Missioni Consolata - Gennaio/Febbraio 2017
4 chiacchiere con « i Perdenti» 72 MC GENNAIO/FEBBRAIO2017 di Mario Bandera 21. Túpac Amaru Túpac Amaru (Cuzco, Perù, 1741 – 1781) era il pronipote di Juana Pilco-Huaco, figlia dell’ultimo sovrano inca, Túpac Amaru I, che era stato condannato a morte dagli spagnoli due secoli prima (1572). La sua formazione culturale e spirituale avvenne nel collegio dei gesuiti della sua città. Fi- niti gli studi, si mise in affari avviando un’attività redditizia di trasporto di prodotti minerari dal- l’interno del Perù ai porti. Il prestigio acquisito come apprezzato uomo d’affari e l’autorevolezza che aveva presso la sua comunità lo posero alla testa della ribellione che indios e meticci fecero scoppiare contro gli spagnoli per i tributi e le prestazioni obbligatorie di lavoro che l’autorità co- loniale iberica imponeva. Egli, presentandosi come restauratore e legittimo erede della dinastia inca, mandò uomini fidati per tutto il territorio del Perù affinché si alimentasse la ribellione contro le autorità coloniali spa- gnole, mai però mise in discussione la lealtà alla corona di Spagna. Caro Túpac, la conoscenza del tuo paese e della tua figura spesso si ferma ai «cliché». Ci puoi aiutare a superarli? Sono ben felice di venire incontro a questa esi- genza. Mi preme far conoscere la nostra storia. Tu appartieni al secolo XVIII che ha visto conso- lidarsi, in quella che noi chiamiamo America Latina, il potere di Spagna e Portogallo. Sì. Dopo due secoli di amministrazione iberica, pur appartenendo al glorioso popolo inca, anche io mi sentivo un leale suddito di Carlo III, Re di Spagna, monarca assoluto. Gli spagnoli a Cuzco, nella tua città, attraverso l’azione culturale dei gesuiti, crearono delle ot- time scuole per la formazione dei figli della no- biltà inca. Anche questo corrisponde a verità. Io, così come molti altri giovani, frequentai i corsi accademici che i gesuiti tenevano nelle loro scuole aprendo i miei orizzonti sia culturali che spirituali. Allo stesso tempo però mantenevi tutti i com- piti a cui eri preposto per il culto e avevi la re- sponsabilità di vegliare sui riti e sulle reliquie del tuo popolo. Come membro di una delle famiglie inca più in- fluenti ero incaricato dei riti tradizionali per onorare i defunti della nostra gente. Era mio fratello mag- giore che usava tutta la sua abilità per contenere sul piano diplomatico le mire e le pretese che gli spa- gnoli avevano sulla nostra terra. Ma l’opera di contenimento degli spagnoli non dava frutti. Gradualmente prendevamo coscienza che era im- possibile raggiungere accordi con i coloni spagnoli: a loro interessava solo trovare oro e argento da
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