Missioni Consolata - Dicembre 2016

42 MC DICEMBRE 2016 penderà dalla frequenza, intensità, tempo di assun- zione, ma anche dallo stato psicologico, fisico e so- cio-sanitario della persona. L’intervento medico Dal punto di vista medico tra i principali sintomi da monitorare e trattare vi sono quelli psichici, che possono caratterizzare tanto la fase di intossica- zione acuta che quella di astinenza e che spesso sono anche il motivo primario di ricorso alle cure mediche e farmacologiche. L’attenzione medica al riconoscimento e al trattamento di tali quadri deve essere prioritaria in quanto essi peggiorano la pro- gnosi, pongono a rischio non solo di ricaduta, ma anche di autolesione (fino al suicidio), aumentano il rischio di abbandono delle cure (Roselli Marques, 2011). L’alta percentuale di disturbi psichici a volte è l’e- sito finale della continuativa azione della cocaina sui circuiti neuronali (depressione, psicosi, discon- trollo degli impulsi e della rabbia), altre volte è preesistente al consumo di crack, che appare per- tanto sintomo di un disturbo di personalità o del tentativo di autocura della persona. Sebbene una quota di nostri consumatori di crack siano accomunati da un passato di consumo iniet- tivo di altre droghe, frequentemente il crack si in- serisce all’interno di una gamma di policonsumo (alcol, cannabis, benzodiazepine). Ad esempio, al fine di ridurre l’angoscioso stato emotivo tipico del crash o per attenuare l’ansia e la paranoia conse- guente al ripetuto consumo, i con- sumatori cronici di crack sono so- liti ricorrere all’uso di sostanze ad azione sedativa quali alcol, benzo- diazepine (nel territorio reggiano è diffusissimo il Rivotril ) o ancora l’eroina. È bene specificare che l’uso di al- col combinato con la cocaina snif- fata ha un significato farmacolo- gico e clinico diverso dall’associa- zione con il crack. Nel primo caso, infatti, l’alcol serve principalmente a rinforzare gli effetti positivi della cocaina (prolungando ed atte- nuando l’intensità dell’azione eufo- rizzante, impedendo che questa viri verso sentimenti di ansia ed eccessiva agitazione psico-fisica) ed è assunta prima o in contempo- ranea alla cocaina. Nel secondo caso, invece, ha soprattutto la finalità di auto-trat- tamento e prevenzione della disforia e dell’agita- zione e degli altri effetti indesiderati del crack, oltre a ridurre la secchezza della bocca (Dias, 2011). Da non dimenticare poi, l’impatto sulla salute fi- sica, con aumentato rischio di contrarre malattie infettive specie sessualmente trasmissibili o conse- guente a scambio di paraphernalia (oggetti con- nessi all’uso di droghe, ndr ) (Cruz, 2013). La com- pulsività e la frequenza d’abuso sono fattori in grado di influire su tale rischio: i consumatori gior- nalieri hanno un rischio di contrarre l’Hiv supe- riore di 4 volte rispetto ai consumatori non abituali (De Beck, 2011). Il condizionamento dell’ambiente La velocità con cui si instaurano il declino socio-sa- nitario, oltre alle complicanze cliniche correlate, nel caso del crack è particolarmente spiccata. Ciò è in parte da relazionarsi alle caratteristiche farma- cologiche della sostanza, ma in parte anche alla estrema fragilità sociale dei contesti in cui il crack è maggiormente diffuso. Il crack è stato larga- mente commercializzato in quartieri poveri di ri- sorse e caratterizzati da disordine sociale e le cui popolazioni, spesso appartenenti a minoranze raz- ziali ed etniche, godevano di scarse possibilità eco- nomiche o di miglioramento del loro stato. La popo- lazione consumatrice di crack in Brasile è concen- trata principalmente nella popolazione urbana, gio- vane e marginalizzata: è la droga delle favelas . A sinistra: il percorso dal primo uso di droga alla condizione di dipendenza patologica (tratto dal manuale del Diparti- mento politiche antidroga, «Cervello, mente e droghe»). In basso a destra : una consumatrice di crack in avanzato stato di gravidanza per le strade di «Crackolandia» a San Paolo, Brasile. Il percorso Dal primo uso alla dipendenza patologica

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