Missioni Consolata - Dicembre 2016

AMICO.RIVISTAMISSIONICONSOLATA.IT LA PURIFICAZIONE Il concetto di colpa richiama l’i- dea di purificazione, descritta con tre verbi: cancellare, lavare e brillare. Cancellare. L’idea di fondo è che si deve cancellare qualcosa che era precedentemente scritto. Si credeva che Dio scri- vesse su un libro universale le nostre mancanze, e quindi qui il salmista richiede che quanto possa riguardarlo sia cancellato definitivamente. Vediamo al- cuni esempi: «Io cancello i tuoi misfatti per amore di me stesso, e non ricordo più i tuoi peccati», Is 43,25; e ancora: «Ho dissipato come nube le tue iniquità e i tuoi peccati come una nuvola. Ritorna a me, per- ché io ti ho redento», Is 44,22. Lavare. Questo termine sup- pone il mondo dei lavandai. Dall’idea delle vesti e panni da lavare si passa all’idea di purifi- cazione, che è un cammino spi- rituale, infatti Yahweh per bocca di Geremia (2,22) esclama a proposito di Gerusa- lemme: «Anche se tu ti lavassi con soda e molta potassa, re- sterebbe davanti a me la mac- chia della tua iniquità». Ed an- cora un altro testo dove il sim- bolo idrico si fonde con quello del fuoco, Yahweh dice: «Egli è come il fuoco del fonditore e come la lisciva dei lavandai. Siederà per fondere e purifi- care l’argento; purificherà i figli di Levi, li affinerà come oro e argento, perché possano offrire al Signore un'offerta secondo giustizia», Malachia 3,2-3. Brillare. L’idea è quella del ful- gore appannato dall’impurità e restituito alla sua brillantezza con la purificazione. Tutto ciò che risulta contaminato deve essere purificato. In ogni caso il peccato contamina le persone, le fa sbiadire. Questa perdita di luminosità va ristabilita nel suo splendore. L’orante si affida a Dio poiché solo lui può cam- biare la situazione, può ridare luminosità allo spirito, lavare le nostre colpe, ma soprattutto può indicarci la direzione giusta per il nostro cammino. I TRE ATTRIBUTI DI DIO Alle tre definizioni di peccato corrispondono tre attributi di Dio. Sono gli stessi che si ritro- vano anche nella professione di fede di Es 34. Pietà ( hanan ). L’idea di fondo di questo verbo è il piegarsi del principe verso il suddito, per manifestare la sua grazia e fa- vore. Dio, dunque, pieno di grazia e bontà si piega verso Israele per essere a lui «favore- vole» e «avere pietà» (Sal 2,2; 6,3; 25,16; 27,7). Fedeltà amorosa di Dio ( he- sed ). Questo termine scandisce il ritmo del grande Hallel (Sal 136) per ben 26 volte. Esso comporta una vasta gamma di significati. Nei Salmi è usato 127 volte e descrive di Dio la bontà, la grazia, la tenerezza, la fedeltà nei confronti dell’o- rante. Viscere di misericordia (raha- mim). Nella sua forma plurale rahamim il cui significato è «vi- scere» richiama molto da vicino il seno della madre. Dio non si può dimenticare delle sue crea- ture e fa dire a Isaia 49,15: «Si dimentica forse una donna del suo bambino, così da non com- muoversi per il figlio delle sue viscere? Anche se costoro si di- menticassero, io invece non ti dimenticherò mai». Con questo ardito antropomor- fismo, si illumina l’amore te- nero ed appassionato di Dio. Questa immagine ricorre anche in alcune commosse preghiere del salterio (25,6; 86,5.15-16; 103,4-13; 116,5-6). Citiamone uno come esempio: «Come è tenero un padre verso i figli, così il Signore è tenero verso quelli che lo temono» (Sal 103,13). La misericordia e l‘amore di Dio, sono, quindi, la radice del perdono. La sua vera essenza è Misericordia come se fosse il suo cognome. MANTENERSI FEDELI Il cuore dell’uomo è incline al peccato. Sembra estrema- mente difficile per lui mante- nersi fedele a Dio. Per questo egli ha bisogno di salvezza che si ottiene attraverso un cambia- mento di cuore (sede dell’intel- ligenza e della volontà). Nel contesto del diluvio, ad esempio, Dio dice: «Non male- dirò più il suolo a causa del- l’uomo, perché ogni intento del cuore umano è incline al male fin dall’adolescenza» (Gen 8:21). Il profeta Geremia am- monisce e il salmista prega: «Può un Etiope cambiare la pelle o un leopardo le sue mac- chie? Allo stesso modo: po- trete fare il bene voi, abituati a fare il male?» (Ger 13,23). «Non entrare in giudizio con il tuo servo: davanti a te nessun vivente è giusto» (Sal 143,2). Alla luce di questi testi, l’uomo, non ha bisogno di un cuore pu- rificato, ma di un cuore nuovo, diverso da quello della prima creazione. Un cuore non incline al male, ma «puro», capace di osservare fedelmente i co- mandi del Signore. E Dio nella sua eterna bontà è pronto per una nuova crea- zione: dobbiamo solo chieder- glielo. Antonio Magnante Robert Cheaib/Flickr com

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