Missioni Consolata - Dicembre 2016

di Tarcisio Foccoli Il gruppo è stato toccato da questa terribile si- tuazione. Una sera, pur avendo a disposizione una cena frugale composta da qualche fetta di pane e brodo di minestra, dopo aver visitato la gente, non ci sentivamo tranquilli a sederci a ta- vola pensando a chi, in quello stesso momento non avrebbe avuto niente da mangiare. In ogni capanna visitata si è pregato perché il Si- gnore mandasse la pioggia. Pregate pure voi! I l secondo momento è stato la visita alla mis- sione di Osizweni, township della città sudafri- cana di Newcastel. È stata la missione in cui ho speso i miei ultimi 12 anni di servizio in quel paese. Lì siamo stati accolti a braccia aperte dai missionari, ma i veri protagonisti dell’incontro sono stati 467 «angioletti cioccolatini» e le loro maestre che ci hanno dato il loro benvenuti con canti e feste. Riabbracciare i responsabili di co- munità, sentire l’urlo gioioso dei bimbi e dare loro polpose arance, sono stati momenti inde- scrivibili di commozione e di lacrime. Non sono mancate le visite alla capitale del Sud Africa, Pretoria, e, in modo particolare, a So- wetu, al Museo dell’apartheid e alla casa mode- sta di Nelson Mandela, oltre che, se pur da lon- tano, allo stadio First National Bank dove si è giocata la finale dei mondiali di calcio nel 2010. Grazie Signore del dono e della benedizione sui sogni dei missionari. Un saluto, un abbraccio e una preghiera per tutti gli amanti e «sognatori» della missione. E chi non lo è, abbia la gioia di diventarlo. E ravamo nel mese di agosto. Il viaggio ha avuto due momenti meravigliosi, molto di- versi l’uno dall’altro. Il primo è stato la visita in Swaziland, nella zona interessata da un progetto dell’associazione «Impegnarsi serve», legata al nostro istituto. Il gruppo era composto da sei impegnate ragazze, di cui quattro universitarie, studentesse di farma- cia, e due segretarie, tutte residenti nei dintorni di Torino. Lo scopo del progetto era quello di donare quindici contenitori per la raccolta dell’acqua in una zona dello Swaziland provata da una lunga e terribile siccità. Il gruppo, attraverso varie inizia- tive, aveva trovato la somma necessaria per rea- lizzarlo. Il vescovo della diocesi di Manzini, mons. Josè Luis Gerardo Ponce de León, missio- nario della Consolata argentino, non ha mancato di esprimerci tutta la riconoscenza della gente e sua personale. Visitando la zona colpita dalla siccità, abbiamo potuto constatare che i contenitori per l’acqua stavano per essere installati. Abbiamo abbrac- ciato la gente che, già povera, e pur avendo già zappato gli orticelli presso le loro capanne, per la mancanza di pioggia, non hanno potuto semi- nare, vedendo sbiadire la speranza di avere un certo futuro di sopravvivenza. Padre Giorgio Massa, missionario della Conso- lata cuneese nella missione di Hluti, ci ha confer- mato: «Purtroppo, non piovendo da sei mesi, la gente non ha neppure potuto seminare, e ora ha fame. Se non piove presto, moltissimi, soprat- tutto anziani, moriranno di stenti e di fame. Il go- verno cerca di fornire dell’acqua ma, a causa delle strade impervie e della lontananza, molta gente non riceve niente». Una testimo- nianza «diversa»: quella di padre Tarcisio ( il primo a destra nella foto ) che racconta dal suo punto di osservazione, quella dell’accompagna- tore, l’esperienza estiva di sei giovani del gruppo di «Impegnarsi serve» in Swaziland e Sudafrica. Sognatori della missione

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