Missioni Consolata - Gennaio/Febbraio 2017
12 MC GENNAIO-FEBBRAIO 2017 tro alle vetrine di uno delle mi- gliaia di negozi di maquillage che intasano i marciapiedi con i loro banchetti promozionali? O di quel negozio di moda giovanile, dove personale bellissimo, frutto di sacrifici non indifferenti in pa- lestra e cosmesi aspetta le frotte di giovani che vi accorrono ra- pidi. Che Asia è quella che si apre davanti ai miei occhi, così fami- liare che mi sembra di averla già vissuta altrove, eppure così di- versa? Che pensano quei gio- vani? Che cercano nella vita? Cosa studiano? Andranno al tem- pio? Qualcuno di essi forse andrà in Chiesa. Il Cristianesimo si è dif- fuso moltissimo in Corea, soprat- tutto quello protestante, diviso in centinaia di chiese dalla di- versa denominazione, ma dalla simile architettura. Le grandi croci luminose che squarciano il cielo notturno della capitale con raggi di vario colore confermano che la presenza evangelica è nu- merosa e appariscente. A Myeong-dong si staglia la catte- drale cattolica, dedicata all’Im- macolata Concezione. Costruita originariamente in una piazzetta del vecchio quartiere, conqui- stando metri quadrati a risto- ranti e negozietti, oggi la grande chiesa si è ritagliata una spianata importante e un colpo d’occhio più imponente. Come i cattolici stessi, del resto. Anch’essi hanno guadagnato il loro spazio impor- tante in seno alla società co- reana. Oggi, sono circa il 10% della popolazione, ben organiz- zati, strutturati, con un clero ab- bondante e efficente. Nel cuore della gente Evito i palazzi storici e opto per tornare sui miei passi, puntando diritto verso Jogyesa, il più fa- moso tempio buddhista di Seul e il più frequentato della Corea. En- tro nel grande cortile che si apre di fronte al tempio principale e mi fermo a guardare tante per- sone che arrivano come formi- che, lasciano le scarpe davanti agli ingressi ed entrano, piazzan- dosi in ginocchio di fronte alle tre grandi statue di Buddha, raffigu- rato nelle principali fasi della vita: giovinezza, età matura e vec- chiaia. Chissà cosa portano nel cuore queste persone che si in- chinano ritmicamente di fronte all’Illuminato. Che pensieri si ce- lano dietro i mantra con cui ritmi- camente recitano le loro pre- ghiere? Non si immaginano nep- pure che dietro di loro, a pochi metri di distanza e in rispettosa attesa, un missionario cattolico li sta guardando con interesse e ti- more, chiuso nel suo mutismo ignorante. Vorrei fare tante do- mande… non consisterebbe an- che in questo il dialogo interreli- gioso? Mi smarco dalla folla religiosa di Jogyesa e cammino fino a im- mergermi in quella chiassosa, va- riopinta e globalizzata di Myeong-dong. Se non fosse per le scritte in coreano potresti pensare di essere a Milano, New York o Rio de Janeiro… luci, mu- sica, colori, persino i vestiti della gente sembrano essere stati fo- tocopiati ed applicati in serie alle varie persone. E qui che Asia c’è? Cosa vede il missionario, in piedi, in rispettosa e curiosa attesa die- COREA DEL SUD
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