Missioni Consolata - Dicembre 2016

MC ARTICOLI DICEMBRE 2016 MC 15 manda gli elicotteri a bombar- dare la regione del Pool, storica- mente contestataria. L’effetto è che almeno 5.000 persone la- sciano le proprie case per rifu- giarsi nella foresta. Racconta la giornalista: «Hanno lanciato le operazioni ad aprile, con il pretesto di andare a pren- dere Ntumi e ucciderlo, ma da al- lora hanno isolato il Pool e bom- bardano tutti i giorni. Mons. Por- tella Mbuyu, vescovo di Kinkala, capoluogo del Pool, ha denun- ciato queste violenze. Anche se si cercano i ribelli, quando si bom- barda è la popolazione che subi- sce. Hanno poi proibito alle Ong di andare sul posto, in modo da sigillare il dipartimento». Inoltre, in questa zona passa la via di comunicazione più im- portante tra le due mag- giori città del Congo: Brazzaville e il porto di Pointe Noire. Oggi la strada si può percorrere solo in convogli, mentre la ferrovia è bloccata dall’assalto al treno del 30 set- tembre. Così rifornire di merce Brazzaville è diventato difficile. «Il potere dice che ex ninja di Pa- steur Ntumi hanno attaccato po- sizioni dell’esercito. A nostro av- viso non è una tesi credibile», so- stiene il direttore dell’Ocdh. «Non ci convince perché Ntumi è stato integrato nel potere, come consigliere speciale del capo di stato fino alla vigilia di questi at- tacchi, dal 2007, quando ha lavo- rato con il presidente. E Nguesso non era al corrente che il suo col- laboratore stava addestrando una milizia e si riforniva di armi? Inoltre il dipartimento di Pool è un dipartimento sotto controllo totale ed effettivo dello stato. Non si capisce come le forze di si- curezza e i servizi segreti non sapessero cosa si stesse muovendo. Hanno deciso di bombar- dare i villaggi per cercare un individuo, costrin- gendo così cittadini po- veri e traumatizzati a vi- vere nella foresta in con- dizioni difficili. Non sem- bra credibile per un governo che si rispetti e che si prenda cura della popolazione». In effetti i ninja sono stati smobi- litati dopo il 2007, mentre anche la città di Brazzaville è blindata dalle forze dell’ordine, per cui è difficile spiegare pure gli attacchi del 3 e 4 aprile. Gli «amici» alla finestra La Francia, gli Stati Uniti e l’U- nione europea non hanno ricono- sciuto le elezioni. Ma, sempre se- condo Nzila, «ho l’impressione che la comunità internazionale non voglia interessarsi alla situa- zione politica e dei diritti umani in Congo, nonostante sia molto preoccupante. Questo silenzio mi sciocca. È inammissibile che isti- tuzioni come l’Ue e le Nazioni unite che promuovono i diritti umani, i valori democratici, lo stato di diritto, non siano in grado di assistere la popolazione congo- lese in questo momento difficile, quando i suoi governanti la repri- mono». Parlando di futuro, secondo la giornalista: «Questo è un potere che non scende a patti. Crea le condizioni per rendere precaria la vita della gente. Mette il paese sotto pressione, uccide le conte- stazioni. Crea la paura, fa tornare la psicosi della guerra nella gente che ha già vissuto le sue atrocità, per poterla quindi controllare». Uno scenario possibile che Trèsor Nzila vede è: «Il malcontento so- ciale aumenterà e porterà la gente a esprimersi, a fare scioperi per paralizzare le istituzioni. La prima risposta del potere sarà la repressione. Fino a dove andrà la contestazione e fin dove la re- pressione, non si sa». Marco Bello P ROSSIMA PUNTATA • Incontreremo un leader del più noto movimento giovanile per la democrazia del Congo. © AFP /Stringer

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