Missioni Consolata - Novembre 2016

30 MC NOVEMBRE 2016 guarda il 27,8% dei colombiani, ma nel Caquetá e del Cauca, dipartimenti caratterizzati da guerra e narcotraffico, arriva al 41,3% e al 51,6%. Questi pochi dati bastano per due deduzioni, banali ma difficilmente smentibili: la guerra civile non è nata per caso e le coltivazioni di coca non si sono diffuse tra i campesinos per sete di denaro ma per pura sopravvivenza. L’accordo per «una pace stabile e duratura» È vero che le quasi 300 pagine dell’accordo de L’A- vana sembrano un libro dei sogni, un’utopia di diffi- cile realizzazione, soprattutto dopo il risultato del referendum. Tuttavia, il fatto che le parti, alla fine di 4 anni di dibattito, abbiano raggiunto un’intesa su tante questioni delicate è già di per sé un grande successo. Il paese aveva già avuto esperienze simili con il dis- armo delle Autodefensas unidas de Colombia (Auc), avvenuto a partire dal 2005. Nel caso dei paramili- tari furono approvate due leggi: la Ley de justicia y paz (legge 975 del 2005) e la Ley de victimas y resti- tución de tierras (legge 1448 del 2011). Lo smantel- lamento dei gruppi paramilitari è stato però relati- vamente più semplice, in quanto essi erano nati con il supporto delle stesse forze al potere e dello stato colombiano. Tra l’altro, una parte importante di essi sono rapidamente confluiti in svariate bande criminali (Bacrim, acronimo di bandas criminales ). L’accordo del 24 agosto comprende vari punti e re- lative intese, tutto al fine di «porre le basi di una pace stabile e duratura». Pur nell’incertezza cau- sata dal «no» del 2 ottobre, vediamo rapidamente i suoi punti salienti. Come abbiamo già sottolineato, la terra e il suo pos- sesso costituiscono una delle cause fondanti del conflitto. Non per nulla il primo punto dell’accordo riguarda la «riforma rurale integrale» che si pre- figge la distribuzione di terra ai contadini senza terra o con terra insufficiente, investimenti pub- blici per infrastrutture e sviluppo sociale e, come obiettivo finale, lo sradicamento della povertà tra la popolazione delle campagne. Il secondo punto riguarda la «partecipazione poli- tica», che significa aprire lo scenario colombiano all’entrata di nuove rappresentanze, portatrici di differenti visioni e interessi. Alla ex guerriglia do- vrebbero essere garantiti 10 seggi al Congresso. Il terzo punto riguarda «il cessate il fuoco bilaterale e definitivo e l’abbandono delle armi». I membri delle Farc sarebbero anche distribuiti in 23 zone e 8 accampamenti. Questo dovrebbe essere anche il punto di partenza per la reincorporazione dei com- battenti nei diversi ambiti - economico, sociale e politico - della vita civile del paese. Il quarto punto è dedicato alla «soluzione del pro- blema delle droghe illecite». Esso prevede un pro- gramma di abbandono delle colture illegali e una A destra : stretta di mano tra il presidente Manuel Santos ( a sini- stra ) e il comandante Timoleón Jiménez ( a destra ) dopo la firma del cessate il fuoco a L’Avana lo scorso 23 giugno; al centro, tra i due, il presidente cubano Raúl Castro. In alto : una mappa della Colombia con le zone d’influenza di Farc, Eln e Bacrim. T RA GUERRA E PACE / 2 L E VITTIME 7,9 milioni - È il numero delle vittime dirette della guerra di cui: - 6,7 milioni, è il numero degli sfollati; - 220.000, è il numero dei morti. T RA GUERRA E PACE / 3 I PROTAGONISTI ● Juan Manuel Santos , presidente della Colombia, premio Nobel per la Pace 2016; ● Timoleón Jiménez detto Timochenko (Rodrigo Londoño Echeverri), comandante Farc-Ep; ● Sergio Jaramillo Caro , alto negoziatore per la pace del governo Santos; ● Humberto de la Calle , capo negoziatore della de- legazione del governo Santos a L’Avana; ● Ivan Márquez , capo negoziatore della delega- zione delle Farc-Ep a L’Avana; ● Monseñor Luis Augusto Castro , presidente della Conferenza episcopale colombiana, intermediario; ● Álvaro Uribe Vélez , senatore del Centro demo- crático, ex presidente, leader del fronte del «no» all’accordo.

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