Missioni Consolata - Marzo 2017
tario sarebbero pronti a interve- nire tempestivamente. Lo ab- biamo già provato: dichiarata ebola free l’11 maggio 2015, i due casi che ci sono stati successiva- mente sono stati isolati immedia- tamente. Noi continuiamo a sen- sibilizzare le persone anche per- ché ci sono convinzioni popolari che rappresentano un ostacolo: come la credenza che all’origine della malattia ci sia il malocchio, giu giu, in lingua locale». Oltre ai drammi lasciati dall’e- bola, le suore affrontano i pro- blemi di sempre. Come la situa- zione degli insegnanti: «Hanno stipendi molto bassi e fanno fa- tica a vivere. La corruzione così dilaga anche nelle scuole: i geni- tori li pagano per promuovere i propri figli e i maestri a volte ac- cettano, così arrotondano. Noi cerchiamo di far fronte a questo problema, nei limiti del possi- bile», spiega Clotilde mentre ri- chiama i bambini all’ordine. Così, anno dopo anno, le suore missionarie della Consolata sono diventate un po’ liberiane anche loro e, soprattutto, sono divenute il punto di riferimento della co- munità. Valentina Giulia Milani tuto è rimasto chiuso io mi sen- tivo molto triste», dice con matu- rità. Ci sono anche ragazzi che sono stati abbandonati dai genitori: «Le persone che hanno contratto il virus e sono sopravvissute sono state emarginate dalla comunità, la paura era troppo forte», spiega Annella che viene interrotta da Clotilde: «Mi ricordo di un padre che portava i figli nella nostra scuola. Era un sopravvissuto. A un certo punto però è sparito. Di- cono che sia scappato nella fore- sta perché non sosteneva più l’i- solamento». A conferma di quanto raccontano le missiona- rie, vi è la testimonianza di Lela Glay, 45 anni, sguardo spento: «Ho contratto l’ebola andando a trovare un mio caro che si era ammalato. Da quel momento è stato l’inferno. Sono sopravvis- suta ma i problemi non sono fi- niti: prima sono stata a lungo emarginata da amici e parenti, ora mi trovo a fare i conti con le conseguenze fisiche lasciate dal virus. Ho fortissimi dolori alle giunture che non mi permettono più di lavorare». Così anche lei è stata presa sotto l’ala dalle mis- sionarie della Consolata. Lo sguardo al futuro Suor Anna Rita e le altre fanno parte della storia del paese e non smettono di guardare avanti. «Nel caso ci fosse una nuova epi- demia il governo e il sistema sani- MARZO 2017 MC 13 MC A A sinistra: foto della scuola che le missionarie gestiscono a Buchanan, a Sud di Monrovia. | Suor Clotilde Bonavia con un professore della scuola. Qui sotto : suor Anna Rita Brustia con studentesse della scuola di Buchanan. | In basso a sinistra: i bidoni con l’acqua clorata per lavarsi le mani. | Registri per la distribuzione del cibo agli orfani accuditi dalle suore ad Harbel, durante l’epidemia di ebola. # V ALENTINA G IULIA M ILANI È giornalista freelance. Lau- reata in Lettere moderne e spe- cializzata in Storia e cultura del sistema editoriale, inizia a viag- giare in diversi stati dell’Africa subsahariana e a scriverne dal punto di vista politico, sociale ed economico. Collabora, tra le altre, con la rivista Africa . Cura rubriche di viaggio e di solida- rietà. M ARCO G AROFALO Fotoreporter, lavora in ambito sociale e culturale attraverso i linguaggi della fotografia di re- portage e di architettura. Viag- gia tra Milano e l’Africa. Le grandi città del mondo sono al centro della sua ricerca fotogra- fica sociale, documentando con particolare attenzione quelle in- vestite da trasformazioni ur- bane e sociali. È stato un foto- grafo dell’agenzia Grazia Neri, oggi è freelance distribuito dall’agenzia Luz.
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