Missioni Consolata - Marzo 2017
MARZO 2017 MC 11 sformato il gruppo per lottare contro il virus. Abbiamo iniziato a lavorare in questo senso ancora prima che il governo e l’Organiz- zazione mondiale della sanità di- chiarassero l’emergenza e, quindi, in largo anticipo rispetto alle varie Ong che sono poi arri- vate», racconta suor Anna Rita con umiltà. A farle eco suor Eugenia Tappi che ammette: «Siamo state delle miracolate, me ne rendo conto solo ora. In quel periodo pensavo solo a ciò che dovevo fare giorno per giorno». «Setacciavamo quo- tidianamente i villaggi e se c’era qualche persona con sintomi so- spetti mostravamo ai famigliari le precauzioni da seguire e poi lo se- gnalavamo alle sorelle», le fa eco Emmanuel Crusol, liberiano, capo squadra dei Social mobilizers . Lavarsi le mani di continuo, non stringersele, non avere contatti, non frequentare luoghi affollati, a messa sedersi a una distanza di un metro l’uno dall’altra: l’indot- trinamento promosso dalle mis- sionarie della Consolata è stato costante. Ancora oggi, sia nel giardino della scuola di Buchanan sia davanti alla chiesetta che sorge accanto alla struttura dove vivono le sorelle, presso Harbel, vi è un grande bidone colmo di acqua clorata (con candeggina). «Molte persone si lavano ancora le mani prima di entrare in chiesa e altri faticano a stringersele: la paura persiste», dice suor Anna Rita. Un mondo di orfani Oltre alla paura, però, l’ebola ha lasciato anche un numero spa- ventoso di orfani: «Solo nella contea di Harbel ce ne sono 614. Appena finita l’emergenza erano 616 ma poi due sono morti. Chi ha perso solo la madre, chi il pa- dre, chi entrambi. In ogni caso si tratta di vite spezzate», continua la missionaria interrompendosi in una breve pausa. A colmare il si- lenzio ci pensa suor Eugenia: «Noi ci prendiamo cura di loro, sfrut- tando al massimo i pochi mezzi che abbiamo. Per esempio aiu- tiamo le famiglie che li hanno presi in carico a pagare le rette scolastiche per offrire loro la pos- sibilità di un futuro migliore». In Liberia, come in molti altri paesi africani, non esiste infatti la cul- tura dell’orfanotrofio: a preoccu- parsi dei bambini che rimangono senza genitori ci pensano i pa- renti. Così si creano famiglie enormi, difficili da gestire. «Mia sorella è morta dopo aver contratto l’ebola, i suoi due figli ora vivono con me e i miei tre bambini. Cerco di crescerli al me- glio, dando loro dei pasti ogni giorno. Non riesco a pagare la scuola per tutti, è impossibile. Anche perché qui in Liberia la vita è davvero cara dal momento che quasi tutti i beni di prima neces- sità vengono importati», racconta un uomo che vive e lavora ad Harbel. Ci sono anche famiglie, però, che rifiutano i piccoli rimasti orfani colpito tutte e tre le zone dove noi eravamo e siamo operative. Ogni giorno vedevamo morire persone che conoscevamo bene. A volte mi sono sentita impo- tente, ma ho sempre pensato che dovevo fare tutto ciò che era in mio potere per aiutare la mia co- munità», ricorda con voce pacata suor Anna Rita Brustia, mesco- lando italiano e inglese in pieno stile liberiano. «Il governo e il si- stema sanitario non erano pronti per gestire l’emergenza e le per- sone non erano informate: la cosa più difficile è stata far com- prendere agli abitanti del posto che dovevano adottare alcune misure di sicurezza», precisa suor Annella Gianoglio (si veda MC no- vembre 2014). Lavoro di squadra Così le suore della Consolata hanno formato una squadra di 70 volontari incaricati di andare nei villaggi per sensibilizzare le per- sone circa le norme di igiene da rispettare, oltre che per verificare se c’erano casi sospetti da tra- sportare nei centri di trattamento istituiti dall’Ong Medici Senza Frontiere. «Li chiamavamo Health social mobilizers ed erano le per- sone che frequentavano il nostro corso di animazione pastorale du- rante il quale facevamo, insieme a due Health promoters (promo- tori di salute, ndr ), sensibilizza- zione contro l’Hiv. Non appena si sono palesati i primi casi di ebola nella nostra zona, abbiamo tra- • Ebola | Missione | Sviluppo • MC A A sinistra: panorama di Monrovia, la capi- tale della Liberia. A fianco : le missionarie Anna Rita Brustia, Annella Gianoglio, Abela ed Eugenia Tappi nella cappella della missione. #
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