Missioni Consolata - Dicembre 2016

DICEMBRE 2016 MC 59 • Minoranze | Foresta | Pigmei • MC ARTICOLI # A sinistra: padre Antonio con alcuni pigmei davanti alla nuova cappella del progetto Etabe. # A destra: alcuni pigmei al lavoro nei campi. umani). Un genocidio denunciato da padre Mumbere tramite una lettera appello, indirizzata lo scorso maggio a Joseph Kabila, in cui si legge: «A questo ritmo, voi potreste essere ricordato come il presidente dei morti, dei cimiteri, delle fosse comuni». La missione Etabe Padre Antonio opera in Nord Kivu dal 1989. Una regione difficile e al contempo straordinaria dal punto di vista naturalistico e culturale. Padre Antonio ha deciso di aiutare gli ultimi tra gli ultimi, i pigmei, con la creazione di un progetto concreto a loro favore. Chiamato inizialmente «Progetto pigmei Te- turi», questo programma fu sotto- scritto e sostenuto dall’allora ve- scovo di Butembo-Beni, monsi- gnor Emmanuel Kataliko. Il pro- getto, nell’arco di pochi anni, pur con limitati mezzi a disposizione, si è radicato, tanto da coinvolgere diversi clan (o famiglie allargate) di pigmei nella partecipazione al suo sviluppo. Intanto, il nome è stato modificato in «Progetto pigmei Etabe». Etabe deriva dall’appella- tivo dell’originaria missione isti- tuita nella prima metà del ´900 dai Piccoli fratelli di Charles De Fou- cauld, i quali stavano cercando di emancipare i pigmei. Anche per questo motivo, nel 1964, alcuni preti di questa comunità missiona- ria vennero uccisi dai ribelli Simba istigati, secondo padre Antonio, dal gruppo dei Babila. Questi ul- timi erano e rimangono i principali oppositori di chiunque tenti di aiu- tare il popolo della foresta. L’obiettivo del progetto è quello di offrire ai pigmei gli strumenti per sottrarsi al dominio-sfrutta- mento da parte degli altri congo- lesi, e degli stranieri. L’emancipa- zione avviene a più livelli. Sul piano economico, con l’acquisi- zione di conoscenze legate all'a- gricoltura, come forma di integra- zione delle fonti di sussistenza tradizionali quali caccia, pesca e raccolta. A ciò si aggiungono l’ap- prendimento di competenze le- gate all’artigianato del legno, alla meccanica, alla sartoria. Sul piano politico, sostenendo una forma di autonomia giuridica e amministrativa delle popolazioni pigmee, all’interno dell’ordina- mento dello stato. Sul piano cul- turale, appoggiando l’istruzione dei pigmei attraverso scuole ge- stite da loro stessi, per proteggere e valorizzare le varie forme espressive e artistiche originali. Sul piano religioso, l’annuncio evangelico viene inserito rispet- tando la religiosità dei pigmei. Padre Antonio, appoggiato dal fratello Benito, insegnante in pensione, da Alexandre Muhongya, già collaboratore dei gno 2016). Le milizie, molto san- guinarie, alcune composte da po- che centinaia di uomini armati, si scontrano tra loro, talvolta contro le Forze armate congolesi (Fardc), ma sempre commettendo atro- cità nei confronti dei civili. «Nel Nord Kivu - afferma padre Antonio Mazzucato, classe 1938, sacerdote fidei donum della dio- cesi di Bolzano, e missionario nella diocesi di Butembo-Beni - sono in atto cruenti attacchi a danno della popolazione da parte di diversi gruppi armati. In parti- colare Forze democratiche per la liberazione del Rwanda (costi- tuita da hutu contro il regime tutsi di Kigali, ndr ) e le Forze de- mocratice alleate (ugandesi di fede islamica contro il governo di Uganda e Rdc, ndr ). In questo scenario la Monusco, la missione Onu per la stabilizzazione della Rdc, non riesce a proteggere la popolazione. I soldati Onu non fanno nulla per bloccare i massa- cri, intervengono troppo in ri- tardo. Si limitano a operazioni umanitarie. Inoltre, non contra- stano, né denunciano, il traffico di minerali, come diamanti e col- tan. Ed è proprio il quest’ultimo uno dei fattori che alimenta l’in- stabilità politica e i massacri» . A causa del saccheggio delle ri- sorse naturali, nel Nord Kivu conti- nuano i massacri, nella più totale impunità. Secondo padre Gaston Mumbere, della congregazione degli Agostiniani dell’assunzione, soltanto in questa regione della Rdc si conterebbero 8 milioni di vittime negli ultimi vent’anni (si veda il rapporto Rapport du Projet Mapping , dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti © Flavio Pante

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