Missioni Consolata - Novembre 2016
MC ARTICOLI NOVEMBRE 2016 MC 19 scia sfruttare a chi ci abita, se- condo delle regole di assegna- zione attraverso i capi tradizionali. Quando un’area rurale diventa ur- bana, allora viene venduta e sono rilasciati titoli di proprietà. La terra della famiglia di Yacouba, sulla quale aveva lavorato suo padre e nella quale sono seppelliti lui e gli altri antenati, è proprio nei pressi della città. L’ultima lottizzazione la interessa e la sua casa viene suddi- visa su quattro parcelle, la tomba di suo padre su due, un pozzo che lui utilizzava rimane su un’altra parcella ancora. Anche la foresta rischia di venire suddivisa, ma forse grazie al momento di noto- rietà, il comune la risparmia. «Tutto intorno alla foresta la terra è stata suddivisa e venduta a pri- vati, ma gli alberi non sono stati toccati. Qualcuno ha cercato di co- struire all’interno di essa ma lo stato li ha cacciati». Il nostro uomo però non dorme sonni tran- quilli, teme che la foresta, se non viene protetta, un giorno scompa- rirà con tutta la sua biodiversità: «Sto chiedendo al governo che il suo territorio sia demarcato uffi- cialmente, e quindi protetto, e cerco finanziamenti per realizzare un muro di cinta che la circondi». Operazione non facile, la seconda, visto che si tratta di una superficie vasta, grosso modo, come 32 campi da calcio. «Ogni giorno - ricorda l’anziano - recevo un visitatore nazionale o internazionale, vengono classi di studenti. Tutti a vedere la foresta e conoscere le mie tecniche. È come una scuola mondiale, un bene comune dell’umanità. La- sciarla distruggere sarebbe un grave errore» La successione Yacouba ha oggi 70 anni, un’età veneranda nel Shael, dove la spe- ranza di vita si ferma intorno ai 55. Si preoccupa per la foresta per quando lui non sarà più sulla terra. Per questo ha formato uno dei suoi figli, che poi è andato a vivere vicino agli alberi. Un altro figlio lo ha mandato a studiare come tec- nico forestale, affinché si formi meglio per poi tornare. «Vorrei che questo luogo sia per tutta l’umanità una scuola di agroecologia, dove chiunque possa venire da altre zone della terra a imparare la tecnica dello Zai per rigenerare la natura. Vorrei salvaguardare tutte queste specie di piante e animali selvaggi, una biodiversità saheliana, per l’uma- nità». Congedandoci dal questo «grande vecchio» non possiamo che pen- sare alla saggezza di questo uomo semplice, che ha dedicato tutta la vita per lottare contro la distru- zione della natura, per e con il fine ultimo di migliorare le condizioni di vita dei suoi compaesani e dare un segnale a tutta l’umanità. Marco Bello
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