Missioni Consolata - Novembre 2016

NOVEMBRE 2016 MC 9 era la prima lettura del giorno precedente) Enkh ricorda il mo- mento in cui ha sentito in ma- niera nuova la forza della croce: «Era il lunedì dell’Angelo del- l’anno scorso; tutto avrebbe do- vuto essere in festa, ma io non riuscivo a percepire la gioia della risurrezione. Riflettendo capii il motivo: non avevo voluto parteci- pare alla croce del Signore, ecco perché adesso non potevo pro- vare l’immensa gioia della Sua ri- surrezione...». Ecco perché adesso si augura di saper seguire il Signore sempre e comunque, per poter irradiare la Sua vita nel ministero sacerdotale. D alla piccola comunità di Arvaiheer sono in 15. Partecipano con molta commozione. Chi, come Perliimaa-Rita, è arrivata alla fede ormai avanti negli anni è ancora più felice nel vedere un giovane mongolo diventare prete. È convinta, come tutti del resto, che saprà raggiungere il cuore delle persone e contri- buire in maniera decisiva al pro- cesso di inculturazione della fede. C’è anche un senso di sod- disfazione nel constatare che «uno dei nostri ce l’ha fatta»: è la promessa di future vocazioni; altri, vedendo il suo esempio, ne seguiranno le orme. Per loro il momento forse più emozionante è quello, durante la sua prima messa, in cui don Enkh spende più di mezz’ora per imporre le mani su ognuno dei convenuti. «Vedere un sacerdote mongolo benedire la gente è stato molto commovente - confiderà poi Dii- maa-Elizabeth, altra fedele di Ar- vaiheer -. Un gesto che fino a ora avevamo visto compiere solo dai missionari, ora lo compie un no- stro giovane. È bello pensare che don Enkh sia diventato canale della benedizione divina». È quello che auguriamo anche noi a don Enkh: vivere il sacerdo- zio come lo visse il Beato Alla- mano, sempre docile allo Spirito che lo volle usare come conca dove la grazia si posava e come canale che la lasciava scorrere sulla gente. Giorgio Marengo palestra dei Salesiani, per con- sentire alla gente di seguire da vicino la liturgia. Sono presenti, oltre al vescovo locale mons. Wenceslao Padilla, il nunzio apo- stolico in Corea e Mongolia mons. Osvaldo Padilla e il ve- scovo della diocesi coreana di Daejeon mons. Lazzaro You. Sono presenti anche alcune au- torità civili e religiose. È molto toccante il momento in cui l’a- bate buddista Choijamts, figura autorevole e ben nota del Buddi- smo mongolo, vuole salutare il novello sacerdote e fargli scen- dere dal collo lungo le spalle una sciarpa azzurra in segno di ri- spetto. Un gesto simbolico che parla al cuore della gente e dice dignità, riconoscimento, onore. Al termine della celebrazione ar- riva anche il sacerdote orto- dosso della chiesa della Santis- sima Trinità di Ulaanbaatar, non lontana dalla cattedrale catto- lica. Un altro gesto di grande si- gnificato, questa volta ecume- nico: padre Alexey omaggia don Enkh di un bassorilievo a icona, che rappresenta san Nicola, ve- nerato tanto dagli Ortodossi quanto dai Cattolici. Il giorno seguente c’è la prima messa presieduta da don Enkh. Il clima è più raccolto, molta meno gente e più spazio ai sentimenti. Nell’omelia don Enkh si sofferma sul versetto biblico scelto per l’oc- casione: «Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua» (Lc 9,23). Oltre a sen- tirsi chiamato come il giovane Sa- muele (il brano tratto da 1 Sam, 3 • Vocazioni | Chiesa • MC ARTICOLI # A sinistra : mons. W. Padilla ordina don Enkh. | Qui sopra : l’intervento dell’abate buddista Choijamts. | A destra : rappresen- tanti della piccola comunità di Arvaiheer attorno al nuovo sacerdote.

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