Missioni Consolata - Dicembre 2016

al divino. Mi insegnò a pregare e finalmente riuscii a raccogliermi e a concentrarmi su me stessa. Imparai a ritirarmi nella mia cella personale della preghiera, che diventava ogni giorno una realtà sempre più grande. Anche la situazione che stavi vivendo imparasti a vederla con occhi diversi? I nazisti potevano renderci la vita più dura, privarci della nostra libertà di movimento, ma io mi rendevo conto che eravamo noi stessi a privarci delle nostre forze migliori, con un atteggiamento del tutto sba- gliato, col sentirci perseguitati, umiliati ed oppressi, col nostro odio e con la millanteria che mascherava la paura. In un certo senso si può dire che anche attra- verso le situazioni più drammatiche possiamo mantenere la nostra dignità, nessuno ce la può portare via. Se ho imparato qualcosa dalla mia terribile espe- rienza è che quel Dio che vive in noi soffre con noi. Egli non può fare molto per modificare le circo- stanze in cui mi trovo, ma io sono sicura che a ogni battito del nostro cuore tocca a noi aiutare Lui, di- fendere fino all’ultimo la Sua Casa che è in noi. Non si può essere nelle grinfie di nessuno se si è nelle braccia di Dio. Nello stesso periodo il campo di Westerbork passò sotto comando tedesco diventando così un «campo di transito di pubblica sicurezza». I tedeschi volevano fare di quel campo un luogo di raccolta e di smistamento per gli ebrei prigionieri diretti ad Auschwitz. Fu necessario trovare qual- cuno che mandasse avanti l’organizzazione a livello amministrativo-burocratico. Quindi anche per te fu dilatato il tuo campo di azione? È vero, a Westerbork godevo di una certa libertà e questo mi permise di mantenere contatti con l’e- sterno e di scrivere delle lettere che si diffusero ovunque in Olanda. Il 15 settembre 1942 Julius Spier morì per un tumore al polmone e, cosa abba- stanza strana, le autorità tedesche mi diedero il permesso di andare ad Amsterdam per partecipare al suo funerale. La relazione con Julius Spier è alla base della tua sensibilità religiosa e, attraverso i tuoi scritti, intuiamo che c’era tra voi una grande tensione spirituale. Pur proveniente da una famiglia ebraica, io ero per nulla osservante delle leggi della Sinagoga. L’incon- tro con Julius fu per me come uno squarcio di se- reno in una giornata carica di nubi e di dubbi. Con lui posso dire di essermi aperta alla trascendenza e • Shoah | Razzismo | Fede • MC RUBRICHE

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