Missioni Consolata - Dicembre 2016
SUDAFRICA della morte che assassinarono nu- merosi oppositori del passato re- gime. Insomma, c’è un prezzo da pagare, per l’amnistia…» 4 . I risultati del lavoro della Trc sono confluiti in un documento finale, i cui primi cinque volumi sono stati pubblicati nel 1998. Il lavoro del comitato per l’amnistia si è pro- tratto per ulteriori due anni, a causa della complessità e della lunghezza dei procedimenti. I due volumi conclusivi del report sono stati pubblicati nel 2003 3 . La verità collettiva fonda la «Nazione arcobaleno» Nella visione di Mandela, Tutu, Boraine e delle altre anime della Trc, il truth telling , il racconto della verità, la centralità della narrazione delle vittime e dei rei, costituiva non solo lo strumento per concedere gli indennizzi alle prime e le amnistie ai secondi, ma anche la via per costruire uno shared sense of the past (un co- mune senso del passato) che avrebbe contribuito alla nascita della nuova nazione sudafricana. La verità personale (che, prove- nendo dalla memoria del singolo individuo - vittima o reo -, è costi- tutivamente condizionata dall’e- laborazione emozionale e razio- nale condotta negli anni e dalla prospetticità e selettività dei meccanismi del ricordo), dopo es- sere stata a lungo «incarcerata» nell’intimo sofferente delle vit- time e nella coscienza dei perpe- trators (dei responsabili), poteva finalmente trovare sfogo e ascolto davanti alla Commissione. La narrazione comunitaria delle esperienze dei singoli, unita alle indagini svolte e alle prove rac- colte per una ricostruzione il più possibile fedele di quanto acca- duto, avrebbe permesso la genesi di una verità collettiva, sociale, ampia, da approfondire ulterior- mente e da tramandare alle suc- cessive generazioni. I leader politici sudafricani hanno intuito che solo «facendo i conti» con la storia e con la sua eredità - attraverso la ricostruzione pub- blica del contesto storico-politico in cui l’ apartheid era stato conce- pito e applicato, l’accertamento della verità fattuale dei singoli episodi criminosi che rientravano nel mandato della Trc, la fiducia nella «verità narrativa» della po- polazione e l’audacia del perdono - sarebbe stato possibile gettare le fondamenta di una nuova en- tità collettiva, la Raimbow Na- tion , la quale, auspicavano, avrebbe contenuto in sé le garan- zie di non ripetizione del passato. Giustizia dell’incontro La dimensione collettiva della ri- sposta alla domanda di giustizia per il sanguinoso passato si è gio- cata anche nella scelta di dare la priorità all’incontro faccia a faccia tra le vittime e i perpetrators , piuttosto che alla celebrazione dei processi penali, durante i quali le persone offese notoria- mente rivestono un ruolo di mi- nima importanza. La celebrazione di udienze pubbliche, infatti, non solo favoriva il coinvolgimento at- tivo dell’intera comunità ma, fatto altrettanto, se non più im- portante, permetteva l’incontro (sempre libero e volontario) tra le vittime e i responsabili, diretti o indiretti, dei crimini. Trovarsi di fronte al carnefice, ascoltare le sue spiegazioni, interrogarlo, ac- cusarlo, essere finalmente liberi di dirgli (o urlargli) il proprio do- lore ha potuto, almeno in alcuni casi, aiutare le vittime a ridurre la rabbia, «ri-umanizzare» il ne- mico, incamminarsi sulla via della «guarigione» e, a volte, a intra- prendere la via del perdono. Per il reo, l’incontro con la vittima ha costituito un’occasione unica per entrare in contatto con il do- lore causato, prenderne co- scienza (cosa che la giustizia retri- butiva del sistema penale non fa- vorisce) e per aprirsi alla richiesta del perdono e alla riparazione. A vent’anni dalla sua istituzione A vent’anni di distanza dalla sua istituzione, le opinioni sulla Trc sono discordi. Essa è stata og- getto di numerose critiche, che ne hanno messo in luce difficoltà, problematicità e obiettivi man- cati. Ad esempio, è stata giusta- mente stigmatizzata l’insuffi- cienza delle riparazioni di cui le vittime hanno potuto effettiva- mente beneficiare. A nostro avviso, le innegabili e inevitabili criticità nulla tolgono al coraggio di una nazione che, gui- data da vittime esemplari quali Mandela e Tutu, ma non solo loro, ha saputo prediligere il dia- logo e il perdono rispetto alla vendetta, l’unità rispetto alla se- parazione, la verità rispetto all’o- blio. Annalisa Zamburlini # Sotto a sinistra : altra immagine di Soweto. | Sotto : la copertina del libro di Desmond Tutu, Il mio Dio sovversivo , Emi, Bolo- gna 2015, 135 pagine, 13 €. Darren Smith/Flickr com
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