Missioni Consolata - Novembre 2016
NOVEMBRE 2016 MC 35 Pertanto, padre, la guerriglia è diventata an- ch’essa un attore del narcotraffico? «Mi spiego meglio. Normalmente le Farc-Ep si limita- vano a mettere una tassa sulla produzione e la com- mercializzazione delle droghe, approfittando del fatto che esse erano coltivate principalmente nelle zone do- minate da loro. Quindi normalmente le Farc-Ep non erano produttori e commercializzatori di droghe (coca, marihuana, amapola ). Anzi, dove avevano po- tere, obbligavano i contadini a destinare parte del loro terreno alla produzione di alimenti. Sembra che, in qualche caso, ci siano anche stati gruppi delle Farc-Ep che si siano dedicati al commercio delle droghe creando così di fatto un “ cartel ” del narcotraffico. Per quello che mi hanno spiegato persone del “sexto Frente” la decisione di arruolare tutti coloro che si presentavano e la conseguente decisione di entrare nel mondo del narcotraffico è stata motivo di contrasti all’interno del movimento, perché queste due decisioni avevano creato un clima di sfiducia reciproca e la ten- tazione della corruzione. Va infine notato che, nella Colombia degli ultimi 30/40 anni, tutti gli uomini del potere (politico, economico, militare, giudiziario, e in alcuni casi anche religioso) hanno goduto dei benefici del narcotraffico. Pochi in- somma possono lanciare la prima pietra». Mons. Castro e la Chiesa colombiana Da molti anni mons. Castro lavora per il dialogo tra le parti in conflitto. Tuttavia, il suo operato non trova consenso unanime all’interno della Chiesa colombiana. Questo è un fatto evidenziato anche dal mancato appoggio al «sì» nel referen- dumdel 2 ottobre. Come stanno le cose? «Non è facile parlare della Chiesa cattolica colom- biana perché è una realtà molto amplia e complessa. Non sono mai mancate voci e gesti profetici, però nella sua maggioranza la gerarchia e il popolo catto- lico hanno assunto posizioni conservatrici e si sono opposti al cambiamento. Molto significative sono state, in questo senso, le figure dei cardinali Alfonso López Trujillo, Dario Castrillón e dell’attuale arcive- scovo di Bogotá, card. Rubén Salazar Gómez. In ge- nerale si tratta di andare d’accordo con chi detiene il potere e di respingere ogni progetto di modifica- zione. Al punto che molti pongono anche la Chiesa fra i responsabili della violenza in Colombia. Questo ha spinto molti cattolici ad appoggiare il “no”, non perché siano contrari all’intesa, ma perché sono contrari alle proposte di cambiamento, soprat- tutto quello culturale, conseguenti all’accordo. Credo che questo abbia portato mons. Luis Augusto Castro, come presidente della Conferenza episcopale, a non pronunciarsi apertamente a favore del “sì”, ma piuttosto a promuovere un processo educativo, o me- glio una pedagogia che porti la gente alla conversione del cuore, al perdono e alla riconciliazione». L’attualità delle cause del conflitto Dopo 52 anni di conflitto interno, si cerca final- mente di parlare di pace. Tuttavia, le cause econo- miche e sociali che hanno portato alla guerra sono ancora tutte in piedi: concentrazione della terra, diseguaglianze, carenza di sanità e istruzione, tanto per citare le principali. Non pensa che, senza una soluzione concreta di queste problema- tiche, la pace, qualsiasi pace, non potrà diventare effettiva? © Giacinto Franzoi DOSSIER MC PACE IN COLOMBIA? COLTIVAZIONI ILLECITE (2014) COCA 69.000 ettari AMAPOLA 387,4 ettari
RkJQdWJsaXNoZXIy NTc1MjU=