingue. 2) Dignitatis Humanae , 1045. 3) Cfr. Africae Munus , 93 (Esortazione apo- stolica di Benedetto XVI, Roma 2009). 4) Enendeni , Januari/Februari 2012. Enen- deni è la rivista dei Missionari della Con- solata, Tanzania. chiama Amani, musulmano, ma sposato con una donna cattolica. Vivono in piena armonia a Mwanza, ognuno secondo i det- tami della propria fede. Quando Amani informò la fami- glia che intendeva sposare una cattolica, sua madre lo apostrofò con furore: «Guai a te! Saresti la nostra vergogna! Avresti il corag- gio di unirti ad una selvaggia infe- dele?». Il nipote di Kabula non solo sposò «una selvaggia infedele», bensì commise pure un altro reato: tra- dusse il Corano in swahili, vol- tando le spalle all’arabo glorioso del profeta Muhammad. Eresse anche una moschea per «i musul- mani tolleranti». Un venerdì Amani predicò: «Il vero musulmano, timorato di Dio, non è colui che prega rivolto verso la Mecca, bensì colui che dona i suoi averi ai bisognosi, agli orfani, ai rifugiati...». I nemici di Amani aumentarono. Fra questi, persino il fratello mi- nore. Una notte, senza luna e senza stelle, in casa di Amani esplose un ordigno che incenerì tutto, lui compreso, con moglie e i figli. Su- bito da un altoparlante si udì: «Al- lah akbar! Questa è la vendetta sacra dei combattenti di Allah contro i nemici dell’islam vero del profeta Muhammad!». La bomba era stata posta dal fra- tello minore di Amani. C’è una religione giusta? La storia di «Kabula e i suoi ni- poti» è tratta dal romanzo «I ti- morati di Dio di nonna Kilihona» di Gabriel Ruhumbika 1 . Nel suo testo Ruhumbika affronta argo- menti impegnativi, quali: l’inda- gine sulla cultura tradizionale afri- cana, il confronto fra le religioni, la riforma della religione e il suo valore intrinseco. Temi cruciali. Per questo l’autore merita ap- prezzamento. Nel romanzo un genitore dichiara al proprio figlio: «Vedi, ragazzo mio, senza religione, io non saprei lavorare. E, da quando è morta tua madre, non saprei neppure vi- vere, oppure diventerei matto». Il libro termina così: «La religione nasce nel cuore della persona e si TANZANIA
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