Missioni Consolata - Marzo 2017
MARZO2017 MC 31 del regime, la celebre statua di Stalin che, fino al 1968, occupava il posto di Skanderbeg è nascosta, incappucciata, dietro l’edificio. Nello stesso oblio versa l’incredi- bile piramide che la figlia del ditta- tore volle erigere a memoria del padre (1988). Per tutta la transi- zione democratica, questi segni, fonte di fascino e d’interesse per i forestieri, sono stati ragione d’im- barazzo per gli albanesi: il «Baffo» è rimasto in punizione dietro la galleria che poteva ospitarlo e la piramide, altrettanto abbando- nata, ha rischiato a più riprese la demolizione. Soltanto nel novem- bre 2014, in occasione dei 70 anni dalla Liberazione, Edi Rama ha fi- nalmente messo mano alla memo- ria collettiva, aprendo alla cittadi- nanza il rifugio militare che Hoxha fece costruire tra il 1970 e il 1972 alle pendici del monte Dajti. Ogni ambiente del sotterraneo, furbe- scamente ribattezzato Bunk’Art , è oggi adibito a museo. In una delle stanze più visitate, nominata «ca- mera di Hoxha», foto a mezzo bu- sto del dittatore circondano una televisione d’epoca: in onda, a loop, le immagini del suo funerale. Sono indimenticabili le facce dei bambini albanesi che si assiepano davanti a quella Tv. I genitori, ti- morosi di un passato che hanno vissuto, in genere fanno per tirarli via; ma i piccoli insistono, ipnotiz- zati da una storia che in fin dei conti è anche loro. Sono quei bambini, e non vecchi eroi a ca- vallo, il futuro, l’unico possibile, dell’Albania. Futuri cittadini cui i governanti attuali dovranno saper fornire una memoria e una dire- zione: un motivo per rimanere. Quando la giovane Albania demo- cratica si dimostrerà capace di ac- cettare, ricostruire e raccontare in autonomia la propria complessa storia, nel cuore dei suoi giovani fi- gli nasceranno senza dubbio nuove motivazioni, il desiderio di scriverne il seguito. Nicola Pedrazzi * * Nicola Pedrazzi (Bologna, 1986) è gior- nalista pubblicista e redattore dell’agenzia stampa NEV-Notizie Evangeliche. A nome dell'Università di Pavia ha speso in Albania tre anni di ricerca dottorale. È stato corri- spondente da Tirana per l’Osservatorio Balcani e Caucaso (Obc) e per Kosovo 2.0. ma ininterrotto, l’Albania continua a possedere un notevole poten- ziale. Stiamo parlando di un paese demograficamente giovane, strari- pante di bellezze naturalistiche e seduto su un invidiabile patrimo- nio storico: al confine (strategico) tra Oriente e Occidente, balcanica ma non iugoslava, ex comunista ma non ex sovietica, musulmana ma occidentalizzata, la storia di questo piccolo stato è costellata di apparenti contraddizioni che una volta accettate dal popolo, che ne è custode, potrebbero sprigionare la loro inestimabile ricchezza. Statue, piramidi, rifugi Per godere delle contraddizioni al- banesi, basta una passeggiata nel centro di Tirana: una città cui la speculazione edilizia degli anni Novanta ha negato per sempre l’aggettivo «turistica», ma che an- che per questo risulta interessante a tutti i visitatori stranieri, peraltro in crescita esponenziale. Facciamo due passi in piazza Skanderbeg: in quale altra piazza del mondo s’in- contrano a distanza di pochi metri gigantismo sovietico, neoclassico italiano e una moschea ottomana? Circondato dal pastiche architetto- nico dei dominatori stranieri, al centro della piazza campeggia la statua equestre dell’eroe dell’et- nia: uno Skanderbeg invincibile, mitologico e, in quanto tale, poco propenso a valorizzare le strepi- tose contaminazioni che, certo fi- glie delle sconfitte, hanno reso unica l’Albania. Pochi metri più a Sud, lungo il boulevard di costru- zione italiana, si trova la «Galleria nazionale delle arti». Se al suo interno un piano è dedicato alle opere S CHEDA O BC O SSERVATORIO B ALCANI E C AUCASO N ato nel 2000, con sede a Rovereto (Trento), l’«Osservatorio Balcani e Caucaso-Transeuropa» (Obc) si occupa dei paesi del Sud-Est europeo e di quelli appartenenti all’area post-sovie- tica. Segue in totale 26 stati attraverso 50 corrispondenti in loco, che vanno ad aggiungersi a giornalisti, ricercatori e studiosi. Q uesta è l’undicesima puntata della collaborazione tra Obc e MC, dopo quelle su Transnistria (luglio 2014), Moldavia (ottobre 2014), Cecenia (no- vembre 2014), Bielorussia (dicembre 2014), Bulgaria (gennaio 2015), Tur- chia (luglio 2015), Ucraina (dicembre 2015), Kosovo (maggio 2016), Nagorno Karabakh (agosto-settembre 2016) e Armenia (ottobre 2016). • www.balcanicaucaso.org • www.rivistamissioniconsolata.it © Claudia Caramanti © Claudia Caramanti MC A
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