Missioni Consolata - Novembre 2016
F iglio di contadini, l'Allamano fu educato in famiglia al lavoro manuale. Uomo dalle idee aperte e pratiche, era con- vinto che il lavoro non umilia, ma nobilita la persona. Lo diceva chiaramente ai suoi gio- vani: «Il lavoro non deve vergognarvi». Ecco perché educò i propri missionari e missiona- rie non solo alla preghiera, al sacrificio, allo studio, all'apostolato, ma anche al lavoro ma- nuale. Per guadagnarsi da vivere e per la missione. Nella convinzione dell'Allamano, il lavoro serviva anzitutto per guadagnarsi da vivere, come fanno tutte le persone oneste, ma anche per sostenere la propria attività apostolica in missione. Diceva: «La migliore cosa da fare è quella di imparare a prendere amore al lavoro: imparare e saper fare un po' di tutto». E poi spiegava: «Ecco che cosa di- cono le nostre Costituzioni: “Ad imitazione dell'Apostolo S. Paolo che si procurava il vitto col lavoro delle sue mani, i missionari atten- deranno anche all'esercizio dei lavori ma- nuali. Sia chierici che sacerdoti lavorino con vero spirito perché siamo poveri“». E aggiun- geva: «Il lavoro non è solamente un dovere, ma è anche un onore, perché fu santificato da Gesù e dalla Santa Fa- miglia. Per trent'anni Gesù con S. Giuseppe lavorò nel- l'umile mestiere di fale- gname. Anche la Madonna lavorò, come pure i Padri della Chiesa e i Santi». La conseguenza logica era: «Un missionario che non sappia e che non abbia vo- glia di lavorare non è un vero missionario». La trilogia: pietà, studio, lavoro. Nel pen- siero dell'Allamano, il la- voro non è un valore iso- lato. Ai suoi giovani lo pre- sentava integrato con lo L'ALLAMANO EDUCA A LAVORARE spirito di fede e con lo studio. Incoraggiava con parole semplici: «Animo a rendere stabile la vostra vocazione con la pietà, lo studio e il lavoro». Questo perché non voleva che il la- voro diventasse un ostacolo alla vita spiri- tuale e neppure alla preparazione culturale. In più, il lavoro doveva favorire lo spirito di comunità. Suggeriva: «Bisogna prendersi il la- voro di mano! Fa tanto piacere quando in una comunità c'è un lavoro da fare e tutti si offrono». Questi criteri di vita erano validi per tutta la famiglia missionaria fondata dall'Alla- mano: sacerdoti, fratelli coadiutori e suore missionarie. Incoraggiava i fratelli coadiutori, il cui com- pito era la collaborazione con i sacerdoti nel- l'apostolato e specialmente il lavoro manuale nella missione, con queste semplici parole: «Quanti fratelli si sono fatti santi con il loro la- voro!». Anche alle missionarie, alle quali aveva affi- dato il compito di collaborare nell'apostolato e prendersi cura dell'andamento della casa “come buone madri di famiglia”, diceva pa- role molto chiare: «Direi che per la missiona- ria la parte principale è il lavoro materiale. Si va in missione per salvar anime, ma si deve anche lavorare per mantenerci in vita. Do- mandiamo al Signore amore al lavoro e la grazia di poter lavorare bene». Ed ecco la conclusione: «La preghiera non consiste nel pregare sempre con parole dal mattino alla sera, ma nel riferire tutto al Signore; così anche il nostro lavoro sarà una preghiera». P. Francesco Pavese, Imc cammino di santità 60 MC NOVEMBRE 2016 # I chierici del seminario di Torino al lavoro preparano la spedizione di materiali per il Kenya nel 1922.
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