Missioni Consolata - Gennaio/Febbraio 2017

18 MC GENNAIO/FEBBRAIO2017 paesi che si dicono culla dei diritti e delle libertà. Gli Usa hanno condannato la de- riva in atto, ma questo non basta. Occorrono sanzioni, bisogna ta- gliare gli aiuti e la cooperazione, è così che si può aiutare la popola- zione. È necessaria un’inchiesta internazionale, ma non è in agenda. Inoltre si parla poco della Repub- blica del Congo a livello di media internazionali. Quando, durante le elezioni, siamo rimasti quasi una setti- mana isolati dal mondo, poco si è scritto. E dopo un tale black out, Sassou si è imposto con la forza e ha utilizzato l’esercito contro la popolazione. Ma nessuno ne parla. Non lo trovo normale. L’o- pinione pubblica non capisce per- ché i congolesi si rivoltano, ma noi sappiamo che questo potere è illegittimo, illegale». Qual è la vostra visione sul fu- turo del paese? «Il movimento Ral-le-bol esiste soprattutto per far crescere la co- scienza cittadina. Come ci sono problemi oggi, ce ne saranno in futuro. Ma bisogna che tutti i congolesi si alzino in piedi come un solo uomo per dire no all’in- giustizia. E noi continueremo a la- vorare su questo terreno. Siamo sicuri che il Congo sarà libero ma occorrerà che tutti i congolesi possano impegnarsi per lottare contro la dittatura e i crimini eco- nomici che si stanno perpe- trando. C’è infatti anche una grave crisi economica, la cui causa è il go- verno. Ma chi detiene il potere crea diversivi, come la presunta guerriglia, in modo da non essere scoperti e continuare a dirigere il paese. Noi vogliamo che il Congo sia un paese di diritto, giustizia e ugua- glianza e che quelli che lo hanno messo in questa situazione siano giudicati e paghino per quanto hanno fatto». Marco Bello all’Assemblea generale della Francofonia (organizzazione mon- diale che raggruppa i paesi fran- cofoni, ndr ), in Senegal, si era op- posto alla ricandidatura di Nguesso. Sono delusi del comportamento della comunità internazionale, perché tutte le nazioni che si di- cono protettrici dei diritti del- l’uomo, quando si tratta di altri paesi parlano, ma quando si tratta del Congo tacciono. In Congo con- tinuano a morire cittadini che non hanno nulla a che vedere con la politica. Ed è terribile vedere che si continui a uccidere congolesi senza che la Francia dica qualcosa. Siamo molto delusi da tutti questi paesi che non fanno assoluta- mente nulla per aiutare il Congo a uscire dalla dittatura». Pensi sia dovuto agli interessi per il petrolio? «La Francia e gli altri stati guar- dano le situazioni dei paesi con gli occhi dei loro interessi. Ovvero se hanno affari in un paese, e questi sono garantiti, allora si possono anche uccidere le persone, tutti i giorni. Non è un loro problema. Ma questo è triste perché sono F OCUS C ONGO B RAZZA • Con questa intervista termina la serie che MC ha dedicato alla Repubblica del Congo. Gli altri articoli sono apparsi sui numeri di novembre e dicembre 2016. © AFP / Marco Longari CONGO BRAZZAVILLE Qui: giovani supporter del candidato Guy Brice Parfait Kolelas, manifestano presso il suo quartier generale, il 23 marzo 2016, a tre giorni dal voto. #

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