Missioni Consolata - Dicembre 2016

38 MC DICEMBRE 2016 La cocaina idrocloridrato viene consumata tramite aspirazione con le narici o, meno frequentemente, iniettata in vena dopo essere stata disciolta in ac- qua (Emcdda, 2001). L’espressione gergale «crack» designa la cocaina trattata per essere fumata o, più precisamente, per inalarne i vapori che danno effetti immediati e in- tensi. Per poter inalare la cocaina è necessario tra- sformare il prodotto in polvere nella forma di base, che ha infatti, un punto di fusione più basso di quello della prima, rendendola più idonea ad essere scaldata e trasformata in vapore. Il crack ha l’a- spetto di cristalli, e ha ormai sostituito quasi com- pletamente la cosiddetta freebase ( vedi Glossario sul sito ), rispetto alla quale si ottiene con un processo più semplice: il cloridrato di cocaina diluito in ac- qua, viene mescolato con bicarbonato di sodio e scaldato. Da tale reazione si ottengono piccoli ag- glomerati solidi detti « rocks » (rocce, sassi, pietre). Questi cristalli sono bruciati, per essere inalati, in una pipa d’acqua e quando esposti al calore provo- cano un singolare rumore (scricchiolante), da cui - probabilmente - il caratteristico nome di crack. I vapori del crack Una dose di crack contiene mediamente 100-200 mg di cocaina. Il crack è di aspetto simile a pietre, a pezzetti di stucco o scaglie di sapone ( foto a pagina 37 ). Sul mercato si può trovare preconfezionato in piccoli sacchetti o contenitori di plastica, pronto per essere utilizzato. Per fumare il crack, si ricorre generalmente a pipe speciali, il cui fornello è coperto da una maglia me- tallica (o stagnola traforata). Su tale fornello è po- sta la sostanza che, scaldata con la fiamma, pro- duce il vapore da aspirare. Un altro strumento molto diffuso e di ampio utilizzo a causa della sua economicità è la bottiglia di plastica. L’assunzione del crack avviene tramite l’aspira- zione dei vapori (e non dei prodotti della combu- stione come avviene, ad esempio, con le sigarette). Ciò è importante, in quanto i vapori sono assorbiti molto più velocemente del fumo. Questo attribuisce al crack proprietà farmacocinetiche molto simili a quelle della cocaina assunta per via endovenosa: come questa, infatti, permette la rapida entrata in circolo e quindi nel sistema nervoso centrale della sostanza, fornendo euforia in modo quasi istanta- neo. Il fumatore di crack inala profondamente i va- pori trattenendoli nei polmoni per il tempo più lungo possibile, in modo da aumentarne al massimo l’assorbimento. Gli effetti sull’esistenza: vivere per il crack La via inalatoria, così come quella endovenosa, ga- rantisce la maggiore rapidità d’effetto grazie alla vastità del letto venoso polmonare che permette un subitaneo assorbimento. Questa è sicuramente la caratteristica farmacocinetica più rilevante dal punto di vista clinico: le concentrazioni ematiche e cerebrali si elevano rapidamente, fornendo un in- tenso stato di benessere e una intensa euforia ( rush ). A tale rapida insorgenza degli effetti corri- sponde una durata altrettanto breve degli stessi (dai due ai cinque minuti). Passato l’effetto, l’umore si abbassa e l’abusatore abituale di crack si ritrova in uno stato di profondo malessere ( crash , crollo) la cui intensità è proporzionale all’intensità dell’eufo- ria. Gli effetti del crack sono così intensi che il con- sumatore si concentra esclusivamente nella ricerca e al consumo della sostanza. Dopo essere stato in- vaso dagli effetti di potente euforia, il crackomane sviluppa un’incontrollabile compulsione e un irre- frenabile desiderio di ripetere il consumo della so- stanza. È tale desiderio invasivo e urgente, in in- glese craving , il sintomo nucleare della dipendenza patologica. Esso può portare il crackomane alla perdita di interesse per quelli che fino ad allora erano stati elementi prioritari della sua vita, fi- nanco quei bisogni primari connessi con la soprav- vivenza, quali dormire, mangiare, ecc. (Galera, 2013): ecco allora che inizia il processo di declino e perdita di affetti, lavoro, relazioni, salute. La neces- sità di procurarsi la sostanza spinge la persona a furti, spaccio, prostituzione e ciò particolarmente vero per il crack, essendo il consumo di tale so- stanza frequentemente associato ai contesti più marginali e poveri. La compulsività dell’uso asso- ciata alla caduta delle inibizioni e alla riduzione della percezione dei rischi, tipici effetti delle so- stanze ad azione psicostimolante, espone, inoltre, a rischi sanitari rilevanti, ad iniziare da quello infetti- vologico, con scambio di materiale di consumo e con la pratica di relazioni sessuali promiscue e senza ricorso al condom, aumentando la probabi- lità di trasmissione di malattie sessuali (e nel caso delle donne, di rimanere incinte) (Gessa, 2008). Il consumatore di crack - più frequentemente ed in quantità mediamente superiori di 10 volte rispetto a quello di cocaina per via intranasale - può assu- mere la sostanza in modalità binge (letteralmente © Chiara Grimoldi Sopra: la bottiglietta di plastica da cui si aspirano i vapori del crack. Pagina seguente: visualizzazione delle principali conseguenze psicofisiche indotte dal consumo di crack.

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