Missioni Consolata - Dicembre 2016

scono facilmente in prima pagina - soprattutto quando servono agli inte- ressi elettorali di alcuni -, abbiamo una marea di e- sperienze positive - vissu- te da persone normali - di cui si parla poco o niente, ma che sono la vera ri- sposta «buona» a un dramma che è più grande di noi e di cui non si vede ancora la fine. FONDAMENTALISTI Spett. redazione, in merito alla risposta (il riferimento è a MC 7/2016 p. 5) vorrei fare alcune osservazioni. De- finire fondamentalisti cristiani quelli che non riconoscono il papa è proprio degno di chi pen- sa di avere la verità in ta- sca come i cattolici. Fin dai primordi i padri fon- datori del cristianesimo infischiandosene del detto: ama il tuo nemico, hanno creato apostati, e- retici, hanno perseguita- to e ucciso ebrei, pagani distruggendo i loro tem- pli, streghe con una fero- cia veramente paragona- bile o anche superiore al- le torture di oggi compiute da altri fonda- mentalisti, che sono sol- tanto assassini con una scusante religiosa, come lo erano gli inquisitori e persecutori del passato, non troppo passato. Pio IX applicava la pena di morte come gli altri papi ordinando di impiccare senza alcun rimorso. I- noltre molto prima delle multinazionali il Congo è stato terra di traffico di schiavi da parte dei ge- suiti (ne possedeva- no12.000 nel 1666 così come i benedettini in Brasile fino al 1864). In Congo poi i belgi del cat- tolicissimo Leopoldo hanno creato uno sfrut- tamento superiore ad o- gni concezione umana. Per i congolesi però nes- sun digiuno, come per i ruandesi o i vietnamiti. Come vede ogni setta ha la sua parte di orrori, co- mancanza di regole che nessuno intende far ap- plicare. Se in Europa ci fossero regole che a ogni manifestazione di insof- ferenza o peggio delin- quenza l’immigrato ve- nisse espulso non sareb- bero necessarie barriere. Tutti populisti quelli che vogliono regole? Persino Papa Francesco ha fruito di regole por- tandosi a casa dall’isola di Lesbo 12 migranti con passaporto, e (dicono al- cuni giornali) con il visto per l’espatrio, mentre sulle nostre coste arriva- no quasi tutti senza do- cumenti. Populista an- che lui? Angelo Brugnoni Daverio (VA), 02/11/2016 Continuiamo allora il dia- logo iniziato su queste pa- gine lo scorso ottobre. Aggiorno solo la triste statistica dei morti nel Mediterraneo: 4.420 al 3/11/2016. Comportamenti illegali e furbizie dei migranti. Pochi giorni fa un amico mi raccontava, tra lo stiz- zito e il rattristato, di aver assistito a un corso di for- mazione per migranti nel quale 9 su 10 chattavano imperterriti sul cellulare invece di seguire la lezio- ne. Altri amici mi hanno invece invitato ad andare a vedere un certo orto di cavoli ridotto peggio di quello, famoso, di Renzo. Se uno volesse fare la li- sta di tutte le negatività nel comportamento dei migranti accolti in Italia, potrebbe scrivere un libro per la gioia di chi li consi- dera semplicemente un problema e un pericolo. Non sono un esperto in materia, ma credo che ci siano due ragioni fonda- mentali alla base dei comportamenti negativi: la prima è che molti di lo- ro non vogliono stabilirsi in Italia, la seconda è che non si fidano degli opera- tori che incontrano. Senza la fiducia la relazione che ne risulta è quella di «guardie e ladri». Fare finta di non vedere queste situazioni difficili («buoni- smo»?) o vedere solo le situazioni negative («po- pulismo»?) non aiuta né le persone che vogliamo accogliere né noi stessi. Regole. Se «buonismo» è chiude- re gli occhi e dire «poveri- ni loro», trattandoli pater- nalisticamente e quasi con un senso di colpa, al- lora sono d’accordo a con- dannarlo. Ma neppure il moltiplicare le regole ser- ve a molto. Anzi, più rego- le ci sono, più diminuisce la responsabilità e la li- bertà. Avendo vissuto per molti anni in Africa, ho notato con preoccupazione come proprio in Europa si stia uccidendo la libertà, il buon senso e la responsa- bilità con un moltiplicarsi infinito di regolamenti su ogni cosa: dai cibi al com- mercio, dalla sanità all’e- tica, dalla famiglia al la- voro ... Regolamenti che diventano poi così intricati da permettere ai furbi di abusarne. Detto questo, so bene che tra i rifugiati e migranti ci sono quelli che pensano di avere solo diritti e nien- te doveri, e anche coloro che sono arrabbiati con tutto il mondo (chi non lo sarebbe dopo aver passa- to quello che molti di loro hanno dovuto subire?). So anche che c’è chi crea nei migranti aspettattive sproporzionate e fomenta i loro sospetti e diffidenze nei confronti di chiunque li voglia aiutare. Lo stesso succede anche per i citta- dini dei luoghi di acco- glienza. La strumentaliz- zazione politica in questo campo è ben nota. L’accoglienza, complicata dal numero crescente dei migranti e rifugiati, è una realtà oggettivamente dif- ficile da gestire. Per que- sto mi viene da chiedere se tutto il personale im- piegato dalle moltissime cooperative e onlus che con generosità si occupa- no di accoglienza, sia dav- vero all’altezza del delica- to servizio che è chiamato a rendere e abbia ricevuto una formazione adeguata per diventare autorevole interlocutore di chi è nel bisogno. Le regole ci sono, è im- portante osservarle e far- le osservare, con fermez- za sì, ma non con la forza, la paura o le botte (come ha denunciato recente- mente Amnesty Interna- tional ), piuttosto con per- suasione, accompagna- mento, formazione e necessaria autorevolezza. Ricordo una storia conta- dina che ho sentito da bambino quando ancora si arava con l’aratro trainato dai buoi. C’erano quattro fratelli che, prestissimo al mattino, uscivano ad ara- re con un aratro trainato da due coppie di buoi. Tre di loro uscivano insieme, uno all’aratro e uno cia- scuno per ogni coppia di buoi usando sempre urla e botte per farsi obbedire. Invece il quarto fratello u- sciva da solo per fare lo stesso lavoro, senza urla e senza pungolo. Il segre- to? I tre fratelli si alzava- no all’ultimo minuto e an- davano subito fuori nei campi ad arare. Il quarto invece si alzava un’ora prima, nutriva e abbeve- rava bene i buoi e poi u- sciva ad arare, e gli basta- va la voce per farsi obbe- dire. Forse questa parabola c’entra poco, ma se invece di trattare i «miranti e ri- fugiati» come una catego- ria aliena e problematica, cominciassimo a conside- rarli semplicemente per- sone e a stabilire con loro rapporti «umani», faccia a faccia, forse sarebbe me- glio per tutti. È la diffe- renza tra chi erige barri- cate contro il «nemico» e chi improvvisa una festa di paese per il «fratello». Probabilmente chi è trat- tato da «persona» è più disponibile a rispettare le regole di chi invece è trat- tato come un numero, un problema, un nemico. Nel nostro paese, accanto a episodi negativi che fini- 6 MC DICEMBRE 2016 redazione@rivistamissioniconsolata.it mcredazioneweb@gmail.com

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