Missioni Consolata - Marzo 2017
MARZO2017 MC 21 trale alla ripetizione di formule sa- cre (dette mantra ) per raggiun- gere l’Illuminazione. Abbiamo poi la tradizione The- ravāda, che è la corrente buddhi- sta più antica; i suoi seguaci riten- gono infatti che racchiuda gli inse- gnamenti che ricalcano in modo originario le parole del Buddha. Le tre correnti buddhiste hanno in comune diversi elementi, primo fra tutti l’idea della liberazione de- gli esseri dall’eterno ciclo di morte e rinascita, ovvero il samsara , la ruota della vita (un concetto che troviamo anche nell’induismo). Questo ciclo è causato dal karma , cioè dalle azioni compiute in vita. Solo compiendo azioni virtuose e percorrendo un cammino spiri- tuale si può spezzare, raggiun- gendo la liberazione finale. Le varie correnti buddhiste hanno inoltre in comune cinque impor- tanti precetti a cui ogni monaco o anche buddhista laico deve conformarsi. Queste regole sono: astenersi dall’uccidere o danneg- giare qualunque creatura vivente; astenersi dal prendere ciò che non ci è stato dato; astenersi da una condotta sessuale irresponsabile; astenersi da un linguaggio falso o offensivo; astenersi dall’assumere bevande alcoliche e droghe. Que- ste sono le norme basilari di un cammino lungo, che permette al praticante di andare oltre la soffe- renza. La corrente Theravāda Il buddhismo Theravāda, cono- sciuto anche come scuola buddhi- sta meridionale o Hīnayāna (del piccolo veicolo), è presente in Sri Lanka, Laos, Cambogia, Birmania e Thailandia. Theravāda è una pa- rola pali che significa «Dottrina dei più anziani dell’Ordine» o «Via de- gli Anziani», un nome derivante dalla stretta aderenza all’insegna- mento originale e alle regole di vita monastica che il Buddha ha trasmesso. Nella dottrina The- ravāda è fondamentale il concetto di liberazione del singolo dall’e- terno ciclo di morte e rinascita: ciò significa che è l’individuo stesso, una volta comprese le cause della sofferenza come il desiderio, l’i- gnoranza (intesa come non cono- scenza della realtà) e gli attacca- menti, a dover agire compiendo azioni virtuose per raggiungere il nirvana. La corrente Theravāda è caratterizzata al suo interno da una tradizione ancor più rigorosa, che è quella dei monaci della fore- sta. Si tratta di un sentiero svilup- patosi soprattutto in Sri Lanka. In- fatti, su quest’isola gli insegna- menti Theravāda sono stati con- servati e protetti in modo partico- lare: fu qui che venne trascritto su foglie di palma il Canone Pali , sino ad allora tramandato solo in forma orale da monaco anziano a novizio, per evitare che potesse andare perduto. Il Canone Pali è anche chiamato Tipitaka , che in lingua pali significa «tre canestri» e comprende il Vinaya-piṭaka, re- lativo alle regole comportamentali e morali dei monaci; il Sutta-piṭaka che contiene varie raccolte di di- scorsi del Buddha; e l’Abhidhamma-piṭaka, più incen- trato sulla filosofia buddhista. La tradizione Theravāda dei monaci della foresta è la più antica, es- sendo quella che più si attiene agli insegnamenti primigeni del Buddha. Questo sentiero è detto anche dei «monaci morti in vita», poiché come pratica spirituale prevede l’abbandono dello stile di vita mondano: i monaci eliminano qualsiasi attaccamento e qualsiasi oggetto, incluso in molti casi an- che il documento d’identità, a ec- cezione della ciotola e della veste. I jungle temples (gli eremitaggi della foresta) sono i luoghi dove i monaci vivono, studiano e prati- cano la meditazione dormendo in grotte naturali. Mindfulness immaginale Il buddhismo Theravāda negli ul- timi decenni ha conosciuto un’e- spansione anche in Occidente per effetto dei suoi insegnamenti cen- ©Piergiorgio Pescali • Buddhismo | Meditazione | Mindfulness • MC A A destra : giovane monaco ad Amarapur, Myanmar. Sotto : appena uscito il libro «Mindfulness immaginale, pratiche di meditazione e vi- sione immaginale», edizioni Mediterra- nee, è firmato dall’autrice dell’articolo Sil- via C. Turrin e da Selene Calloni Williams. #
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