Missioni Consolata - Novembre 2016
NOVEMBRE 2016 MC 25 MC RUBRICHE fesa della purezza della fede che invece sarebbe riu- scita solo a macchiarla ancora di più con le sue nefan- dezze e i suoi soprusi. Contemporaneamente aveva sostenuto i nuovi ordini religiosi: Teatini, Cappuccini, Barnabiti, Somaschi, Orsoline e approvato l’ordine di Ignazio di Loyola, la Compagnia di Gesù, che avrebbe assunto il compito non facile di traghettare la religio- sità dal livello della devozione emotiva a quello del- l’intelligenza e del «discernimento spirituale». Du- rante questo giubileo, Filippo Neri inaugurò a Roma l’Ospizio di Trinità dei pellegrini. Intanto in Spagna, Teresa d’Avila fondava monasteri di clausura, femmi- nili e maschili per riformare il monachesimo, ormai moralmente degenerato. Lei e Giovanni della Croce sarebbero stati vittime dell’Inquisizione che non avrebbe più distinto il grano dal loglio perché, acce- cata dall’ossessione dell’eresia e dal fatto di essere di- ventata strumento di epurazione nelle mani del po- tere politico di re e regine, vedeva fantasmi ed eretici in ogni dove. Il fiammifero acceso da Luther dilagò in incendio in tutta Europa, dalla Germania, alla Svizzera, all’Inghil- terra, ai paesi Scandinavi e fino al cuore del Regno pon- tificio, in città come Lucca, Viterbo, Modena e Ferrara, dove i libri dei «Riformati» circolavano ampiamente, nonostante l’ordine papale di consegnarli pena la morte. Nell’anno del giubileo del 1550, il 3 giugno, Roma visse per la prima volta il rogo di opere conside- rate eretiche. Se si arriva a bruciare un libro, pensando di eliminare un’idea o estirpare un sentimento, si può arrivare senza problemi di coscienza a bruciare le per- sone che quelle idee e quei sentimenti custodiscono nel loro cuore. Fece così l’Inquisizione. Faranno allo stesso modo tutti i totalitarismi seguenti fino al comu- nismo, al nazismo e al fascismo recenti. In questo giubi- leo, il papa Giulio III (1550-1555) si diede anche a mani- festazioni goderecce, che amava particolarmente, come combattimenti di tori, carnevale sguaiato, ban- chetti, giochi, compreso quello d’azzardo. Nel mese di novembre del 1550, quasi alla chiusura del giubileo, il papa volle assistere a Castel Sant’Angelo alla rappre- sentazione di «Cassaria» di Ludovico Ariosto. Michelan- gelo Buonarroti, ormai ultrasettantenne, partecipò al giubileo, insieme al Vasari, con un’intensa spiritualità, visitando le basiliche prescritte con grande raccogli- mento e devozione. Gregorio XIII: il nuovo calendario Il primo giubileo che possiamo definire, in qualche modo, «moderno», fu quello del 1575, aperto e chiuso dal papa bolognese e riformatore Gregorio XIII (1572-1585), il papa che introdusse il calendario «gre- goriano» in sostituzione di quello «giuliano» in uso fino ad allora. A questo giubileo prese parte anche Carlo Borromeo, vescovo di Milano, forse il più grande fautore ed esecutore della riforma del concilio di Trento. Papa Gregorio diede una svolta al giubileo e alla vita della curia. Fu esempio non solo di austerità, ma specialmente di coerenza, coordinando di persona il giubileo che volle «spirituale», senza distrazioni: proibì carnevale, feste e giochi pagani, volle che an- che cardinali e preti fossero modello di vita per i fe- deli, si curò dell’accoglienza dei pellegrini, preoccu- pandosi che avessero cibo e alloggio, vietando specu- lazione e aumento di prezzi. La fine del concilio di Trento dodici anni prima (1563) e la nascita del Protestantesimo costrinsero la gerar- chia cattolica più avveduta a mettere in atto una profonda riforma, ormai non più dilazionabile, che portasse i cuori e le strutture dal paganesimo cristia- neggiante alla spiritualità evangelica. Avvenimenti come quelli accaduti nella notte tra il 23 e 24 agosto del 1572 - passata alla storia come la notte o il ma- cello di San Bartolomeo -, quando a Parigi i cattolici, in nome di Dio e a sua gloria, macellarono gli Ugonotti protestanti, non sarebbero dovuti mai più accadere. Dal macello si salvò solo chi aveva al collo o sulla ber- retta una piccola croce d’argento, usata in passato dai pellegrini romei. Ciò dimostra come i simboli giubilari fossero diventati di uso comune nella vita quotidiana. Se iniziava la riforma, questa non poteva che essere restaurazione sistematica del cattolicesimo latino che in quel momento storico si contrapponeva al Prote- stantesimo. Si misero in atto i decreti e la volontà del concilio di Trento, con strumenti pratici ed efficaci come l’obbligo del Breviario e del Messale per il clero, il Catechismo come testo di catechesi per sacerdoti diffusamente impreparati e incolti, l’istituzione dei se- minari per la formazione dei futuri preti. Nel 1600 Cle- mente VIII (1592-1605), protagonista della pace di Versailles fra il re di Spagna, Filippo II, ed Enrico IV, re di Francia, indisse il giubileo senza arretrare minima- mente nell’azione repressiva di cui fu prova la con- danna di Giordano Bruno il 17 febbraio del 1600, quasi una inaugurazione dell’apertura della porta santa. Con il sec. XVII si entrò in una visione e cultura nuove, segnate dallo spirito del barocco con il senso del solenne, del maestoso e delle manifestazioni pompose come processioni e rappresentazioni tea- trali tratte da esperienze di vita. Contro il Protestante- simo «comunitario», Roma diventò il centro sempre più «accentrato» della cristianità, esaltando la figura del papa fino a una sorta di culto della personalità. Se nel secolo dell’umanesimo, il XV, il papa era stato pre- valentemente l’«Uomo Nuovo», attorniato da corti-
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