Missioni Consolata - Gennaio/Febbraio 2017

spada nel fodero (cfr Mt 26,52), Gesù tracciò la via della nonviolenza, che ha percorso fino alla fine, fino alla croce, mediante la quale ha realizzato la pace e di- strutto l’inimicizia (cfr Ef 2,14-16). Perciò, chi accoglie la Buona Notizia di Gesù, sa riconoscere la violenza che porta in sé e si lascia guarire dalla misericordia di Dio, diventando così a sua volta strumento di riconci- liazione, secondo l’esortazione di san Francesco d’As- sisi: «La pace che annunziate con la bocca, abbiatela ancor più copiosa nei vostri cuori». Essere veri discepoli di Gesù oggi significa aderire an- che alla sua proposta di nonviolenza. Essa - come ha affermato il mio predecessore Benedetto XVI - «è rea- listica, perché tiene conto che nel mondo c’è troppa violenza, troppa ingiustizia, e dunque non si può supe- rare questa situazione se non contrapponendo un di più di amore, un di più di bontà. Questo “di più” viene da Dio». Ed egli aggiungeva con grande forza: «La nonviolenza per i cristiani non è un mero comporta- mento tattico, bensì un modo di essere della persona, l’atteggiamento di chi è così convinto dell’amore di Dio e della sua potenza, che non ha paura di affron- tare il male con le sole armi dell’amore e della verità. L’amore del nemico costituisce il nucleo della “rivolu- zione cristiana”». Giustamente il vangelo dell’amate i vostri nemici (cfr Lc 6,27) viene considerato «la magna charta della nonviolenza cristiana»: esso non consiste «nell’arrendersi al male […] ma nel rispondere al male con il bene (cfr Rm 12,17-21), spezzando in tal modo la catena dell’ingiustizia». Più potente della violenza 4. La nonviolenza è talvolta intesa nel senso di resa, disimpegno e passività, ma in realtà non è così. Quando Madre Teresa ricevette il premio Nobel per la Pace nel 1979, dichiarò chiaramente il suo messaggio di nonviolenza attiva: «Nella nostra famiglia non ab- biamo bisogno di bombe e di armi, di distruggere per portare pace, ma solo di stare insieme, di amarci gli uni gli altri. […] E potremo superare tutto il male che c’è nel mondo». [...] (Segue il ricordo di Mahatma Gandhi e Khan Abdul Ghaffar Khan, Martin Luther King Jr, Leymah Gbowee e le donne liberiane, e san Giovanni Paolo II, ndr ). La Chiesa si è impegnata per l’attuazione di strategie nonviolente di promozione della pace in molti paesi, sollecitando persino gli attori più violenti in sforzi per costruire una pace giusta e duratura. Questo impegno a favore delle vittime dell’ingiustizia e della violenza non è un patrimonio esclusivo della Chiesa Cattolica, ma è proprio di molte tradizioni reli- giose, per le quali «la compassione e la nonviolenza sono essenziali e indicano la via della vita». Lo ribadi- sco con forza: «Nessuna religione è terrorista». La vio- lenza è una profanazione del nome di Dio. Non stan- chiamoci mai di ripeterlo: «Mai il nome di Dio può giu- stificare la violenza. Solo la pace è santa. Solo la pace è santa, non la guerra!». La radice domestica di una politica nonviolenta 5. Se l’origine da cui scaturisce la violenza è il cuore degli uomini, allora è fondamentale percorrere il sentiero della nonviolenza in primo luogo all’ interno della famiglia . È una componente di quella gioia del- l’amore che ho presentato nello scorso marzo nell’e- sortazione apostolica Amoris laetitia [...]. Dall’interno della famiglia la gioia dell’amore si propaga nel mondo e si irradia in tutta la società. D’altronde, un’etica di fraternità e di coesistenza pacifica tra le persone e tra i popoli non può basarsi sulla logica della paura, della violenza e della chiusura, ma sulla responsabilità, sul rispetto e sul dialogo sincero. In questo senso, rivolgo un appello in favore del disarmo, nonché della proi- bizione e dell’abolizione delle armi nucleari [...]. Con uguale urgenza supplico che si arrestino la violenza domestica e gli abusi su donne e bambini. [...] Il mio invito 6. La costruzione della pace mediante la nonviolen- za attiva è elemento necessario e coerente con i continui sforzi della Chiesa [...]. Gesù stesso ci offre un “manuale” di questa strategia di costruzione della pa- ce nel cosiddetto Discorso della montagna. Le otto Beatitudini (cfr Mt 5,3-10) tracciano il profilo della persona che possiamo definire beata, buona e auten- tica. Beati i miti – dice Gesù –, i misericordiosi, gli ope- ratori di pace, i puri di cuore, coloro che hanno fame e sete di giustizia. Questo è anche un programma e una sfida per i leader politici e religiosi, per i responsabili delle istituzioni internazionali e i dirigenti delle impre- se e dei media di tutto il mondo: applicare le Beatitu- dini nel modo in cui esercitano le proprie responsabi- lità. [...] Questo [...] significa scegliere la solidarietà co- me stile per fare la storia e costruire l’amicizia sociale. La nonviolenza attiva è un modo per mostrare che davvero l’unità è più potente e più feconda del conflit- to. Tutto nel mondo è intimamente connesso. [...] 7. [...] Nel 2017, impegniamoci, con la preghiera e con l’azione, a diventare persone che hanno ban- dito dal loro cuore, dalle loro parole e dai loro gesti la violenza, e a costruire comunità nonviolente, che si prendono cura della casa comune. «Niente è impossi- bile se ci rivolgiamo a Dio nella preghiera. Tutti posso- no essere artigiani di pace». Francesco GENNAIO/FEBBRAIO2017 MC 3 © AFP Photo / GAbriel Bouys MC E

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