Missioni Consolata - Aprile 2017
stampanti 3D e alla relativa tecno- logia. Convinto della potenzialità del mezzo per migliorare la vita della gente comune, si concentra allora sulla nuova sfida, riesce a ottenere dei finanziamenti e così fonda la sua start up per la produ- zione e uso di stampanti 3D. Nasce così la Ab3D per costruire stampanti 3D usando materiale elettronico riciclato, software open source e parti meccaniche reperibili sul mercato locale. Que- sto abbatte i costi e facilita manu- tenzione e riparazioni. Una stam- pante 3D usa meno energia di un frigorifero e come materia prima per stampare oggetti può riutiliz- zare plastica dai rifiuti. «L’uso della plastica riciclata non costituisce un rischio, anzi risolve un problema, e i filamenti ottenuti permettono di stampare gli oggetti utili alla co- munità», dice oggi Roy spiegando che fino a quando useremo deri- vati dal petrolio avremo sempre a che fare con la plastica. Tanto vale allora usarla in modo positivo. Le statistiche provano che la plastica è uno dei maggiori elementi inqui- nanti nel mondo. Oltre otto mi- lioni di tonnellate ne sono river- sate negli oceani ogni anno. Di questo passo entro il 2050 sarà un disastro, nel mare ci sarà più pla- stica che pesci, questo è l’allarme lanciato al World Economic Forum del 2016. Promuovere una coltura 3D A questi primi passi Roy ne ag- giunge un altro: promuovere la stampa 3D nelle scuole di modo che le future generazioni di gio- vani lavoratori possano imparare a pensare la tecnologia a servizio di uno sviluppo che non aumenti i problemi, ma li risolva. Tale for- mazione aumenterebbe la possi- bilità dei ragazzi di trovare im- piego e le loro capacità imprendi- toriali. Secondo Roy è importante appli- care il 3D all’apprendimento pra- tico nelle scuole. «Avessimo meno teoria e più pratica sia nelle scuole che nelle nostre università, avremmo studenti che finireb- bero i loro studi con capacità reali, più gente capace di soluzioni nuove per risolvere i problemi globali». Secondo lui troppi gio- vani finiscono l’università con la testa piena di teorie ma incapaci di tradurle in pratica nel mondo vero del lavoro. Tre prestigiose scuole private in Kenya hanno già comperato le stampanti dell’Ab3d: Makini School, Banda School e Nova Aca- demia, seguite a ruota anche da- tre scuole di informatica. Tra le università, quella di Gondar in Etiopia e quella di Bristol in Inghil- terra. L’obiettivo è quello di diffon- dere le stampanti nel maggior nu- mero di scuole possibile, anche se sembrano più apprezzate all’e- stero che in patria. Mentre i gio- vani studenti sono aperti alle no- vità e al futuro, i dirigenti scolastici sono ancora della vecchia genera- zione e, purtroppo, sono loro che tengono i cordoni della borsa. La stampa 3D può essere applicata in molti campi diversi, le sue possi- bilità sono ancora tutte da sco- prire. L’Ab3D sta stampando ora microscopi per laboratori nel set- tore della sanità e per le scuole, protesi per chi ne ha bisogno, si- ringhe speciali per uso medico e ovviamente le scarpe «Happy Feet». «Sono tutte iniziative orien- tate al bene della comunità», sot- tolinea Roy, «ma stiamo cercando nuove strade per aiutare in modo più diretto ed efficace». Per que- sto Roy e il gruppo dei suoi colla- boratori stanno cercando di es- sere sempre più propositivi e at- tenti ai bisogni di ogni giorno. Un dialogo più serrato tra «i tecnici» e la comunità con le sue necessità concrete è importante per tutti. La gente si apre ai benefici del pro- gresso tecnologico e i tecnici im- parano dalla gente ad affrontare e risolvere problemi reali. Katya Nyangi Mwita * * Giovane russo-keniana che dopo aver insegnato inglese a Mosca e lavorato come giornalista della stessa lingua in un’agenzia di informazione russa, ora, in Kenya, lavora in un centro specializ- zato in educazione e comunicazione. rispettosa dell’ambiente che aiuti gli scambi commerciali e allevi la povertà». Roy vi partecipa con un progetto che gli è caro: stampare delle scarpe su misura per piedi resi deformi dalle pulci pene- tranti, quegli stessi piedi che aveva visto in troppi bambini degli slum . Chiama il suo progetto « Happy Feet» , Piedi felici. Le pulci penetranti sono terribili, perché si infilano sotto la pelle dei piedi e lì si installano facendovi il nido che diventa sempre più grosso. Di solito è facile toglierle se sono in superficie, ma se tra- scurate (come può succedere ai bambini non curati attentamente dai loro genitori o da famigliari) possono causare infiammazioni dolorose fino a impedire una deambulazione corretta o a la- sciare piedi deformi. Per rimuo- vere le pulci si usano spine, lame, spilli o aghi che, non disinfettati o usati su diverse persone, aumen- tano il pericolo di trasmettere e/o ricevere l’Hiv. Il fatto di cammi- nare a piedi nudi espone poi al ri- schio di essere infestati di nuovo dalle pulci. Il progetto è bello e fa sognare, ma per realizzarlo Roy ha bisogno di poter usare stampanti 3D che siano alla portata delle sue tasche di studente universitario. Questo in Kenya non è facile, visto che sono tutte importate dall’estero e costano molto. Roy capisce allora che se vuole realizzare il suo sogno di «Piedi fe- lici» deve risolvere il problema fondamentale: l’accesso facile alle APRILE2017 MC 23 MC A • Innovazione | Tecnologia | Creatività | Salute •
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