Missioni Consolata - Marzo 2017

78 amico MARZO2017 quello che avevi, anche se sei stato oltraggiato sopraffatto dall’odio o dalla violenza, puoi amare. PAGINE DI VANGELO Sembra di leggere pagine di Vangelo ascol- tando Alex raccontare la sua mostra e mi viene in mente l’obolo della vedova. È uno degli ultimi pannelli della mostra. L’accoglienza e il sorriso di una famiglia di pescatori. L’ospite è sacro sul Rio Putumayo, al Confine fra Colombia e Perù. Vitto e alloggio non bastano, infatti non si lascia andar via l’ospite a mani vuote. In tasca, gli ul- timi 1000 pesos (circa 10 centesimi di euro) con cui l’ospite può comprare un chilo di riso per la sua famiglia. «Ecco tutto quello ho! Buon viag- gio». Mi vengono in mente uno dopo l’altro tutti gli scatti della mostra, tanto che mi accorgo di aver oltrepassato l’uscita dell’autostrada. Sorrido, perché penso al proverbio di quella nonnina afri- cana raccontataci da Alex: «Chi vuole trovare la strada la trova, altrimenti troverà una scusa». Francesco Semeraro Laico Missionario della Consolata Donna Celsa. Anche Celsa non riesce a stare con le mani in mano. È una donna che vive nell’Amazzonia colombiana e che, non soppor- tando più di vedere i tanti bambini del suo bar- rio mangiare nemmeno un pasto al giorno, ha iniziato a preparare loro una merenda. Osser- vando donna Celsa che prepara un pasto al giorno per più di 130 bambini viene spontaneo chiedersi come faccia a trovare cibo per tutti. Lei risponderebbe che «nella matematica di Dio per moltiplicare devi dividere». Così, grazie alla con- divisione di amici e vicini, la sua umile casetta, ogni giorno, diventa un «merendero» chiamato «El buen Samaritan», una specie di tabernacolo dove si «spezza» quel poco che c’è. Nel nostro mondo siamo abituati a vedere ciò che non abbiamo e viviamo la nostra vita nell’an- sia di riuscire ad averlo, anche se superfluo. La capanna spoglia. Sarebbe bello vedere di persona quella capanna di tronchi e paglia che sorge nel nulla, in un angolo di savana burun- dese. A prima vista sembrerebbe che manchi tutto. Non c’è acqua, non c’è elettricità, non ci sono sedie e tavoli, non ci sono finestre, non c’è il pavimento. Eppure quella capanna è un asilo di mattina e un luogo di ritrovo e aggregazione nel pomeriggio, il venerdì è una moschea, il sa- bato è il luogo di culto per i cristiani evangelici e la domenica è una cappellina per i cattolici. Quindi è bello che quella capanna ci sia, perché tra le cose che mancano non ci sono quelle più importanti. La scuola nella foresta. Anche la piccola scuola nella foresta del Bengala a 250 km dalla prima città abitata è carente di banchi, sedie, penne, quaderni, eppure il maestro che l’ha messa su l’ha creata lo stesso perché pensa che la povertà più grande non è quella delle cose, ma quella culturale. Dice un proverbio africano: «Hai un dente solo? Sorridi solo con quel dente». Il vuoto che c’è nella tua vita riempilo con l’amore sconfinato e il perdono. Anche se la vita ti ha deluso, ti ha tolto © Alex Zappalà © Alex Zappalà © Alex Zappalà

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