Missioni Consolata - Novembre 2016

giani e cortigiane di ogni specie, nel secolo della mo- dernità egli diventò il successore di Pietro, il Vicario di Cristo, il «fondamento» dell’unità della Chiesa catto- lica. S’intensificarono le «opere» anche per contrastare il «quietismo» che si era diffuso specialmente in Spa- gna come disposizione passiva dell’anima davanti a Dio, disposta a lasciarsi possedere dallo Spirito; s’incen- tivò la preghiera vocale per la «conquista» della grazia, e si contrastò l’orazione mentale e la mistica per paura di non poterle controllare. Miguel Molinos, esponente di una spiritualità in cui la grazia è vista come dono gra- tuito, dopo essere stato messo all’indice, sarebbe morto nelle carceri dell’Inquisizione nel 1696. Una lenta e ordinaria decadenza I successivi otto giubilei, dal 1625 (Urbano VIII, 1623- 1644) al 1825 (Leone XII, 1823-1829), rientrarono in una routine ormai consolidata che vide l’affinarsi dell’aspetto spirituale e la diminuzione di quello poli- tico, anche perché il papato entrò in una fase di lunga transizione che si sarebbe perfezionato con la perdita del potere temporale pontificio nel 1870, regnante Pio IX (1846-1878). La breccia di Porta Pia del 20 set- tembre 1870 segnò la data ideale e ufficiale di annes- sione di Roma al Regno di Sardegna e di Piemonte, realizzando il sogno dell’unità d’Italia del Risorgi- mento. L’ultimo giubileo regolamentare fu quello del 1775 convocato da Clemente XIV (1769-1774) ma ce- lebrato da Pio VI (1775-1799) con grande spreco di giochi pirotecnici e «macchine abbruciate davanti im- menso pubblico», un carnevale più che un anno santo. Nel 1800, in pieno impero napoleonico, il giubi- leo non fu celebrato, a causa della sede vacante: il conclave riunito a Venezia, infatti, fu lungo e faticoso. Una volta eletto, Pio VII (1800-1823) rientrò in una Roma deserta di prelati e, per il 1801, concesse l’in- dulgenza giubilare senza l’obbligo di recarsi a Roma. Il 9 aprile del 1802 la concesse ai Francesi per comme- morare il concordato tra Francia e Santa Sede, siglato dall’imperatore Bonaparte e dal cardinale Consalvi. Leone XII (1823-1829) convocò il giubileo del 1825, ini- ziando una lotta impari contro «l’indifferentismo» reli- gioso e le nuove idee, socialiste e liberali, che si asse- stavano in tutta Europa e ponevano il papa tra gli ultimi epigoni reazionari della storia, incapaci di leggere i «se- gni dei tempi» e di interpretarli alla luce del Vangelo. Nel corso dell’anno furono giustiziati Angelo Targhini e Leonida Montanari accusati di «carboneria». Di fronte al volgere della storia che travolgeva qualsiasi resi- stenza, i papi furono in grado solo di frenare il cam- mino della Chiesa per paura di perdere autorità e con- trollo sulle masse. Pio IX proseguì l’opera miope e oscu- rantista del suo predecessore, Gregorio XVI (1831- 1846), che nell’enciclica Mirari Vos del 15 agosto 1832 aveva scritto: «Da questa corrottissima sorgente dell’indifferenti- smo scaturisce quell’assurda ed erronea sentenza, o piuttosto delirio, che si debba ammettere e garantire a ciascuno la libertà di coscienza: errore velenosis- simo, a cui apre il sentiero quella piena e smodata li- bertà di opinione che va sempre aumentando a danno della Chiesa e dello Stato, non mancando chi osa van- tare con impudenza sfrontata provenire da siffatta li- cenza qualche vantaggio alla Religione». Povero papa, come poteva immaginare che appena 133 dopo, addirittura un concilio, il Vaticano II, lo avrebbe solennemente smentito, elogiando la libertà di coscienza dichiarata «incoercibile» da parte di qual- siasi potere? Il Vaticano II, con le firme dell’episco- pato di tutto il mondo insieme al Papa, Paolo VI (1963-1976), il 7 dicembre 1965, con 2308 voti favo- revoli e 70 contrari, approvando il decreto Dignitatis Humanae , solennemente avrebbe proclamato: «Il Concilio Vaticano II dichiara che la persona umana ha diritto alla libertà religiosa. Questa libertà com- porta che tutti gli uomini devono essere immuni da ogni costrizione da parte di individui, o gruppi sociali o di qualsiasi altro potere umano, di modo che nes- suno sia costretto ad agire contro la propria co- scienza» ( Dignitatis Humanae , 2). Pio IX, l’ultimo papa re Ne è passata di acqua sotto i ponti del Tevere dal giorno che vide anche Pio IX fuggire da Roma verso Gaeta, nel 1850, anno in cui avrebbe dovuto indire il giubileo regolare. Il Papa aveva altro cui pensare e ri- piegò concedendo l’indulgenza all’Italia e alla cattoli- cità, rinnovate in vari modi e tempi fino al 1869, quando con una solenne celebrazione, corredata da indulgenza plenaria, avrebbe voluto concludere il con- cilio Vaticano I che, su sua imposizione, doveva di- chiarare il dogma dell’infallibilità pontificia. La scelta di non celebrare un giubileo specifico fu motivata dal fatto che Roma era occupata e non voleva ratificare, attraverso l’afflusso di eventuali pellegrini, l’atto di «usurpazione» da parte di Vittorio Emanuele e Cavour che egli scomunicò. Nel 1875, Pio IX indisse il giubileo alla scadenza dei 25 anni, ma non aprì la porta santa in segno di lutto per la presa di Roma. Si limitò a concedere indulgenze e concessioni varie, espressioni più del terrore di sen- tirsi prigioniero in Vaticano che dell’evento giubilare. Impotente, dovette assistere alla demolizione della cappella del Colosseo da parte degli anticlericali risor- gimentali. Se papa Lambertini (Benedetto XIV, 1740- 1758) aveva incluso il Colosseo nel circuito giubilare come luogo dei martiri, ora lo stesso luogo era diven- tato il simbolo dell’insignificanza del papato che aveva intorno a sé solo nemici. Sarebbe stato un papa non italiano, il polacco Giovanni Paolo II (1978-2005), che nell’anno giubilare millenario del 2000, avrebbe preso di nuovo possesso del Colosseo, per farne il luogo della richiesta di perdono da parte della Chiesa davanti alla Storia per tutte le ingiustizie che nel corso dei secoli ella, per mezzo dei suoi figli e figlie, aveva compiuto. Questo però è un altro millennio e un’altra storia. Paolo Farinella, prete 12, continua. Note: 1- Per una informativa esauriente, cf. A. Maffeis, Dossier sulla giustifica- zione. La dichiarazione congiunta cattolicoluterana, commento e dibat- tito teologico , Queriniana, Brescia 2000; A. Birmelé, Uniti sulla giustifi- cazione , in Regno–Documenti 45 [2000] 127-136. 26 MC NOVEMBRE 2016 Misericordia voglio

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