Missioni Consolata - Dicembre 2016

DICEMBRE 2016 MC 43 L a dipendenza da cocaina denota una particolarità di genere, risultando il rapporto femmine/ma- schi, in termini di frequenza di consumo, più alto rispetto a quanto osservabile con altre tipologie di droghe (con prevalenza tendenzialmente maggiore nel genere maschile). Con il crack, ciò è ancor più vero, arrivando a riscontrare in specifici contesti caratterizzati da disagio sociale grave, addirittura una maggiore pre- valenza del consumo di crack tra le donne che non tra gli uomini (Pope, 2011). E questo, nonostante la maggior parte delle donne dichiari di aver iniziato a usare crack insieme o indotta dal proprio partner, anch’egli consu- matore. Le donne consumatrici di cocaina e crack tendono, a pa- rità di entità di consumo, a sviluppare più rapidamente dell’uomo dipendenza patologica e conseguenze sanita- rie correlate (Pope, 2011). Le donne tendono a soffrire maggiormente di disturbi psichici e in particolare di de- pressione che è uno dei fattori associati all’induzione e alle recidive dei disturbi di uso, e che - nello specifico del crack -, trova una forma di autocura nelle pro- prietà psicostimolanti di questo. Gli stati umorali negativi aumentano il craving e il rinforzo positivo dell’azione euforizzante della cocaina e una più grave sindrome d’astinenza. Tutto ciò comporta che a dispetto di una più alta motivazione ad aderire ai trattamenti, le donne consuma- trici di crack abbiano esiti dei trattamenti peggiori (Johnson, 2011). Le donne adottano più frequente- mente modalità tipo binge di con- sumo e ricorrono più frequente- mente a comportamenti sessuali a rischio (sesso non protetto con au- mentata trasmissione di malattie veneree e infettive, promiscuità sessuale) o alla prostituzione in cambio di soldi o droga (gli uomini sono invece più di frequente coinvolti in attività criminali o di spaccio) (Sher- man, 2011; Bertoni, 2014). Le donne sono più spesso vittime di vio- lenza agita nei contesti più marginali di consumo di crack e più frequentemente subiscono violenza sessuale e fisica da parte dei loro partner. In tale si- tuazione il crack è visto come mezzo per dimenti- care, non sentire, lenire il dolore dei traumi fisici ed emotivi subiti. Insomma, un mezzo per sopravvivere (Krawczyk, 2015). D i particolare importanza tra le conseguenze dell’uso di crack sono gli effetti nella donna in gravidanza, fase in cui il metabolismo della cocaina è ridotto, il che implica una maggiore tossi- cità sia sulla madre che sul concepito. Oltre all’au- mentato rischio di aborto e nascita prematura, il crack può essere responsabile di una serie di alterazioni fisiche e comportamentali che hanno permesso di rico- noscere questi bambini esposti al crack come «crack ba- bies». I neonati nati da donne che abbiano consumato ripetu- tamente la sostanza possono manifestare una sindrome di astinenza la cui frequenza e il cui grado di intensità sono influenzati dal riscontro o meno di positività urina- ria del neonato (il che dipende dall’interruzione o meno dell’uso di sostanza, in prossimità del parto, da parte della madre). Essa è caratterizzata da irritabilità, sudora- zione profusa, ipertonia e disturbi del sonno, tremori, pianto continuo e inconsolabile, suzione eccessiva- mente energica, ma non più efficace, instabilità del si- stema nervoso autonomo (tachicardia, sudorazione, ipertermia), peso e altezza più bassi alla nascita, ridotta circonferenza cranica. Con la crescita si possono struttu- rare difficoltà comportamentali e neurologiche (ano- malo tono muscolare, disturbi della postura), disturbi dell'apprendimento e deteriora- mento cognitivo (QI più basso, disturbi del linguaggio, disturbi dell’attenzione), che tendono a comparire con frequenza più alta rispetto ai loro coetanei non esposti a cocaina. Nei bambini delle madri consumatrici di crack, a causa del più alto rischio di contrarre infezioni, si è riscon- trata una associazione più alta con infezioni da Hiv ed epa- tite C che possono tra- smettersi per via trans- placentare più fre- quentemente e più facilmente anche perché il crack infi- cia il regolare svi- luppo ed attività del sistema immu- nitario del neo- nato. Gli effetti dannosi del crack, così come accade per ogni altra sostanza che sia assunta in gravidanza, sono am- plificati, indotti e/o as- sociati alle conseguenze sul benessere psico-fisico del- l’unità madre-bambino, dei fattori socio-economici e psicologici vissuti dalla madre, che agiscono la loro azione aldilà o insieme al consumo della cocaina. Luana Oddi Donne e crack I problemi più seri sono per le donne incinte e i loro figli. DOSSIER MC DROGHE E TOSSICODIPENDENZA © Mauricio Lima / AFP

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