Missioni Consolata - Dicembre 2016

36 MC DICEMBRE 2016 I n Portogallo, dall’aprile del 2001, il consumo, il possesso e l’acquisizione di ogni tipo di droga per uso personale non rappresenta più un cri- mine (www.sicad.pt ). La misura ha avuto suc- cesso. Lo dicono i numeri (riduzione dei morti per overdose, dei contagi da Hiv, ecc.) e i giudizi di orga- nizzazioni internazionali. Nelle Filippine, avviene esattamente il contrario: il presidente Rodrigo Du- terte, eletto nel maggio 2016, ha dato l’ordine di uc- cidere spacciatori e consumatori di droga senza inutili arresti e processi. Una giustizia sommaria che, a metà settembre, aveva già fatto 3.426 vittime, 1.491 uccise dalla polizia e le restanti da civili. In Ita- lia, nel 2015 si sono registrati 45.823 ingressi totali negli istituti carcerari, di questi 12.284, pari al 26,8 per cento (un detenuto su 4), in violazione dell’arti- colo 73 della legge antidroga (detenzione di so- stanze illecite). «Come ogni anno e come ogni altro paese occidentale impegnato nella war on drugs - si legge nel 7° Libro bianco sulla legge sulle droghe del giugno 2016 -, la cannabis e i suoi derivati sono le sostanze più prese di mira dal sistema proibizioni- sta. Quasi il 50% delle segnalazioni e delle opera- zioni antidroga hanno avuto come oggetto i canna- binoidi, nonostante questi siano le sostanze meno dannose per i consumatori, e il loro mercato sia quello in cui i consorzi criminali sono meno coin- volti». Che la cosiddetta «guerra alla droga» sia fallita or- mai lo dicono in molti e da tempo. La dichiarazione più clamorosa, risalente al giugno 2011, è stata quella della «Commissione globale per le politiche sulle droghe», organismo prestigioso anche se quasi sempre inascoltato. «Le immense risorse - si legge nel suo circostanziato rapporto - dirette alla crimi- nalizzazione e alle misure repressive su produttori, trafficanti e consumatori di droghe illegali hanno chiaramente fallito nella riduzione dell’offerta e del consumo». Ancora più duro il comunicato della Commissione uscito ad aprile 2016, subito dopo la chiusura della sessione delle Nazioni Unite dedicata alle droghe ( Ungass on drugs ): «La Commissione è profondamente delusa [...]. Il documento (della ses- sione speciale, ndr ) sostiene un inaccettabile e da- tato status quo legale. [...] Non chiede la fine della criminalizzazione e incarcerazione degli utilizzatori di droga». PaoloMoiola © Noel Celis / AFP Q uesto dossier parte dal crack, un sottopro- dotto della cocaina diffusosi a partire dal Brasile (su MC - l’elenco degli articoli è a pag. 49 - ne ab- biamo già parlato). La dottoressa L uana o ddi , medico al sert di reggio emilia, ci spiega perché questa droga ha preso piede anche da noi, perché è considerata molto pe- ricolosa e come la sanità pubblica cerca di aiutare i suoi consumatori. nel dossier, oltre alle foto, abbiamo usato alcuni grafici, tratti da rapporti internazionali, con l’obiet- tivo di far meglio comprendere la problematica al pub- blico più giovane, normalmente più esposto. a chiudere, un’intervista a un terapeuta, don d oMeniCo C ravero , che a torino segue varie comunità di recupero fondate soprat- tutto sul lavoro nell’agricoltura biologica, e un commento di s andro C aLvani , che ha seguito la problematica delle dro- ghe nella veste di direttore di alcune agenzie delle nazioni unite. Pur nella diversità dell’analisi e delle possibili solu- zioni, entrambi arrivano a un punto: al di là delle respon- sabilità e delle debolezze dei singoli consumatori, le dro- ghe sono una manifestazione di società malate. (pa.mo. ) UNPROBLEMA INSOLUBILE? Droghe, fallimento globale

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