Missioni Consolata - Novembre 2016
• Identità culturale | Industria estrattiva | Turismo di massa • MC ARTICOLI comunità offrendo denaro o al- tro, infine passano al dispiego delle forze di polizia. È molto importante per noi ren- dere note queste informazioni al mondo esterno e al governo ci- nese. Il mondo ha la responsabi- lità di reagire. Negli ultimi anni ci sono stati molti progetti di estrazione su larga scala, ma solo pochi tibetani vi lavorano. La maggior parte dei lavoratori vengono dalle province cinesi. Sono i governi locali, oltre alle società, che beneficiano dell’estrazione mineraria in aree tibetane, non la comunità». Miniere e costruzione di grandi infrastrutture sono la causa di un gran disagio sociale in tutto il mondo, anche a causa degli sfollamenti su larga scala. È questo il caso anche del Tibet? «Sì, lo spostamento di intere co- munità avviene regolarmente in Tibet. I nomadi, che normal- mente si trasferiscono in un sito Sotto il giogo cinese I l Tibet è una regione dell’Asia centrale, grande quattro volte e mezzo l’Italia, con un’elevazione media di 4.500 metri sul livello del mare, appar- tenente per la gran parte alla Cina, in piccola parte all’India. La parte cinese, che nel 2005 contava 2.740.000 abitanti, chiamata ufficialmente Xizang, fu occupata dalla Repubblica Popolare Cinese nell’otto- bre 1950 e dichiarata regione autonoma nel 1965. La sua capitale Lhasa (3.650 metri sul livello del mare) conta circa 200mila abitanti. Dal 1951 è iniziata l’immigrazione dalle altre re- gioni cinesi. Tanto che oggi i non autoctoni, preva- lentemente militari e coloni agricoli e tecnici delle attività industriali, costituiscono circa il 20% della popolazione. All’aumento dell’immigrazione cor- risponde una notevole emigrazione di tibetani verso altri paesi: sono circa 2 milioni i tibetani che vivono fuori dal Tibet. Tra la popolazione autoctona sono ancora pre- senti gruppi di nomadi che vivono di pastorizia. Prima dell’annessione alla Cina nel 1951, la classe monacale buddista, che contava circa un ottavo della popolazione complessiva, era molto potente, tanto da conferire allo stato tibetano un carattere teocratico, con a capo il massimo esponente spiri- tuale, il Dalai Lama. Dall’anno dell’annessione, la Cina, ignorando le istanze indipendentiste dei ti- betani, iniziò un programma di sviluppo che venne osteggiato dalla popola- zione locale fino alla ri- volta di Lhasa del 1959 che venne re- pressa dal regime cinese costrin- gendo alla fuga il 14° Dalai Lama, Tenzin Gyatso, in India, a Dha- ramsala, dove costituì il governo tibetano in esi- lio. N ei decenni succes- sivi la Cina ha continuato a in- tensificare l’attività di sviluppo e integrazione del Tibet allo scopo di omologare sempre più (anche sul piano cultu- rale ed etnico) la regione al resto della Repubblica popolare. Un ultimo tentativo di rivolta nella re- gione è stato quello del 2008, represso con la vio- lenza dal governo comunista. L’attuale posizione del Dalai Lama, che nel 2011 ha rinunciato al potere politico, affidando la guida del governo in esilio a Lobsang Sangay, riguardo alla questione tibetana è quella da lui stesso deno- minata «la via di mezzo», per un Tibet con un alto grado di autonomia all’interno della Repubblica popolare cinese: «Sono finiti i giorni in cui si assi- steva alla vittoria di una parte e alla totale scon- fitta dell’altra - ha ribadito il 13 settembre scorso in una conferenza a Parigi -. È necessaria una ri- conciliazione, altrimenti la nostra lotta non avrà successo». La religione prevalente del Tibet è il buddismo ti- betano, introdotto nella regione nell’8° secolo d.C. Accanto al lamaismo sono presenti la religione autoctona, il Bon, ed elementi di sciamanismo. Luca Lorusso tingley/Flickr.com Ma ora le cose stanno cam- biando. E rapidamente. «Le compagnie minerarie cinesi stanno entrando in questi terri- tori. I nomadi tibetani sono stati sfollati e reinsediati altrove dal governo cinese. Ogni volta che le comunità locali resistono, ven- gono prima di tutto invitate ad andarsene, poi le aziende cer- cano di convincerle dell’impor- tanza del progetto per il loro svi- luppo. Se l’opposizione persiste, cercano di dividere i membri della # In alto a sinistra : donna tibetana. | Sopra : una manifestante mostra un cartello con la scritta «stampa libera, diritti umani per il Tibet» durante una delle molte manife- stazioni in favore del Tibet in occasione dei giochi olimpici di Pechino del 2008. | Qui : il 14° Dalai Lama, Tenzin Gyatso, nato nel 1935, intronizzato a Lhasa come Dalai Lama nel 1939. È stato insignito del premio Nobel per la pace nel 1989. NOVEMBRE 2016 MC 45
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