Missioni Consolata - Dicembre 2016

44 MC DICEMBRE 2016 Ma anche in altre aree geografiche i crackomani vi- vono condizioni di precarietà economica, socio-la- vorativa e abitativa (sono spesso senza fissa di- mora), sovente coinvolti in atti di criminalità. Hanno una esistenza molto disagiata, ma soprat- tutto di grave solitudine primariamente dal punto di vista relazionale, provenendo frequentemente i consumatori da famiglie assenti o pluri-problemati- che, tra i principali fattori di rischio associati alle condotte di consumo. Più di ogni altra malattia, la dipendenza è la prova che la nostra salute e quindi il nostro malessere sono fortemente influenzati dall’ambiente in cui si vive. L’individuo e l’entità psico-mente di cui è co- stituto sono influenzati continuamente dall’intera- zione con l’ambiente esterno, sia nella sua compo- nente comportamentale, che psicologica e organica (ricordiamo l’epigenetica e la neuro-psico-endo- crino immunologia). Gli studi generalmente concludono che un contesto di vita svantaggioso, l’esclusione sociale, la carenza di risorse economiche e lavorative, aumentano il ri- schio di sviluppare i disturbi di uso. Basti pensare alla crisi economica, considerata da tutti i più im- portanti studi epidemiologici, un fattore di aggra- vamento dei consumi di sostanze. Nella specificità di Reggio Emilia tale sostanza ha incontrato un altro tipo di fragilità: la popolazione migrante che vive in stato di irregolarità. La man- canza di una dimora, di un lavoro, di una rete so- ciale, la lontananza dai legami familiari, il falli- mento di un progetto migratorio su cui era fondata la speranza di riscatto personale ma anche di tutta la famiglia, porta la persona a rifugiarsi in un oblio chimico che annulla temporaneamente le preoccu- pazioni, i pensieri, la sofferenza e che rende meno duro vivere in strada o all’interno di case abbando- nate. Cocainomani e crackomani Da quanto detto si comprende che essenziale è la distinzione tra cocainomane e crackomane. Tra queste due tipologie di consumatori - colui che aspira per via nasale la cocaina a scopo per lo più ricreativo e colui che inala crack - esistono confini molto rigidi. Citando la relazione dell’Osservatorio europeo: «Chi consuma cocaina ad uso ricreativo è altra cosa rispetto ai gruppi emarginati come i gio- vani senza fissa dimora, chi è dedito alla prostitu- zione e i consumatori problematici di eroina che fu- mano cocaina “base/crack”, oppure si iniettano co- caina mescolata con eroina, in aree a macchia di leopardo all’interno di determinate città» (Emcdda, 2001). Quello che si sta osservando, però, negli ultimi anni e anche nella nostra città è la crescente sfumatura del confine tra cocaina e crack sia per la diffusione di tale tipologia di sostanza tra i «consumatori della notte», sia per le «tendenze» del mercato delle dro- ghe, che evidentemente offre di più questo tipo di sostanza. Sempre l’Osservatorio europeo inoltre, segnala in vari paesi dell’Unione, compresa l’Italia, la pratica di mescolare la cocaina «base/crack» con il tabacco in un mix da fumare. In più, la presenza sul mercato di crack già pronto rende questo pro- dotto più appetibile. Strategie di riduzione del danno Crescenti sono le evidenze orientate a supportare o incoraggiare l’introduzione di programmi di ridu- zione del danno che prevedano la distribuzione di materiali sterili e sicuri necessari per fumare (Ti, 2012) o almeno una serie di precauzioni da adottare in caso in cui lo scambio della pipa diventi inevita- bile (ad esempio usare dei boccagli). Ciò al fine di ridurre il rischio di diffusione delle malattie infet- tive così come di lesioni locali della bocca legate allo scambio e al riuso della pipa (bruciature, tagli, ul- cere) (Duff, 2013). Molti paesi hanno avviato l’apertura di Supervised Smoking Facility (sulla falsariga delle cosiddette «stanze del buco»), luoghi in cui poter inalare il Sotto : uno schema dei costi sociali del consumo di droga (adattamento da D. Collins e altri, in «Bulletin on Narcotics», 2000).

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