Missioni Consolata - Dicembre 2016

DAI LETTORI Cari mission@ri Risponde il Direttore DICEMBRE 2016 MC 5 migliaia di morti (solo quest’anno l’Onu dice che sono già 3.800 tra morti e dispersi). L’accettazione indiscri- minata senza regole spesso è fonte di com- portamenti illegali da parte di questi «ospiti». Quasi ogni giorno viene violata la regola di ospi- talità con comportamenti delinquenziali fino all’as- sassinio. Pertanto dire semplicemente: «Acco- glienza accoglienza», senza regole, non fa che renderci complici, anche se indirettamente, di quelle migliaia di poveri esseri in fuga che spe- rando in una vita più de- gna di essere vissuta fi- niscono in fondo al Medi- terraneo oltre a subire maltrattamenti e violen- ze durante le «trasferte» prima dell’imbarco, a cui si aggiunge il sospetto fondato del traffico di or- gani. Questa «complicità», che viene tollerata per non offendere i buonisti a tutti i costi, fa pensare al pattume che si vuole nascondere sotto il tap- petto. Purtroppo è verità scomoda e graffiante. Però la verità non fa sconti a nessuno. Mai. Come liquidare sempli- cemente per populismo la pressante richiesta di severe regole di ospita- lità? Persino una signo- ra di colore africana giunta anni fa in Italia ha detto recentemente du- rante una trasmissione televisiva «voi italiani siete bravi, mi avete ac- colto con amore, mi ave- te aiutato, ma ora con tutti quegli arrivi state esagerando». Anche lei populista allora? Molto criticate le barriere anti immigrati in vari paesi. Certo. La causa principale è frutto della GIUSTIZIALISMO E FURBETTI Dinnanzi a coloro che u- sano la parola «giustizia- lismo» i giudici hanno u- no spettro di reazioni che va dall’arricciamento di naso all’indignazione profonda. Sicuramente anche il giudice Caselli (cfr. MC. 7/2016 p. 33) è tra coloro che non vanno matti per questa parola. Per quanto mi riguarda, perplessità e disagi an- cora più grandi me li creano anche la parola «furbate», la parola «furbetti» e certi com- plementi di specificazio- ne che molti cultori della legalità o sedicenti tali, hanno preso l’abitudine di aggregare a queste parole. La domanda che vorrei porre è questa: i giudici del caso Tortora, che invece di chiedere scusa, invece di essere biasimati e di pagare per i grossolani e catastrofici errori compiuti, hanno fatto - grazie ad altri uo- mini di legge -, tutti quanti, una carriera da Mille e una notte , voglia- mo definirli dei fedeli e integerrimi servitori del- lo stato? Se è vero che la lotta contro i furbetti del quar- tierino, i furbetti dello scontrino, i furbetti del cartellino, deve conti- nuare perché rappresen- ta un pezzo importante della lotta contro la cor- ruzione, non è altrettanto vero che anche i furbetti del verbalino, i furbetti del bilancino, i furbetti del bisognino, dovrebbe- ro essere adeguatamen- te sanzionati e condan- nati a restituire il maltol- to? Siete sicuri che il vigile urbano beccato a timbrare in mutande sia più colpevole dei colleghi che, per far cassa e car- riera, multano (e a volte ammazzano) i disabili, multano i veri invalidi, multano i senzatetto e il possesso del cartone da essi utilizzato come gia- ciglio per la notte? Chi è più sporco, chi è più corrotto? Il soggetto che, in mancanza di meglio, fa un goccio di pipì dietro il cespuglio o i poliziotti che gli fanno la posta (o stalking ?) per affibbiargli cinquemila euro di con- travvenzione? Vi sembra degno di un paese democratico e di una nazione civile - e qui mi rivolgo anche al giudi- ce Caselli - che chi rea- gisce a tutto ciò dicendo «vergogna», dicendo «smettete di dir bu- gie», dicendo «smettete di mettere l’etica profes- sionale dietro le esigen- ze di bilancio» debba beccarsi una condanna penale per oltraggio a pubblico ufficiale? Distinti saluti. Bartolomeo Valnigri 22/07/2016 Quello che lei dice pur- troppo si basa sull’espe- rienza quotidiana. Ed è un fenomeno che ha radici antichissime, se anche un profeta come Isaia sentiva il bisogno di stigmatizzare con parole molto forti la corruzione dei potenti e di chi è in autorità: «I tuoi capi sono ribelli e compli- ci di ladri; tutti sono bra- mosi di regali, ricercano mance, non rendono giu- stizia all’orfano e la causa della vedova fino a loro non giunge» (Is 1,23). In questi anni, osservando certi stati africani, ho visto con tristezza il dilagare della corruzione, accele- rata proprio dal cattivo e- sempio di chi è ai posti più alti del governo. Qui da noi, la disaffezione cre- scente verso la politica e i politici è aumentata espo- nenzialmente con il cre- scere della corruzione nei loro ranghi. Ma il rischio più grosso è che si perda il senso di quello che è giu- sto, il senso del dovere e della responsabilità socia- le e che il cattivo esempio dei «grandi» diventi giu- stificazione per compor- tarsi male come loro. È bello invece che riman- gano delle persone, indi- pendentemente dalla ca- tegoria cui appartengono, che sono ancora capaci di avere un pensiero critico e autocritico e hanno il co- raggio di dire la verità, anche quando è scomoda. Guai a noi se ci rasse- gnassimo perché «tutti sono corrotti». ACCOGLIENZA Egregio Padre, ho letto il suo commento al mio scritto che avete pubblicato in MC 10/2016 con titolo «Tempo di cri- si». Segno che l’argo- mento trattato è tuttora pressante. Dice, giusta- mente, che è spesso af- frontato in termini fuor- vianti. Certi commenti, come quelli da lei citati, sono il prodotto di igno- ranza ed egoismo, tutta- via ciò, spesso, ha radici nel caos della gestione di una immigrazione di massa fuori controllo, con illegalità a tutti i li- velli. Innanzitutto i nuovi schiavisti che gestiscono l’immondo commercio u- mano che le autorità di qualsiasi istituzione poli- tica sociale o religiosa si guardano bene dal con- trastare. Non è da molto che abbiamo smesso di criminalizzare gli schia- visti dei secoli passati mentre ora «tolleriamo» vergognosamente quelli attuali. Ciò ha generato In queste pagine diamo spazio a tutte le lettere, email o messaggi che riceviamo, purché chiaramente firmati.

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