Missioni Consolata - Dicembre 2016

CONGO BRAZZAVILLE 12 MC DICEMBRE 2016 zione che il potere chiama “radi- cale”, vieni arrestato arbitraria- mente e imprigionato, o muori in condizioni strane, avvelenato, nella tua casa incendiata. Diversi attivisti sono morti così», ci rac- conta una giornalista che ora vive in esilio e chiede l’anonimato. «La gente è andata a votare in massa, sperava nel cambiamento, perché c’era stato un lavoro per sensibilizzare la popolazione alla partecipazione. Era pure adde- strata a sorvegliare il proprio voto», ci spiega Christian Moun- zeo, presidente del Rencontre pour la paix et les droits de l’homme (Rpdh). Ma il governo impone il black out delle comuni- cazioni interrompendo collega- menti telefonici, messaggistica e internet per 48 ore per pretese misure di ordine pubblico, in realtà per impedire l’organizza- zione di possibili rivolte. Un gruppo di 200 militanti viene di- sperso dalla polizia a seggi chiusi, perché vuole seguire lo spoglio. Continua Mounzeo: «Sono rima- sti fino a tardi nei pressi dei seggi per tentare di verificare il conteg- gio. Dalla somma dei risultati delle zone a maggiore densità di popolazione ci si accorge che il Risorse: lo sfruttamento indiscriminato delle foreste congolesi I cercatori dell’«oro verde» L o chiamano «oro verde» e non è meno prezioso del più famoso «oro nero». Le foreste sono una fonte di ricchezza (quasi) inesauribile per il Congo Brazzaville. Se venisse ben gestito, il patrimo- nio forestale garantirebbe entrate consistenti. Ma purtroppo così non è. Come avviene per il petrolio, anche il legname alimenta un vasto giro di corru- zione e di finanziamenti illeciti che permettono alla classe politica di rimanere in sella. Il bacino del fiume Congo Il Congo si trova, insieme a Repubblica Democratica del Congo, Camerun, Centrafrica e Gabon, nel Bacino del Congo. Secondo i dati forniti da Greenpeace, la fo- resta del Bacino del Congo è un ecosistema incredibil- mente ricco e vario, habitat di molte specie in pericolo tra cui elefanti, gorilla, bonobo e okapi. Tra le centi- naia di specie di mammiferi scoperte lì finora, 39 non si trovano in nessun altro luogo sulla Terra, e delle sue circa 10mila specie di piante, 3.300 sono uniche nella regione. Inoltre, questa foresta fornisce cibo, ac- qua potabile, riparo e medicine a 40 milioni di per- sone, ma solo in pochi traggono benefici dal taglio del legno: nel 2007 la Banca mondiale aveva ammesso che tra il 2005 e il 2007 nessuna delle tasse pagate dalle multinazionali del legno aveva raggiunto le co- munità che vivevano nelle foreste. Il punto è proprio questo: la grande ricchezza delle foreste non solo non ha alcuna ricaduta sulle popolazioni locali, ma rischia di essere distrutta definitivamente e con essa po- trebbe sparire un grande patrimonio di biodiversità. Ma ciò non sembra interessare i politici congolesi. La guerra civile Tutto è iniziato con la guerra civile che ha sconvolto il paese negli anni Novanta, contrapponendo Pascal Lissouba e Denis Sassou Nguesso. Il conflitto ha di- strutto qualsiasi forma di controllo statale e ha avuto effetti devastanti anche sul patrimonio forestale. Élite criminali e corrotte, in combutta con alcune multinazionali, hanno dato il via all’occupazione di vaste aree del Nord del paese. Così, in pochi anni, 43,5 milioni di ettari di foresta sono passati a una ge- stione extra statale e i proventi hanno intrapreso strade che portavano lontano da Brazzaville. Con la fine della guerra civile, la Banca mondiale, principale finanziatore della ricostruzione del Congo, ha giocato un ruolo importante anche in campo fore- stale. Nel 2002 ha convinto il governo di transizione a sospendere l’assegnazione di nuove concessioni fore- stali e a rivedere quelle esistenti. Nel frattempo, ha fatto pressioni affinché il Congo approvasse una nuova legge sulla gestione dell’«oro verde». Il testo è stato approvato nel 2000 e, in base a esso, le società congolesi o straniere che intendono operare nel com- parto devono ottenere un permesso di disbosca- mento dal ministero delle Acque e delle Foreste. Questo permesso viene rilasciato solo dopo un nul- laosta del dipartimento dell’Economia forestale che opera nella regione nella quale la società ha inten- zione di operare. Per rilasciarlo il dipartimento do- vrebbe valutare lo stato delle foreste interessate e le ricadute che l’azione di deforestazione potrebbero avere. Ottenuto il permesso, la società deve poi pa- gare la «deforestation tax», un tributo commisurato all’entità dell’azione di deforestazione. © AFP / Marco Longari # In alto: Denis Sassou Nguesso al voto il 20 marzo 2016. A destra: abbattimento di un albero secolare nella foresta del Congo.

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