Missioni Consolata - Novembre 2016

24 MC NOVEMBRE 2016 Misericordia voglio STORIA DEL GIUBILEO a cura di Paolo Farinella, prete 12. DALMERCATO DELLEINDULGENZE A UN PROCESSO DI PURIFICAZIONE N el 1510, appena dieci anni dopo il giubileo del ‘500, un monaco tedesco di nome Mar- tin Luther, un uomo religioso senza alcuna velleità rivoluzionaria, fece un pellegrinag- gio a Roma, desideroso di arrivare per la prima volta nella città santa, il cuore della cristianità, la sede del successore di Pietro. Entrando in città, non fu parti- colarmente scandalizzato dall’immoralità del clero romano, né dalla vitalità espressa da una città tra- sformata in un immenso cantiere. Al contrario rimase colpito dallo splendore e dall’arte, lo stesso stupore che coglie, anche oggi, chiunque ammiri la bellezza di Roma, di San Pietro e delle grandi basiliche, costruite nei secoli con grande magnificenza e dovizia, anche se, quasi nessuno si ferma a considerarne i costi umani in corruzione, versamento di sangue dei po- veri, sfruttamento. Luther in quei giorni celebrò la messa in San Pietro e non potè fare a meno di riflettere sul fatto che, men- tre lui celebrava la sua, nella cappella accanto non meno di dieci preti si erano avvicendati per altret- tante messe, unicamente perché ogni celebrazione veniva «retribuita». Ritornando in Germania, si dedicò all’insegnamento, maturando sul piano teologico la sua coscienza di cri- stianesimo. Ridurre Luther a esempi esteriori o moti- vare la sua predicazione con fatti episodici, signifi- cherebbe sminuirne la portata. La questione delle in- dulgenze è occasionale, ma la sua teologia va ben ol- tre il mercato che pure ci fu e fu indegno, corrotto, si- moniaco e peccaminoso. LE INDULGENZE Il sistema delle indulgenze si era consolidato nel corso degli otto giubilei celebrati fino al 1500 e costi- tuiva una fonte economica di grande portata perché il popolo vi ricorreva con l’ansia e il desiderio di com- mutare le pene post mortem per sé e per i propri de- funti. L’amministrazione vaticana e anche locale se ne serviva come uno scrigno sempre aperto per fi- nanziare opere pubbliche, guerre e interessi privati. Giulio II (1503-1513) nel 1507 e Leone X (1513-1521) nel 1514 avevano concesso l’indulgenza plenaria a chi, confessato e comunicato, avesse donato una somma di denaro per la costruzione della nuova basi- lica di San Pietro. In Germania, il commissario papale, Alberto di Brandeburgo, usò la metà del denaro rac- colto con le indulgenze per sanare un debito perso- nale con i banchieri Fugger di Augusta. Gli aneddoti potrebbero moltiplicarsi all’infinito, ma resterebbero comunque solo una piccola parte delle conseguenze che si potrebbero elencare dell’idea di salvezza pre- sente nella teologia del tempo. Le indulgenze non possono trasformarsi in una trattativa a buon mer- cato per «comprare» la gratuità con cui Dio dona se stesso all’umanità. Con la «scoperta» del nuovo mondo, non può non nascere anche una «nuova Chiesa» che transita dal Medio Evo monolitico alla modernità pluralista. Le famose tesi di Wittemberg (31 ottobre 1517) for- mulate da Luther altro non sono che la formalizza- zione di questi interrogativi. Se Roma avesse avuto papi che, invece di dedicarsi alla caccia al cinghiale, avessero ascoltato il grido di dolore che saliva da tutta la Chiesa per una purificazione e riforma generali, lo scisma d’Occidente, forse, non si sarebbe consumato. Lo prova la stessa convocazione del concilio di Trento da parte di papa Paolo III (1534-1549) nel 1545. Il con- cilio, proprio con la condanna di Luther, di fatto gli dà ragione, perché risponde con la riforma della dottrina delle indulgenze e, sul piano strettamente teologico, s’interroga sulla «giustificazione», contrapponendosi a Luther più per motivi circostanziali ed esterni che per contenuto dottrinale, come dimostreranno gli eventi di quattro secoli dopo, quando, rasserenati gli spiriti e fatto discernimento con intelligenza e sa- pienza storica, il 31 ottobre 1999 ad Augsburg in Ger- mania, dalla Federazione Luterana Mondiale e dalla Chiesa cattolica romana sarà firmata una «Dichiara- zione congiunta sulla Dottrina della Giustificazione 1 ». Dal concilio di Trento una lenta ripresa Cinque anni dopo l’inizio del concilio di Trento, che durò diciotto anni fra alterne vicende, nel 1550 ci fu il decimo giubileo della storia della Chiesa indetto da Paolo III. Papa rinascimentale, padre di molti figli na- turali e nepotista non meno osceno di Alessandro VI, egli aveva capito la necessità di una riforma della Chiesa, ormai slabbrata da ogni parte, e a questo scopo nel 1542 aveva riorganizzato l’Inquisizione a di-

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