Missioni Consolata - Dicembre 2016
MC ARTICOLI DICEMBRE 2016 MC 25 # Mana Neyestani, fumettista iraniano. Con quali differenze culturali vi siete scontrati al vostro arrivo? «Abbiamo trovato molte somiglianze tra la società si- riana, libanese o palestinese e quella italiana. Anche i volti sono simili, forse perché apparteniamo tutti al Mediterraneo e abbiamo un’antica storia di scambi e relazioni. La società italiana è più moderna e organiz- zata, perché per molti anni i governi dei paesi arabi non hanno fatto abbastanza per migliorare il tenore di vita delle popolazioni. Non abbiamo fatto troppa fa- tica a integrarci. Le differenze non mancano ma molte persone ci hanno aiutati a capire gli usi locali». Come ha deciso di tradurre gli scritti di Vittorio Arrigoni (attivista e pacifista italiano ucciso a Gaza il 15 aprile 2011)? «Avevo chiesto a un amico, traduttore e poeta siriano, di portarmi il libro dall’America, dove viveva, perché dalla Siria non potevo ordinarlo. Volevo solo leggerlo, ma quando sono arrivato alla ventesima pagina ho ca- pito che dovevo tradurlo. Ho acceso il computer e ini- ziato subito. Pensavo che le storie di cui parla meri- tassero di essere cono- sciute, perché sono una testimonianza diretta dei cri- mini israeliani contro i civili palestinesi a Gaza. Ascol- tare queste voci è indi- spensabile per “restare umani”. Ogni giorno sentiamo storie come quelle che lui racconta, e credo che ciascuno di noi sappia che il male fatto ad altri, oggi, potrebbe essere fatto anche a lui, in qualsiasi momento». Cosa pensa del conflitto in corso in Siria? Come ha fatto a inasprirsi fino alla situazione odierna e cosa potrebbe fare la comunità internazionale per fermare il massacro di civili? «La guerra siriana si è inasprita perché ogni guerra, dall’inizio, è destinata a diventare sempre più dura, fino all’apice della violenza, se non la si ferma. Un’al- tra ragione dell’escalation sono le interferenze di altre potenze. Sembra che la Russia stia fomentando la guerra per trarne vantaggi quando sarà finita. Putin ha definito la Siria “il migliore campo di addestra- mento per il nostro esercito”. Usa la Siria per pro- muovere le proprie armi, sta firmando contratti per vendere armi a molti paesi. Credo che la comunità in- ternazionale non abbia fatto seri tentativi di fermare la guerra, fin dall’inizio. Non hanno mai nemmeno co- minciato a pensarci, fino a quando l’Isis e le ondate di profughi non hanno iniziato a bussare alle porte. Ora stanno cercando di intervenire, sono in ritardo, ma non è troppo tardi. Se agissero sulla Russia e sull’I- ran, che tutto sommato sono paesi piuttosto deboli, questi obbedirebbero». Cosa pensa della crisi dei rifugiati in Europa? La maggioranza delle persone, sebbene abbiano di- ritto alla protezione internazionale una volta arri- vate, viaggiano lungo rotte pericolose e spesso mortali. Quale potrebbe essere, secondo lei, un’al- ternativa? «Fermare la guerra, in modo che i siriani che ora sono in Europa possano rientrare in Siria. Fino a quel mo- mento, credo si dovrebbero accogliere i rifugiati di- versamente. Andrebbero migliorate le condizioni di vita dei campi profughi in Turchia, Libano, Giordania, sostenendo l’apertura di scuole in questi campi e as- segnando borse di studio universitarie agli studenti siriani. In questo modo credo che i paesi europei subi- rebbero meno conseguenze e si tutelerebbero anche dal rischio che molti giornali hanno evidenziato, di fare entrare terroristi nascosti tra i rifugiati». Dove vede il suo futuro quando lascerà Chiusi? «Non sono ottimista. Tra pochi mesi dovrò lasciare l’Italia, a meno che non trovi un lavoro o qualche altra opportunità. Sarà difficile per me e la mia famiglia, e sarà un nuovo shock per mia figlia lasciare un luogo e degli amici con i quali si è ambientata per spostarsi di nuovo in un luogo sconosciuto. Sarà difficile imparare una nuova lingua ora che sa benissimo l’italiano. Ma al momento non abbiamo un posto dove andare». Giulia Bondi © corn archive
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