Missioni Consolata - Gennaio/Febbraio 2017

così. L’accordo di Parigi (si veda MC 5/2016), risultato della prece- dente Cop, prevede fra le altre cose, di contenere l’aumento della temperatura media globale ben al di sotto dei 2° C rispetto ai livelli preindustriali - facendo tut- tavia il possibile per non superare gli 1,5° C - e di supportare attra- verso fondi ad hoc i paesi più esposti ai danni prodotti dal cam- biamento climatico, che spesso corrispondono ai paesi più poveri. L’accordo, entrato in vigore il 4 novembre 2016 e ratificato da 112 paesi su 197, ric hiede tuttavia un piano per essere attuato. Ed è di questo che si è discusso a Mar- rakech, stabilendo che il 2018 è la scadenza per definire i dettagli e i regolamenti che metteranno in atto l’accordo. Carbon Brief , sito britannico di informazione su clima e politiche energetiche finanziato dalla Euro- pean Climate Foundation - del cui consiglio fa parte quella Mary Ro- binson che è stata inviata speciale Onu per El Niño e il Clima - de- scrive così l’effetto dell’elezione di Donald Trump alla presidenza Usa: «la più grande domanda che aleggiava sulla Cop22 era: [il nuovo presidente] deciderà di riti- rare gli Stati Uniti dall’accordo di Parigi? Potrà quest’ultimo soprav- vivere a un così duro colpo? Gli stoici negoziatori hanno conti- sostituzione di fonti di energia da parte di Cina e Stati Uniti, i primi due paesi al mondo per emissioni di CO 2 e responsabili, rispettiva- mente, del trenta e del quindici per cento delle emissioni stesse. Per quanto riguarda la Cina, «la ri- strutturazione economica nella di- rezione di industrie a consumo energetico più basso e gli sforzi del governo per produrre energia elettrica usando sempre meno il carbone ha spinto in basso il con- sumo di quest’ultimo. Nel 2015 il carbone ha generato meno del settanta per cento dell’elettricit à cinese (nel 2011 ne produceva l’ottanta per cento) mentre le fonti energetiche che comportano meno emissioni di CO2 - in parti- colare energia idroelettrica ed eo- lica - sono balzate dal 19 al 28 per cento. Gli Stati Uniti, dal canto loro, hanno visto una riduzione delle emissioni pari al due per cento principalmente a causa del passaggio dal carbone al gas natu- rale. In aumento risultano invece le emissioni da parte di altri paesi asiatici e di quelli mediorientali mentre anche l’Europa segna un lieve incremento. Cop22, i risultati Quella di Marrakech è stata una Conferenza delle Parti (Cop) della diplomazia e del lavoro prepara- torio. E non poteva che essere GENNAIO/FEBBRAIO2017 MC 69 • Cop22 | Ambiente | Riscaldamento globale • nuato il loro lavoro nonostante una minaccia sostanziale, seb- bene non confermata, incom- besse. E il ritornello della confe- renza è presto diventato: l’ac- cordo di Parigi è più grande di qualsiasi paese o di qualsiasi parti- colare capo di stato. Saranno i prossimi quattro anni a dimo- strare se è davvero così». Le critiche: per chi troppo, per chi troppo poco James Hansen è l’ex direttore del Goddard Institute for Space Stu- dies della Nasa, l’attuale direttore del Program on Climate Science, Awareness and Solutions alla Co- lumbia University ed è conside- rato uno dei padri degli studi sul cambiamento climatico. La sua va- lutazione dell’accordo di Parigi all’indomani della sua adozione alla Cop21 era stata tutt’altro che lusinghiera: «È una frode, un falso» aveva dichiarato in un’in- tervista al britannico Guardian . «È una stupidaggine dire: “diamoci l’obiettivo dei due gradi e poi in- contriamoci ogni cinque anni per cercare di fare meglio”. Sono pa- role vuote. Non c’è azione, solo promesse. Finché i combustibili fossili continuano ad essere i meno costosi, si continuerà a bru- ciarli». A Parigi aveva proposto di mettere una «quota, perché la pa- rola “tassa” fa scappare la gente a MC R © AfMC / Gigi Anataloni

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